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Rompere gli argini

Creato il 14 gennaio 2012 da Fredy73 @FedericaRossi5
Ci siamo incontrati perché avevo bisogno di un suo consiglio. E, subito dopo, siamo andati a bere qualcosa in un bar. E' forse la prima volta che io e il laureato siamo usciti da soli. In genere ci incontriamo a casa mia dove l'epilogo ci è ben chiaro fin dall'inizio. Non che ci manchino argomenti di conversazione. O l'amicizia. E nemmeno l'affetto. Di sicuro non ci mancano l'interesse e l'attrazione. Ma non ci siamo mai fatti vedere in pubblico insieme. Da soli. Non so neanche io perché. Fatto sta che con la morte di mia madre lui mi è stato molto vicino. Anche a distanza. Anche con la giusta assenza. Sono forse questi i momenti in cui scopri chi ci tiene davvero a te. E posso dire che di affetto ne ho ricevuto tanto. Inutile dire che il mio amico B si è praticamente trasferito da me, trascorrendo anche l'ultimo dell'anno in una casa listata a lutto. L'amica storica e l'amico A (inconsolabile perché per mia madre è stato come un figlio) sono stati ugualmente presenti. E lo sono ancora. Ma su di loro un po' ci contavo. Senza mai darli per scontati, ma ci contavo. Ci sono state, poi, quelle persone che mi hanno sorpreso. Quelle che mi ha fatto piacere rivedere. Quelli che mi hanno fatto commuovere. Ci sono stati anche i commenti su questo blog. E il calore degli abbracci virtuali. E poi c'è stato lui, il laureato. Dicevo che siamo andati a bere qualcosa e poi abbiamo mangiato una focaccia. In piedi, alla buona. Con una mezza birra divisa tra amici, quali siamo. Il sapore concreto e gustoso delle cose semplici. Abbiamo parlato, ovviamente. Anche se non ci siamo lasciati affascinare dal dialogo dei massimi sistemi. Poi mi ha portato in un posto da cui si può ammirare quasi tutta la città. Era buio, ma le luci di Benevento rischiaravano la vallata. Abbiamo ballato un tango che, da vera impedita, ho trasformato nella marcia degli zombie. Sembrava quasi la scena di un film. Fin troppi cliché per una cinica come me. E, infatti, puntuale è arrivato anche il bacio. O, meglio, i baci. Stavolta di tenerezza. Diversi dall'impeto con cui, in genere, ci lasciamo andare a casa mia. Mi ha confidato qualcosa di personale. Mi ha fatto entrare nella sua vita. E' stato allora che, al buio, al freddo, con la città che odio amare ai miei piedi, ho pianto. Finalmente. Un pianto sommesso. Inatteso. Senza presupposti o preallarmi di tristezza. Un paio di lacrime che hanno trovato - chissà come - la strada per andare a morire sulle guance. Una breccia, un argine rotto con inaudita e imperdonabile disattenzione. A tradimento. Lasciando poi che venisse giù il diluvio. Mi ha abbracciato. E mentre lui mi cingeva la vita standomi alle spalle, quasi per proteggermi, io affondavo il mio viso tra le mani. Siamo rimasti così per un po' di tempo. In silenzio, perché non so piangere in un altro modo. O, forse, il dolore è tanto più insidioso proprio perché agisce con passo felpato. E quando meno te lo aspetti è pronto a colpirti lasciandoti ammutolita. Mi sono sentita un'eroina tragica. E il brivido del feuilleton mi ha riportata alla realtà. Neanche nel momento di maggiore dolore riesco a sopportare il senso del ridicolo. Mi sono ricomposta e siamo andati via. Abbiamo ancora parlato, riso, scambiato baci e battute. E poi ognuno è tornato a casa sua. Senza il solito epilogo. Un po' perché non sono proprio nello stato d'animo giusto. Un po' perché qualcosa tra noi è comunque cambiato. A volte le reazioni incontrollate o i momenti di fragilità emotiva possono rivelare quello che non sai come definire. Non è una questione di amore. Sono ancora la donna che ha difficoltà ad innamorarsi, se non dei propri fantasmi. Ma è una questione di legami. E di posti e ruoli che gli altri occupano nella nostra vita. E lui è importante per me. Lo era già prima. Ma ora c'è una nuova consapevolezza. E la sensazione che queste vite resteranno legate, in qualche modo. Intrecciate in percorsi e strade che non ci è dato conoscere. A prescindere dalle altre persone che incontreremo in questo cammino, anche lui, ormai farà parte di me. Ho solo un piccolissimo problema da quella sera: Come si fa a richiudere gli argini?Articolo originale di Federica Rossi per Poco sex e niente city. Non è consentito ripubblicare, anche solo in parte, questo articolo senza il consenso dell’autrice.

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