oggi vorrei parlarvi di una fiction che ho visto diversi giorni fa, in un momento di disperazione.
Generalmente non sono un'amante delle fiction, perchè quando sono belle, storicalmente parlando, di solito il pubblico non le apprezza e le interrompono alla terza puntata, mentre se sono brutte o insignificanti ne programmano duecento stagioni.
Per un certo periodo, lo confesso, mi sono rifiutata di guardare la tv, intanto tra telegiornali (deprimenti) e programmi culturali (anche peggio, salvo solo Piero e Alberto Angela), condito il tutto con fantastiche istantanee di una buona fetta della realtà socioculturale italiana (Uomini&Donne), non mi sono persa nulla.
Ancora oggi, vado d'accordo con la tv solo quando c'è da vedere film in videocassetta (ah, le vecchie vhs...) e qualche commedia brillante americana dei tempi d'oro.
In Italia i produttori si sono particolarmente lanciati nella stesura di sceneggiature a carattere storico, specialmente dopo l'incredibile successo di Elisa di Rivombrosa oppure con i documentari sulla vita dei santi e degli uomini di fede (da Padre Pio a Giovanni XXIII) e dei personaggi della storia italiana (Garibaldi, Petrosino, Perlasca).
Siamo ancora sulla scia di quel successo, ma, a quanto pare, dall'esperienza i nostri conterranei non hanno imparato ad essere storicamente più accurati, quindi, se Elisaera un capolavoro di inesattezze e il suo seguito anche peggio, adesso rasentiamo il ridicolo.
La nostra protagonista Rossella con un abito credibile (uno dei pochi) che sembra arrivare
dritto dritto dai costumisti de Il gattopardo di Visconti.
Come sapete bene, non sono mai tenera con i prodotti che si definiscono storici solo per accaparrarsi una fetta di mercato, sono così perchè coloro i quali pensano male un prodotto che vogliono etichettare come storico quando, invece, di storico hanno solo le gonne lunghe, mi sembrano proprio traditori di chi si fida: uno si appresta a guardare un programma sperando di trovarci almeno un minimo di attendibilità e... nisba. Il peggio del peggio, potremmo definire più storico Bones.
Vediamo cosa è accaduto questa volta.
Trama
Siamo a Genova, alla fine dell'Ottocento; la giovane Rossella Andrei, con il bel volto dell'attrice Gabriella Pession, è la ricca figlia di un industriale genovese, stretta nell'etichetta che il suo status le impone; di carattere libero e fiero, Rossella vorrebbe rincorrere la propria indipendenza dall'ingombrante famiglia e coronare il sogno d'amore con lo scapestrato giornalista calabrese Giulio Sallustio che ha conosciuto per caso durante una passeggiata.
Contro il volere dei propri cari, Rossella e Giulio convolano a nozze, ma sebbene il loro amore sia profondo, è destinato ad andare incontro a diversi ostacoli a causa del viaggio di lui in Africa e del cambiamento caratteriale che investe Sallustio di ritorno dalla sua esperienza.
Non è precisamente che all'epoca
andassero di moda i capelli sugli
occhi...
Considerazioni della scrivente sui...
I luoghi
Mauser: Scusate, ma che posto sarebbe quello che si vede nel telefilm?
Sceneggiatori: Genova, c'è pure la Lanterna
Mauser: aaahhhh, ecco perchè aveva un aspetto vagamente familiare. Ma per il mare che avete mostrato, poteva essere anche Casale Monferrato.
Questa, in sintesi, la faccenda luoghi.
E la cosa mi ha fatta molto inbestialire perchè io sono una genovese orgogliosa di esserlo, porto un cognome della mia città che più tradizionale non si può, parlo il mio dialetto e amo la mia terra. Credetemi se vi dico che ho fatto fatica a riconoscere la mia Genova in quegli scorci finti di caruggi puliti e mare da Caraibi.
Non per distruggere i miti romantici degli sceneggiatori e di quelli che vedono nell'Ottocento solo un tempo splendido di amori cortesi e galanteria oltre misura, ma per quanto sia brutto da dire, Genova è un porto, una città di mare, lo è sempre stata, fin dal Medioevo e formava con le altre compari le Quattro Repubbliche Marinare: i vicoli di questa città erano bui e puzzolenti, l'odore del pesce e del salmastro probabilmente si sentiva per chilometri, i passaggi erano (e sono tutt'oggi) angusti e affollati di borseggiatori e donnacce pronte per i marinai appena sbarcati.
