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Rossetti e Rossini

Da Silva Avanzi Rigobello

  Rossetti e Rossini 

Quando ero ragazzina, un anno siamo andati al mare a Pesaro.Le famiglie come la nostra, agiate ma che non potevano permettersi un soggiorno in albergo di un intero mese, a Pasqua o al massimo il Primo Maggio, facevano una puntata nella località scelta per la “villeggiatura”, allora le ferie si chiamavano così. Giravano guardando i cartelli, generalmente scritti a mano,appesi alle cancellate o affissi sui portoni delle case da affittare, fermandosi più volte a visionare le offerte, informandosi sulla disponibilità e il costo dell’affitto.

Una volta individuata la soluzione più adatta alla famiglia, lasciavano una caparra e arrivederci con una stretta di mano e una ricevuta in carta libera.

Così andò anche a Pesaro. I miei genitori affittarono una porzione di villa Liberty nel viale alberato parallelo al lungomare, arredata con pesanti mobili Chippendale, di proprietà  di due anziane sorelle che vivevano al primo piano e non si lasciavano sfuggire gli andirivieni degli inquilini stagionali.

Pesaro era una bella cittadina, con dintorni  molti interessanti, una mondanità balneare meno aggressiva di quella romagnola, una cucina straordinaria, una discreta scelta di divertimenti serali e trattandosi di una vera città, offriva più alternative rispetto ad altre località dell’Adriatico e in maniera decisamente più soft ed elegante.

Di quella prima volta ricordo soprattutto le serate alla Rotonda a ballare lo shake con un gruppo di coetanei, in parte villeggianti e in parte locali, e  l’amicizia con Rosella (indigena e vicina di ombrellone) che è durata a lungo, ma poi è sfumata fino a non esistere più , nemmeno in forma epistolare.

L’anno successivo a quel soggiorno fu nostra ospite a Verona durante le vacanze di Pasqua e d’estate andai io da lei a Pesaro dove ci divertimmo un sacco  sia in spiaggia che in centro storico, a fare incetta, coi nostri limitatissimi budget, di prodotti cosmetici che a casa usavo con assoluta moderazione, ma di cui Rosella era un’abilissima consumatrice.

Fino ad allora mi ero truccata veramente pochissimo,usando d’inverno solo la cipria compatta.Era l’unico prodotto di bellezza che possedevo e che mi aveva regalato la mia sensibilissima e generosa zia Celina, alla quale devo anche le prime calze di nylon. Questo non  c’entra con Pesaro,lo so, ve lo dico solo per condividere la tenerezza di certi ricordi che mi porto dentro.

Allora non mi dipingevo le labbra e non mi truccavo gli occhi, ma a Pesaro ho imparato ad usare ombretti e matite che avevo visto solo in certe pubblicità di Grazia, a spalmare il fondotinta con una spugnetta inumidita ed applicare contemporaneamente due tonalità di rossetto.

Rosella abitava in una bella villetta a due piani nella zona del mare e a casa sua si mangiava marchigiano col sottofondo del Barbiere di Siviglia o della Gazza ladra. La sua mamma cucinava quasi sempre all’aperto, nel giardino dietro casa, dove c’erano un forno a legna, una grande griglia in muratura è un fornello con la bombola del gas.

Il suo papà ascoltava musica lirica, soprattutto le romanze delle opere di Rossini, probabilmente per campanilismo.

Sogno ancora quei “grattè”  di verdure e le famigerate e gustosissime “bombe”, che sospetto venissero chiamate così non per la loro forma, ma piuttosto perché erano delle vere bombe caloriche. Ma a quei tempi chi ci pensava: la cellulite allora era lontanissima dalle nostre menti e anche dai nostri glutei!

A Pesaro,da adulta, ci sono tornata in altre due occasioni, con uno spirito diverso, un trucco piuttosto raffinato e una curiosità un po’ malinconica nei confronti di quella città che ho trovato sempre molto carina.

Quando, in seguito ad uno dei periodici trasferimenti, ci hanno vissuto Renzo e la Maria Grazia, l’hanno invece giudicata scialba e ordinaria e hanno fatto carte false pur di andarsene.

