Rosario e l'inserimento-imbroglio

Da Brunougolini
Rosario è un giovane trentenne che ha scritto a questo giornale per esprimere il suo rammarico e anche il suo stupore. Oggi è un disoccupato come tanti ma fino a qualche tempo fa era in possesso di un “contratto d’inserimento” presso la Esselunga, la potente società di supermercati.  Un lavoro e un contratto che alludevano a un futuro e a una stabilità. Sarebbe stato “inserito”, dopo diciotto lunghi mesi, nel mondo desiderato dei posti fissi. Non è andata così. La Esselunga, allo scadere di quei fatidici diciotto mesi,  gli ha spedito una cortese lettera di ringraziamento “per la fattiva collaborazione”. Nello stesso tempo i cosiddetti “datori di lavoro” (così si chiamavano un tempo ma ora bisognerebbe capovolgere il termine) comunicavano la fine del contratto. Come mai si è chiesto Rosario? “Avevo pensato che la mia disponibilità e flessibilità avesse sortito l’effetto di una trasformazione del suddetto contratto con uno a tempo indeterminato”. Aveva lavorato, spiega, anche tredici ore giornaliere, anche nei giorni festivi, “resistendo alla fatica e svolgendo con diligenza e dinamismo le mansioni che mi venivano richieste di volta in volta dai superiori”. Un apprendista desideroso di farsi apprezzare. Poi la dolorosa retrocessione. Una doccia fredda che gli ha “fatto sorgere dei dubbi sul corretto utilizzo di tali tipi di contratto da parte dell’azienda”. Ed eccolo scrivere una lettera di denuncia.
Spiega così come quei contratti d’inserimento professionale, hanno come finalità principale quella di “garantire la collocazione o la ricollocazione nel mercato del lavoro di alcune categorie di soggetti, attraverso un progetto individuale mirato ad adattare le competenze professionali del lavoratore ad un determinato contesto lavorativo”. Come mai, si chiede, molte aziende dopo la fine di tale contratto lasciano a casa i lavoratori e ne assumono altri, sempre con la finalità dell’inserimento? Non sarebbe più logico e anche più opportuno e utile per l’azienda, aggiunge, “trasformare il contratto dei lavoratori che ha già formato con un contratto a tempo indeterminato anziché formarne altri?”.
Domanda legittima anche tenendo conto che non si tratta di una piccola impresa. La  Esselunga s.p.a di Limito di Pioltello, spiega, “è una delle poche aziende in Lombardia che è riuscita ad aumentare il fatturato anche in questi anni di crisi e ad assumere molti giovani con contratti di inserimento miranti a formare allievi…”. Giovani poi licenziati.Una trappola, un imbroglio. E’ chiaro che molte aziende hanno interesse, come conclude Rosario, ad utilizzare solo manodopera giovanile, a costi ridotti. Giovani disponibili a qualsiasi richiesta-sacrificio, pur di ottenere un posto di lavoro stabile che poi non ottengono. Sono i tanti Rosario italiani che meriterebbero una risposta. Innanzitutto dal ministro al welfare Maurizio Sacconi.

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