Genova non era il centro della vita di società italiana risorgimentale, ma una città di affari e di commerci e, nell'epoca in cui hanno scelto di ambientare la vicenda, un luogo di transizione che stava rinnegando il passato da marinaio per trasformarsi in operaio metallurgico con l'arrivo della siderurgia, Ilva, Ansaldo, Piaggio, Costa, Fincantieri.
Se volevano riproporre La signora dell camelie, Genova non è la città che fa per loro, la location ideale era il lago di Como con Villa Carlotta, ma la mia città è la città che canta De Andrè ne La città vecchia, oppure quella che appare nella Litanìa dell'ultimo Caproni.
Questa è cattiveria, però... la canottiera che spunta sotto la camicia? Ma in quale secolo!
Non dobbiamo mica mettere in mostra la merce (per l'epoca sarebbe
stato scandalosissimo!)
Comincio a sospettare che l'amministrazione comunale abbia pagato delle tangenti alla produzione perchè scegliessero la città come luogo di ripresa, oppure che, per senso patriottico, agli sceneggiatori piaccia ambientare le loro fiction una per regione, alla maniera del libro Cuore di De Amicis.
I personaggi
Della serie: l'anacronismo regna sovrano.
Lei
Io penso che, se fosse per i libri e le fiction, l'Ottocento sarebbe stato popolato solo da suffragette e non da donne miti e sottomesse agli uomini.
Queste forze della natura sono sempre affamate di indipendenza e se ne strafregano della loro reputazione, così come delle malelingue, lasciate che dica che la cosa era abbastanza improbabile, specialmente ai livelli medio borghese che fanno tanto trasgressione storica.
Indipendenza per una ragazzetta figlia di ricchi industriali e cresciuta nella bambagia? Forse... ma poco probabile, una del genere sarebbe stata indottrinata fin da piccina sul fatto che il suo matrimonio avrebbe dovuto essere con un rampollo delle importanti famiglie storiche della città, oppure con un ricco finanziatore dell'industria di famiglia, tanto per cementare le alleanze; i genitori non avrebbero permesso per nessun motivo che lei si maritasse col primo giornalista di passaggio, tantomeno se mezzo rivoluzionario e indipendentista come Sallustio.
E aggiungo, non l'avrebbero permesso neppure se lei ne fosse rimasta incinta, l'avrebbero fatta abortire oppure sposare di fretta col prescelto spacciando il bimbo per suo, dopotutto i matrimoni, oltre un certo livello sociale, non erano fatti certo per amore... ma anche non troppo in alto...
Se avete visto un'altra fiction tv, questa volta ambientata nell'Italia del Sud e intitolata Francesca e Nunziata (con Sophia Loren, Claudia Gerini, Raoul Bova), recitata non troppo bene, ma più attendibile, sapete bene di cosa parlo.
Insomma, la caratterizzazione dell'eroina è la medesima dei libercoli Harmony (vedi Misteri a Penny House e La saga dei Dillhorne), quindi prendete con le dovute cautele le informazioni che vi passano tramite questi prodotti televisivi, non è la BBC.
Negli Harmony almeno si sa a cosa si va incontro, tutti li classificano come letteratura di serie C, qui invece spacciano i comportamenti di Rossella come storicamente attendibili: oh Cielo!
E in quale tempo dovrebbero esserlo?
Nel Duemila?
Non nell'Ottocento italiano, cari, no davvero.
Ecco un altro prodotto ambientato nell'Universo Parallelo delle coulotte inguinali della Stella della Senna.
Senza contare poi il nome...
