Il calciatore di me bambino è stato Gigi Riva. Non a caso la prima partita che vidi fu Cagliari-Juventus o Juventus-Cagliari: da una parte Gigi Riva, dall’altra tutto.
Bastava lui, uno solo, per terrorizzare. Il nome-lampo, il cognome pure. Un uomo ossuto – e le ossa poi si spezzarono –, capace di gol eterni. Di piede e di testa, in tuffo, in volo, da sottoterra. Nel mondiale che vidi inconsciamente causa lecca-lecca giocò alla Paolo Rossi: disperso, poi decisivo. In quello successivo, quando il ciuccio era diventato chewingum, era troppo ferito per incidere. Ma che gigantesco fuoriclasse, che rombo. E che tuono. Oggi ne fa 70.
Il Cagliari ha subito infilato e umiliato l’Inter a San Siro. Oltre 70mila spettatori: se li è meritati Riva, che qui sopranomino Rombo di Tuono.