Da Murakami Haruki, 1Q84 - Libro 1 e 2 (Einaudi):«Ma un giorno Tengo si accorse che quando dal mondo dei romanzi tornava in quello reale, non provava lo stesso senso di amara delusione di quando rientrava dal mondo della matematica. Perché? Ci rifletté a lungo e infine giunse a una conclusione. Nella foresta dei romanzi, per quanto il nesso tra le cose potesse sembrare evidente, non succedeva mai di ricevere una risposta chiara. Era quella la differenza con la matematica. Il ruolo del romanzo, per dirla in modo sommario, era quello di mutare un problema, dandogli una forma diversa. E grazie alla natura e alla direzione di quel cambiamento, veniva suggerita, in chiave romanzesca, una soluzione alternativa. Tengo tornava nel mondo della realtà portando con sé quel suggerimento. Era come una formula magica incomprensibile, scritta su un pezzo di carta. A volte mancava di coerenza e non poteva trovare subito un utilizzo pratico. Ma aveva in sé una possibilità. Forse un giorno sarebbe riuscito a decifrare quelle formule magiche. Era una possibilità che gli scaldava dolcemente il cuore dall’interno» (p. 225).
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Da Murakami Haruki, 1Q84 - Libro 1 e 2 (Einaudi):«Ma un giorno Tengo si accorse che quando dal mondo dei romanzi tornava in quello reale, non provava lo stesso senso di amara delusione di quando rientrava dal mondo della matematica. Perché? Ci rifletté a lungo e infine giunse a una conclusione. Nella foresta dei romanzi, per quanto il nesso tra le cose potesse sembrare evidente, non succedeva mai di ricevere una risposta chiara. Era quella la differenza con la matematica. Il ruolo del romanzo, per dirla in modo sommario, era quello di mutare un problema, dandogli una forma diversa. E grazie alla natura e alla direzione di quel cambiamento, veniva suggerita, in chiave romanzesca, una soluzione alternativa. Tengo tornava nel mondo della realtà portando con sé quel suggerimento. Era come una formula magica incomprensibile, scritta su un pezzo di carta. A volte mancava di coerenza e non poteva trovare subito un utilizzo pratico. Ma aveva in sé una possibilità. Forse un giorno sarebbe riuscito a decifrare quelle formule magiche. Era una possibilità che gli scaldava dolcemente il cuore dall’interno» (p. 225).
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