Adesso faccio la pignola, ma io a Genova ci abito e vi dico che Rossella non è un nome che si senta ad ogni angolo di strada, qui andavano fino a cinquant'anni fa i soliti nomi tradizionali: Rosa, Maria, Caterina, Nicoletta. Per tutte le potenziali scrittrici, vi supplico dal profondo del cuore di essere coerenti col tempo che scegliete e anche con i pregiudizi sociali, avete mai sentito un francese chiamarsi Frédéric? Non ce ne sono molti perchè è un nome tedesco e, si sa, dopo quella questione dell'Alsazia e della Lorena ai francesi i crucchi non stanno simpaticissimi ¬_¬
Ciò che temo è che il nome sia stato scelto per dare un qualche richiamo al kolossal americano di Via col vento, col quale ci sta abbinato come i cavoli a merenda, ma per richiamare l'anticonformismo della protagonista, la vera Rossella O'Hara.
La vera e inimitabile
Scarlett O'Hara
La Rossella del kolossal, che per chiarezza d'ora in avanti chiameremo Scarlett per non confonderla con la sua omonima zeneize, non è di certo un'anticonformista e rivoluzionaria indipendentista, progenitrice del movimento per i diritti delle donne! Scarlett era una ricca e viziata ragazzina sudista, attaccata anima e corpo ai privilegi degli schiavisti, tanto è vero che non si separerà da quelli neppure a guerra ormai conclusa, neanche dopo aver sposato Rhett.
La Scarlett creata dalla Mitchell è un personaggio antipatico e intrigante, non è fatto per essere buono e bravo o per parteggiare per lei, è fatto per mostrare il lato umano di una storia d'amore da favola, ma con personaggi umani, zeppi di difetti, e, siamo franchi, Rhett non è certo uno stinco di santo... si dice sudista ma sovvenziona anche i nordisti, fa contrabbando, commercia in armi, viene da una famiglia di schiavisti e, in fondo, cerca solo di ottenere vantaggi per sé, in questo è uguale a Scarlett, ma lo è LUI, non la Rossella made in Italy.
Lui
E Giulio Sallustio?
Con lui non gli è riuscito neanche di creare il classico maschio alpha che piace tanto alle amanti delle storie d'amore in costume, come Fabrizio Ristori, per esempio, bello e sfacciato come tutti i protagonisti dei romance da che mondo è mondo.
No, Sallustio è un incrocio tra lo stereotipo dell'uomo ottocentesco e un personaggio pirandelliano, una montagna infinita di cliché e paturnie mentali a iosa.
Fa il giornalista, che per l'epoca era ancora un mestiere di denuncia (è un idealista, clichè n°1), è un calabrese che lavora a Genova (confronto tra le culture, clichè n°2) e rischia di farsi investire dal calesse guidato (male) dalla protagonista (classico incontro alla Harmony, clichè n°3), senza contare che ci prova con lei nei cinque minuti successivi, neanche fosse Casanova fatto nuovamente uomo.
Amore impossibile, lettere che neanche Leopardi riuscirebbe a scrivere, fughe sotto la pioggia, incontri segreti e consumazione della passione.
Matrimonio riparatore.
Massì! Mandiamo pure a spasso quel poco di credibilità che era rimasta alla ricca famiglia di lei e facciamo come se non fossimo nell'Ottocento, ma nel solito universo parallelo.
Dopo tutto 'sto bordello, neanche l'amore felice, ci lasciano, ma scopriamo che Sallustio è infedele e che non ama più la moglie.
Lui sembra fin troppo elegante per fare un lavoro come il giornalista
Io quest'uomo lo ammazzerei di sberle: lei ha lasciato la famiglia ricca per lui e tutti i suoi privilegi, si è fatta un mazzo tanto per ingranare al ritmo di vita dei poveri e per imparare a lavorare e lui le dice che così non si va avanti? Ma io lo uccido a randellate!Ma vi sembra un personaggio?
I costumi
Alè, altre note dolenti.
Innanzi tutto comincio a sospettare che i costumisti siano due: uno che si occupa di vestire i protagonisti e uno che, invece, è dedicato alle comparse e ai comprimari.
Perchè dico questo? Perchè se il secondo costumista abbiglia i suoi protetti con gusto e coerenza storica, il primo è, in quest'ambito, piuttosto carente.
Qui diamo il meglio: lei con l'abito
da sera e lui da giorno, decidetevi
quando uscire! Bale, volant, pizzi,
guanti e mezza manica sono
inequivocabili + lui in abito da
lavoro... bah...
