Magazine Astronomia

Rosetta vede tracce di ghiaccio?

Creato il 13 marzo 2015 da Media Inaf

Tracce di ghiaccio a Hapi, una zona pianeggiante situata sul collo della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko. E’ quanto suggeriscono le ultime immagini della camera OSIRIS, a bordo della sonda ESA Rosetta, che ritraggono questa strana regione della cometa, impercettibilmente più blu del resto della superficie.

Immagine a falsi colori della zona Hapi di 67P/Churyumov-Gerasimenko realizzata dai dati della camera OSIRIS di Rosetta, catturati il 21 Agosto 2014 da una distanza di 70 km dalla cometa. L'immagine è stata realizzata componendo tre fotografie scattate nei filtri rosso,  verde e blu, per evidenziare il colore bluastro della luce riflessa dalla regione Hapi a confronto con il resto della cometa. Credits: ESA/Rosetta/MPS for OSIRIS Team MPS/UPD/LAM/IAA/SSO/INTA/UPM/DASP/IDA

Immagine a falsi colori della zona Hapi di 67P/Churyumov-Gerasimenko realizzata dai dati della camera OSIRIS di Rosetta, catturati il 21 Agosto 2014 da una distanza di 70 km dalla cometa. L’immagine è stata realizzata componendo tre fotografie scattate nei filtri rosso, verde e blu, per evidenziare il colore bluastro della luce riflessa dalla regione Hapi a confronto con il resto della cometa. Credits: ESA/Rosetta/MPS for OSIRIS Team MPS/UPD/LAM/IAA/SSO/INTA/UPM/DASP/IDA

La cosa può a prima vista sorprendere, visto che Rosetta ci ha abituati negli ultimi mesi a meravigliosi paesaggi, tutti rigorosamente in bianco e nero.
Effettivamente le immagini ad alta risoluzione diffuse finora rispecchiano il reale e la superficie è indiscutibilmente grigia, se guardata da occhi umani. Ma gli strumenti di una missione spaziale raccolgono molte più informazioni di quanto non farebbero occhi umani.
La camera OSIRIS, grazie ai suoi filtri, è in grado di riconoscere lievi variazioni nella quantità di luce riflessa da un corpo. Il meccanismo è semplice: scattando delle foto alla stessa superficie in vari colori e confrontandole tra loro, il team della camera è stato in grado di valutare che la zona in questione risulta più luminosa nel blu, riflettendo quindi una maggior quantità di luce in questa lunghezza d’onda. Tra le ipotesi più accreditate, il fatto che questo colore bluastro dipenda dalla presenza di ghiaccio d’acqua misto alla polvere che forma gli strati superficiali.
“Anche se queste variazioni di colore della superficie sono minime, possono fornirci indizi molto importanti”, dice Holger Sierks del Max Planck Institute for Solar System Research (MPS) in Germania, PI di OSIRIS.

Innanzitutto i dati sottolineano l’unicità di Hapi, una zona molto diversa dal resto della superficie, che nel complesso è caratterizzata da uno spettro leggermente arrossato, tipico dei nuclei cometari e di altri corpi considerati primitivi. «Sappiamo che le proprietà della riflettività sono strettamente legate alla morfologia della superficie», dichiara Sonia Fornasier dell’Osservatorio di Parigi, del team di OSIRIS.  Gli scienziati collegano questa particolare riflettività bluastra a una maggiore abbondanza di acqua ghiacciata sopra o appena sotto la superficie grazie al confronto con i risultati delle precedenti missioni alle comete Hartley 2 e Tempel 1.
Il perché proprio in questa zona, si possa trovare abbondanza di ghiaccio, viene spiegato dal team con le particolari condizioni di illuminazione della regione stessa. «Al perielio –punto dell’orbita di massimo avvicinamento al Sole- quando 67P si scalda per la vicinanza al Sole, Hapi è all’ombra. Nella parte più lontana dell’orbita, quando Hapi riceve di nuovo la luce del Sole», dice Fornasier, «la cometa si trova a grande distanza dal Sole e la temperatura è molto bassa. Quindi Hapi potrebbe essere una regione nella quale il ghiaccio è sopravvissuto durante le precedenti orbite della cometa intorno al Sole. Una zona che oggi potrebbe celare abbastanza “benzina” per creare l’attività che abbiamo osservato nei mesi passati».

A confortare queste ipotesi basate sui dati della camera OSIRIS, che può studiare solo un numero limitato di lunghezze d’onda, lo spettrometro VIRTIS realizzato da un consorzio italo-franco-tedesco, fornito dall’Agenzia Spaziale Italiana, con la responsabilità scientifica dell’INAF.
«Bisogna pensare che VIRTIS ha la capacità di identificare la presenza di molecole specifiche sulla superficie osservata» spiega Fabrizio Capaccioni, INAF-IAPS e PI di VIRTIS «e fornire anche una valutazione quantitativa delle loro abbondanze. Per quel che riguarda la regione di Hapi, anche i nostri spettri raccolti nella regione del collo e pubblicati in un recente articolo su Science (Capaccioni et al, Science 347, 2015) mostrano una variabilità dello spettro in quella regione. Questa caratteristica può essere associata alla presenza di ghiaccio, anche se altre spiegazioni del fenomeno potrebbero essere possibili. Al momento VIRTIS sta esaminando anche un’altra regione della superficie, dove sembra vedere in modo molto chiaro presenza di ghiaccio. I dati sono in corso di analisi, e in un futuro molto vicino, ci aspettiamo importanti risultati».

Per maggiori informazioni su VIRTIS: http://www.iaps.inaf.it/solarsystem/it/rosetta/?lang=it

Fonte: Media INAF | Scritto da Livia Giacomini


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :