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Rompicoglioni – di Iannozzi Giuseppe aka King Lear

Creato il 03 marzo 2012 da Iannozzigiuseppe @iannozzi

Rompicoglioni – di Iannozzi Giuseppe aka King LearRompicoglioni

di Iannozzi Giuseppe aka King Lear

Scendo per andare a buttare i rifiuti.
Al campanello attaccate trovo due testimoni di Geova.
Pigiano i nomi dei condomini sul citofono. Con insistenza. Senza vergogna.
Hanno svegliato tutto il condominio.
Qualcuno si è buttato giù dal letto e gl’ha risposto d’andare a quel paese.
Io ho le mani occupate da grossi sacchetti pieni d’immondizia, rifiuti organici, plastica, cartaccia.
Apro il portoncino per uscire.
Le due testimoni subito si fanno avanti per entrare.
Sbarro loro la strada: “Non si accetta pubblicità in buca, mi spiace, così ha deliberato il condominio”.
Le due: “Siamo due testimoni”.
Rispondo mostrando loro il mio sorriso più diabolico: “Lo vedo da me, ma qui non si accetta pubblicità”.
“Noi diffondiamo il nostro bollettino…”, ribattono le due all’unisono.
“Non ci interessa la pubblicità di Geova”, sparo secco contro le due testarde. E mi chiudo la porta alle spalle, lasciando le due con gli occhi sgranati, convinte che oramai era fatta.
Mi fissano, poi abbassano lo sguardo. Ma restano incollate al portoncino, ancora fiduciose che qualche fesso gli darà il ‘via libera’.
Dal citofono volano imprecazioni.
Hanno svegliato tutti, anche il Padreterno.
Qualcuno si affaccia minacciando di buttar loro addosso una secchiata d’acqua fredda se non tagliano subito la corda.
Nel frattempo io sono arrivato ai cassonetti della ‘differenziata’ ed ho fatto il mio dovere di bravo cittadino.
Le due testimoni adesso sono piuttosto riscaldate, cicaleggiano fra loro. Mi fissano con aperto astio, e finalmente girano i tacchi.

Nel cassonetto per il riciclo della carta ho trovato due libri intonsi, che ho subito recuperato. Non c’è peccato più grande di quello di buttare via i libri. Chi butta i libri è uno sporco fascista, questo io credo. Sono due titoli, due classici di Pirandello.

Passo dal giornalaio. In prima pagina leggo che Monti sceglie la fermezza: la Tav si farà… non saranno tollerati atti di violenza. Quelli della no tav stanno tirando su un caos della Madonna. Nelle loro teste oramai la priorità è diventata una e una sola: rompere i coglioni. Questi della no tav sono convinti che in Italia non esistano altre priorità, per loro i mali del paese sono tutti riassunti nell’alta velocità. Li ho visti sfilare in centro città: sembravano degli zombie lobotomizzati. Marciavano compatti ripetendo a squarciagola le stupidità che qualcuno gli aveva cacciato in testa. I loro cori, tutti uguali, ripetuti a memoria, mettevano i brividi freddi addosso, assai di più delle scoregge allo zolfo di Satana.

Facendo ritorno a casa sulla mia strada incontro di nuovo le due testimoni: cercano di fermare i passanti, che non prestano loro alcuna attenzione. Mi mettono davanti il loro bollettino, quasi me lo stampano in faccia. Son quasi tentato di sorridergli a denti stretti, ma mi decido per una reazione più intelligente e sparo loro in faccia Il fu Mattia Pascal e Uno, nessuno e centomila, i due romanzi di Pirandello che, grazie a mio miracolo in tutto e per tutto umano, ho recuperato dal cassonetto dell’immondizia. E non contento gli grido addosso: “Non ci fermiamo alle apparenze, ciò che inizialmente ci faceva ridere adesso ci farà tutt’al più sorridere”. *
Le lascio di stucco.
Giusto il tempo di allontanarmi da loro d’una cinquantina di metri e al mio orecchio arrivano delle risate.
Mi volto.
Una delle due testimoni è caduta. La gente ride.
E’ inciampata stando sui stessi passi, forse per colpa dei tacchi troppo bassi, inadatti a qualsiasi donna.
Diverse copie del bollettino Torre di Guardia sono sparpagliate sull’asfalto.
Pare si sia sbucciata un ginocchio.
Un’anima pietosa cerca di aiutarla, ma quella subito lo allontana in malo modo gridando che lei è una testimone, di Geova.
Fisso le due testimoni.
Gli sorrido a trentadue denti.
Entrambe tengono ben basso lo sguardo. Ed io torno a farmi gli affari miei.

Percorro circa venti metri, infilo la mia bella grossa chiave nel buco della serratura ed entro nel mio cazzo di condominio.

* Luigi Pirandello, L’umorismo

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