Sì, proprio la figlia di un ricco e trattenuto industriale genovese.
Ma DOVE?!
Certe volte bisognerebbe insegnare ai registi delle fiction che non basta una gonna lunga e qualche merletto per fare una serie "storica".
Non solo, oltre a rischiare la morte del "povero" Sallustio [magari ci fosse riuscita], creando i presupposti di un amore da telenovela, il signorino in questione neppure si sconvolge a vedere una ragazza, che dovrebbe essere modesta e posata, conciata come la più miserevole delle lavandaie, guance rosse, fiatone, occhi concupiscenti [è una parola molto di moda in politica, ultimamente]. Ma stiamo parlando di Rossell Andrei oppure di Bocca di Rosa?
No, tanto per sapere... giusto per chiarirsi le idee.
Conclusioni
È mia ferma, fermissima convinzione che i produttori e gli sceneggiatori della fiction abbiano ceffato di un buon cinquantennio l'ambientazione del loro prodotto.
Mentre una ambientazione da secondo dopoguerra, come quella di Matrimonio all'italiana, La mia casa è piena di specchi, Chocolat, avrebbe visto queste situazioni elencate poc'anzi perfettamente accettabili, o meglio, tollerabili, non altrettanto si può dire di una caratterizzazione storica da fine Ottocento, vi ho spiegato prima perchè, quindi non torno a dilungarmi.
Se una come me, che ha studiato la storia principalmente da autodidatta, vede molti comportamenti assolutamente anacronistici, figuriamoci che strazio dev'essere stato per chi la storia la conosce sul serio!
Poveri professori... io almeno mi indigno, ne parlo male e passo oltro, ma loro che possono fare?
Il vestito nero è molto bello, ma continuiamo a cadere sui capelli disordinati
Aggiungo inoltre che la Pession, che a mio dire è una brava attrice, come interpretazione storica fosse decisamente su altri livelli quando recitava la Principessa Carolina di Napoli in Ferdinando e Carolina, dove c'era la satira e c'era anche un po' di coerenza/decenza storica.Produttori e sceneggiatori hanno preferito dare risalto alla vicenda amorosa, finendo però nel solito tranello degli imbecilli e sacrificando la parte che riguarda ambientazione, costumi, location, rendendo il prodotto, per i più informati di dettagli storici, indigesto a causa delle troppe cadute di stile.
È proprio il caso di dire che questa Rossella è un'eroina d'alri tempi, oserei aggiungere "altri tempi rispetto a quelli che vogliono farci credere".
Voglio lasciarvi con un aneddoto, tanto per dirvi quanto una simile fiction sia fuori tempo oltre ogni dire, non è una vicenda allegra, ma è reale e la cito da La Patria, bene o male.
6 giugno 1886
Povera Italia
In un paesino sui monti attorno a Pistoia un corteo funebre si avvia al cimitero. In testa due preti, poi la bara con una corona di rose e ginestre, poi una decina di bambine. Nessun altro, né uomini, né donne, né ragazze. L'intero paese di Porciano, l'infame Porciano, è rimasto in casa per desiderio della morta.
La morta è la maestrina Italia Donati. È arrivata in paese un paio d'anni prima, guadagna quarantacinque lire al mese con cui mantiene, oltre a se stessa, tutta la famiglia che abita a pochi chilometri. Prende alloggio in casa del sindaco dove, al piano di sotto, ha sede anche la scuoletta. Ha 20 anni, ha entusiasmo, è gentile e affabile. Ma ha un difetto fatale: è bella.
Immediatamente cominciano i pettegolezzi. Al sindaco, bell'uomo con barbetta bionda, che vive disinvoltamente con la moglie e un'amante, viene attribuita anche la conquista della maestrina. Poi si mormora del figlio del sindaco. Poi si sussurra del brigadiere dei carabinieri. La povera Italia è oggetto continuo di sorrisetti, allusioni, insinuazioni, talvolta di insulti aperti.
La ragazza chiede il trasferimento; le assegnano una scuola in un paesetto vicinissimo che comunque, per bocca del sindaco, rifiuta lo «scarto di Porciano». Italia non ha amici, nessuno che la difenza e allora chiede lei stessa un esame clinico ufficiale sulla propria verginità. Medico e ostetrica confermano e la cosa viene annunciata al consiglio comunale.
