Romanzo di una strage

Creato il 12 aprile 2012 da Frankezze

Una cosa veloce che volevo dire su Romanzo di una strage è che a voler cercare di capire bene quello che successe a Piazza Fontana e quello che successe a Giuseppe Pinelli, nel 1969 a Milano, a volerlo capire oggi, nel 2012, alla fine, quello che viene fuori, è che non esiste una verità che è arrivata a noi pulita, senza sforzi, una verità che possiamo guardare felici di averla sempre avuta intatta. La verità che abbiamo, (quello che di queste vicende sappiamo essere la verità) è costata una fatica enorme, ed è fatta di tante verità piccolissime, che sono state conquistate in anni, (43 a essere precisi), e sono fatte di cose concrete, di partite a carte, di libretti degli assegni, di parole che sono state dette e di parole che non sono state dette, e non si possono ritoccare queste briciole mantenendo intatto il resto. Queste briciole sono la misura della verità. L’innocenza di Pinelli è una cosa sulla quale nessuno dovrebbe più avere dubbi, e il film è vero che non ne ha (meno il libro dal quale il film ha preso spunto. Altro discorso per le bombe), ma quell’innocenza noi la conosciamo e la difendiamo grazie ai dettagli, grazie agli orari, grazie alle partite a carte, grazie alle parole che sono state dette e alle parole che non sono state dette. E bisognerebbe ricordarsene, se si vuole fare di tutto questo un film pedagogico (e questo film è pedagogico già nelle intenzioni), ché poi si finisce per fare film reazionari, che è tra l’altro l’ultima cosa di cui le vicende raccontate hanno bisogno.


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