di Emiliano Morozzi
Volpe del deserto: con questo soprannome è conosciuto Erwin Rommel, uno dei più famosi generali tedeschi della Seconda Guerra Mondiale. Figlio di un insegnante di matematica e della figlia del governatore del Wurrtemberg, Rommel in gioventù manifesta un certo interesse per l’ingegneria, ma il padre vuole che il figlio segua la strada della carriera militare. Diventato cadetto di fanteria nel 1910 a Danzica, Rommel dimostra sul campo le proprie qualità di stratega e di comandante di truppe di prima linea: con il grado di tenente, conduce il proprio reparto ad una serie di vittoriose infiltrazioni delle linee italiane durante la battaglia di Caporetto, sbaragliando un paio di battaglioni sul monte Matajur e conquistando la più alta onoreficenza militare, la medaglia al valore.
Dopo la guerra e la sconfitta, l’appartenenza ai Freikorps e poi alla guardia personale di Hitler lanciano Rommel verso i gradini più alti della gerarchia militare, suscitando antipatie e gelosie dei generali suoi pari: promosso colonnello nel 1938, alla vigilia dello scoppio della guerra diventa generale di divisione. Posto al comando della 7ª Divisione Corazzata durante la campagna di Francia, Rommel diventa in breve tempo uno dei protagonisti principali della spettacolare vittoria dell’esercito tedesco. Dopo che gli Stuka (i micidiali bombardieri in picchiata della Luftwaffe) hanno martellato le postazioni francesi, Rommel sfonda con la sua divisione il fronte nemico e fa avanzare i suoi carri armati a tutta velocità verso il mare, per realizzare quel “colpo di falce” ideato da Hitler e destinato a lasciare isolato in Belgio il corpo di spedizione britannico e un’intera armata francese. L’avanzata della 7ª Divisione Corazzata è velocissima: i carri armati di Rommel avanzano nel più completo silenzio radio, tattica adottata per non essere individuati dal nemico ma anche per poter operare liberamente senza dover obbedire ad ordini superiori, si riforniscono di carburante in depositi abbandonati dal nemico e gettano nel panico le divisioni inglesi e francesi, che cominciano ad avere il terrore di trovarsi di fronte da un momento all’altro la “divisione fantasma” del generale tedesco. Oltre che un abile e audace stratega, Rommel si dimostra anche un comandante capace di prendere rapide ed efficaci decisioni sul campo: quando i carri pesanti inglesi Matilda attaccano il fianco della divisione per poter tagliare i rifornimenti al cuneo corazzato nemico, Rommel decide di impiegare i pezzi antiaerei da 88 mm come pezzi controcarro, vista l’inadeguatezza delle armi controcarro in dotazione ai suoi soldati.
Rommel in Africa (topedge.com)
La stessa idea salverà Rommel durante le battaglie in terra d’Africa: nominato a capo dell’Afrika Korps, il corpo di spedizione mandato in Africa da Hitler per aiutare l’alleato Mussolini, Rommel riorganizza le demoralizzate truppe italiane e pur essendo inferiore come uomini e mezzi, riesce a contenere l’avanzata delle truppe britanniche annientando i corazzati nemici con i pezzi antiaerei puntati ad alzo zero e circondare e sbaragliare le truppe avversarie con una serie di audaci manovre nel deserto. Pur essendo quello d’Africa un fronte secondario (secondo i maligni, Rommel, inviso agli alti comandi dell’esercito tedesco, fu spedito lì per non farlo partecipare all’imminente campagna di Russia) e pur avendo a disposizione il generale tedesco pochi rinforzi e rifornimenti col contagocce, Rommel dette prova di grande abilità infliggendo alle truppe inglesi una serie di cocenti sconfitte e costringendole a ritirarsi fino alle porte di Alessandria d’Egitto. Il generale tedesco fece strage (in senso figurato) di comandanti avversari: sconfitti da Rommel persero il posto prima Wawell e poi Auchinleck, e soltanto l’arrivo di Montgomery permise alle truppe alleate di riorganizzarsi e sconfiggere Rommel in una serie di battaglie nei dintorni di El Alamein. La tattica aggressiva del generale tedesco in quel caso non fu sufficiente: la scarsità dei rifornimenti e dei rimpiazzi costrinse Rommel a sospendere l’avanzata e quando gli inglesi decisero di contrattaccare (con una schiacciante superiorità in uomini e mezzi) l’Afrika Korps fu battuta e costretta insieme alle truppe italiane ad una lenta ed estenuante ritirata fino a Tunisi.
Gravemente ferito durante le fasi finali della guerra in Africa, Rommel fu chiamato a respingere le truppe angloamericane sbarcate in Normandia, ma anche in questo caso il valido generale tedesco non fece miracoli: di fronte alle soverchianti forze nemiche, potè solo ritardare l’inevitabile fine del Terzo Reich. Coinvolto nella congiura che mirava a togliere di mezzo Hitler, Rommel, per evitare il disonore di un pubblico processo per tradimento, si suicidò, continuando così a rimanere un simbolo per la propaganda nazista, ma anche per i nemici che videro in lui un oppositore del regime nazista.
La verità sta probabilmente nel mezzo: Rommel fu sicuramente un abilissimo generale, venerato dalle sue truppe e rispettato dai suoi nemici, capace di vincere tante battaglie con decisioni audaci ma poco attento all’importanza della logistica e dei rifornimenti delle truppe. Combattè la guerra a modo suo, disprezzando gli alti comandi tedeschi e italiani, ma apprezzando coloro che si battevano con valore: a differenza di molti suoi colleghi, seguiva lo svolgimento delle operazioni dalla prima linea e contravvenne all’ordine di Hitler di fucilare sul posto i commandos nemici catturati. Pur essendo vissuto a lungo a stretto contatto con il Fuhrer non ne condivideva l’ideologia: la sua era una “guerra senza odio” e i suoi soldati non si macchiarono mai di crimini di guerra né di massacri ai danni della popolazione ebrea. Celebre fu un episodio accaduto dopo la conquista della fortezza di Tobruk: quando il generale sudafricano Klopper gli chiese di essere detenuto in un’area separata per non mescolarsi alle truppe di colore, Rommel rispose: “Per me i soldati sono tutti uguali. I neri vestono la vostra stessa divisa, hanno combattuto al vostro fianco, e quindi starete rinchiusi nello stesso recinto!”. Per quei tempi e per quel regime sotto cui prestava servizio, un atteggiamento decisamente fuori dal comune, che ha reso Rommel una delle poche figure uscite senza infamia dal Terzo Reich.
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