Non siamo in uno sperduto villaggio africano, non siamo nel Medioevo, ma nella civilissima Toscana, culla del Rinascimento, terra di grandi personaggi che hanno dato gloria e fama all'Italia. Ma Italia, la maestrina, non esce dal cerchio infernale del gossip. Ricominciano le voci, i sospetti, le certezze assolute che stavolta sia incinta. Troppo pallida, troppo sciupata e trasandata.
La ragazza è alla disperazione. Scrive alcune lettere, poi si allontana dal paese verso il mulino, raggiunge una specie di piccolo stagno fangoso tra due pareti di roccia, lasciain terra il grembiule rosso e si getta nell'acqua. Una donna di passaggio riconosce il grembiule, sospetta il peggio e quando lo stagno viene lentamente svuotato, appare infatti la sagoma della maestrina, morta per difendere il suo onore.
In una delle lettere chiede un'altra perizia sulla propria illibatezza e di essere sepolta nelmalandato cimitero, senza la partecipazione degli infami. Sulla lapide, in vernice rossa, le sole iniziali ID. Non c'è una vera inchiesta, nessuno è indagato, tutti giurano di essere stati suoi amici, il parroco ammette di aver sentito quelle maldicenze e di non avergli dato peso: erano solo voci di paese.
Carlo Fruttero, Massimo Gramellini,
La patria, bene o male
Mondadori 2010
Questa era la realtà dell'Italia a cavallo tra i due secoli, la realtà di Italia Donati, di un tempo in cui le maldicenze ti distruggevano la vita e dove le ragazze arrivavano vergini al matrimonio e lo consideravano un loro dovere, non un optional che tutti cercavano di circumnavigare, come ci fanno credere libri e film. Se una non era illibata, il marito poteva rispedirla alla famiglia e mandare a monte l'accordo di matrimonio legittimamente, essere caste e modeste era un comportamento che solo alcune categorie di persone si sarebbero sognate di infrangere e SOLO, ribadisco, per necessità: se avevi le voglie, aspettavi di sposarti e poi ti facevi l'amante.
Nessuno avrebbe tollerato che una ragazzetta appena fiorita in donna avesse una relazione clandestina con un uomo, anche per il semplice fatto che qualcuno l'avrebbe comunque saputo, suo padre sicuramente perchè era ricco e la servitù di fiducia in casa ci stava per quello, per riferire ciò di cui si chiacchierava ai piani bassi, dove le dicerie volavano.
Molto romantico ¬_¬
Lui sembra pronto per un matrimonio e lei... che cosa sono quelle spalline? Assolutamente no!
Italia Donati è storia, dimenticata, ma comunque storia.
Rossella Andrei è fiction, una storia d'amore che fa anche sognare, ma comunque fiction.
Io vi chiedo di riflettere solo su questio.
Poi, al di là di tutto e come ogni cosa, può piacere come no.
E so anche benissimo che fareè molto più difficile che criticare.
Ma ho scritto questo post non solo pensando a Italia, ma sentendo insultata in questa fiction troppo leggera il sacrificio e la vergogna di molte, moltissime donne che hanno combattuto per la loro indipendenza minima, non per arrivare ai libri e alle vicende dei datari storici, non è il caso di essere la prima donna medico o la prima in politica per dare un esempio, basta anche essere una delle tante che hanno fattoqualcosa per coloro che sono venute dopo, ma tante non erano.
Erano poche, distrutte dalla stessa società, emarginate, derise, incomprese, portate alla disperazione e a scelte terribili, poi dimenticate, archiviate come dicerie. Perfino il parroco mente. Che vergogna.
Forse questo dovevano rappresentare in una fiction. E la mia critica è soprattutto alla leggerezza di una fiction che ci presenta un Ottocento come il Duemila, dove tutto è libero e senza conseguenze: non è così, l'Ottocento era quasi come il mondo dei talebani, impariamolo perchè altri possano impararlo da noi e non lasciamo credere che fosse un mondo felice di rose e fiori, è importante anche per la nostra storia.
Con affetto e anche un po' commossa,
Mauser