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Romanzi apocrifi

Creato il 24 maggio 2010 da Sulromanzo
Romanzi apocrifiDi Annamaria Trevale
I Vangeli apocrifi nella letteratura: paragone improprio?
Tutti sanno cosa sono i “Vangeli Apocrifi”, resoconti della vita di Gesù che per svariati motivi non sono stati ritenuti validi dalla Chiesa. Pensando a quelli possiamo definire “apocrifi” quei testi che si ispirano ad altri precedenti, operazione praticata anche in passato da volonterosi imitatori dei grandi capolavori.
Negli ultimi decenni si è diffusa una certa “moda” al riguardo, con la pubblicazione di diversi libri ispirati a romanzi celebri, ai quali si è cercato di dare nuova vita principalmente in due modi, o ideando dei seguiti, o riscrivendo la storia originale con delle variazioni.
Capostipite di questo filone è stato “La soluzione sette per cento” di Nicholas Meyer (Rizzoli, 1976), che racconta una nuova avventura del celebre detective Sherlock Holmes, protagonista di quattro romanzi e cinquantasei racconti ideati dallo scrittore inglese Arthur Conan Doyle tra il 1887 e il 1927.Questo personaggio, modello di tanti investigatori letterari, come Ellery Queen e Nero Wolfe, fino al Guglielmo da Baskerville de “Il nome della rosa” di Umberto Eco, aveva già ispirato alcuni romanzi mediocri, nati per offrire nuove avventure agli inconsolabili fan, ma solo Meyer è riuscito a elaborare un testo accettabile sia dal punto di vista formale che da quello dell'invenzione, facendo tra l'altro incontrare Holmes con Freud, altra icona della cultura del Novecento.
Tra le opere che hanno sempre lasciato nei lettori il desiderio di un seguito svetta poi senz'altro “Via col vento”, che è ancora oggi tra i libri più venduti nel mondo in assoluto, pubblicato nel 1936 come primo e unico romanzo di Margaret Mitchell che scomparve prematuramente pochi anni dopo.La fondazione Mitchell che ne gestisce l'eredità ha tentato più volte, con scarso successo, di commissionare dei “seguiti” del romanzo, finché nel 1991 Alexandra Ripley, già nota negli Stati Uniti come autrice di romanzi storici popolari, ha pubblicato “Rossella” (Rizzoli, 1993), in cui le vicende di “Via col vento” vengono arricchite da un seguito molto avventuroso, ma poco fedele al mondo della Mitchell, e per questo accolto molto freddamente dai critici nonostante un ottimo successo di vendite.
Più interessante è stato forse l'esperimento di Donald McCaig, un altro romanziere e saggista americano che nel 2007 ha dato alle stampe “Il mondo di Rhett” (Piemme, 2008), che non è un seguito del romanzo originale ma una sua versione parallela, vista dalla parte del protagonista maschile, Rhett Butler. McCaig, tra l'altro, non riconosce come plausibile il seguito scritto dalla Ripley.E considerando che i romanzi di Louise May Alcott hanno accompagnato la crescita di generazioni di ragazzine, non poteva mancare chi cercasse di aggiungere qualcosa alla famosa e intramontabile saga de “Le piccole donne”, benché l'operazione fosse difficoltosa in quanto alle vicende della famiglia March è impossibile aggiungere un seguito, mentre “Via col vento” presentava un finale aperto.
Ci è riuscita Geraldine Brooks, scrittrice australiana autrice di indagini giornalistiche e apprezzati romanzi storici, che ha vinto il Premio Pulitzer 2006 per la narrativa con “L'idealista” (Neri Pozza, 2005), dove delinea in modo accattivante la figura del personaggio lasciato più in ombra nei romanzi della Alcott: il padre delle sorelle March. Il romanzo ci narra le vicende dell'uomo, cappellano militare, durante quell'anno di guerra di cui “Piccole donne” offriva la versione femminile.“L'idealista” è stato accolto con favore anche dalla critica oltre che dal pubblico, a dimostrazione che questo genere di opere ha molti estimatori, perché, dopotutto, non sono pochi i romanzi che terminano lasciando nel lettore il desiderio di sapere cosa potrebbe ancora accadere dopo la parola “fine”.

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