Eppure, a me era sembrato veramente un bel posticino dove vivere: città di mare (abbronzatura e benefici dello iodio) piuttosto importante per la musica lirica (natali di Rossini) con begli esempi di architettura Liberty (villino Ruggeri), a pochi chilometri da Riccione (movida e divertimento), da luoghi storici come San Leo (Cagliostro e Berengario), Urbino(Raffaello e Federico da Montefeltro) , Gradara (Paolo e Francesca) e da San Marino (taxi free per risparmiare circa il 20 per cento).

Lo so , la scelta del luogo in cui ci piacerebbe abitare  è soprattutto una questione di abitudini e di attitudini, infatti noi avevamo scelto di vivere il sereno conformismo della campagna, mentre loro arrivavano dalla mondanità del Lido di Venezia!

BOMBE   ALLA  PESARESE

6 fette di fesa di vitello piuttosto sottili, 1 spicchio d’aglio,1 cucchiaio di prezzemolo tritato, 50 gr di grana grattugiato, 1 cucchiaio di concentrato di pomodoro, 2 uova, 6 uova sode, 6 fette di prosciutto crudo, farina e pangrattato,sale e pepe, olio per friggere.

Preparo un impasto “sabbioso” con il grana. E circa 50 gr di  pangrattato, l’aglio, il prezzemolo tritato, il concentrato di pomodoro, pochissimo sale e abbondante pepe nero.

Allineo le fettine di vitello, su ognuna stendo una fettina di prosciutto e la spalmo col composto.

Intanto ho rassodato 6 uova, le ho lasciate raffreddare e le ho sgusciate. Ne metto una su ogni fetta di carne mappata, che avvolgo con precisione intorno ad ogni uovo, ripiegando i lati verso l’interno, così in cottura il ripieno non esce. Lego con lo spago da cucina ogni “bomba”, le passo prima nella farina, poi nelle altre 2 uova sbattute e infine nel pangrattato e le friggo in olio profondo ben caldo fino a quando assumono un bel colore dorato.

E non dimentico mai di togliere lo spago prima di portarle in tavola.

Le bombe si possono friggere anche nello strutto , ma personalmente non ho una grande familiarità con questo grasso, quindi uso l’olio. Non illudetevi , il vostro fegato vi odierà lo stesso, caso mai dategli un nome falso!

GRATIN DI VERDURA
2 pomodori tondi e sodi,1 peperone rosso (o giallo) ,1 melanzana,2 zucchine, 1 grossa cipolla bianca, 4 cucchiai di pangrattato, 1 cucchiaio di prezzemolo tritato, 1 cucchiaino di origano secco, 1 spicchio d’aglio,olio EVO, sale e pepe.
Accendo il forno a 180gradi e intanto lavo tutte le verdure.Affetto la melanzana e la metto a scolare coperta di sale grosso su un piano inclinato. Taglio a metà i pomodori, li salo e li tengo da parte. Taglio il peperone in quattro, lo libero dai semi e dai filamenti e lo appiattisco appoggiandoci sopra una ciotola o una pentola. Spunto le zucchine e le taglio a metà per il lungo. Sbuccio la cipolla , elimino le calotte, la taglio e ottengo quattro dischi, facendo attenzione a non separare gli anelli.

Preparo il gratin (il famoso “grattè “) miscelando insieme pangrattato, prezzemolo,origano, aglio ridotto a crema ,sale, abbondante pepe e tanto olio quanto ne serve per ottenere un impasto cremoso.

Risciacquo, scolo e asciugo le verdure messe sotto sale e le allineo con le altre sulla placca del forno coperta di stagnola, le cospargo col composto che ho preparato e le inforno per circa 20 minuti, ma bisogna guardare: la gratinatura deve risultare bella asciutta e dorata e solo voi conoscete il vostro forno.


Archiviato in:Contorni, Di tutto un po', Secondi piatti Tagged: aglio, frsa di vitello, grana, melanzana, pangrattato, peperone, pomodori, prezzemolo, prosciutto, uova, zucchine

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