di Francesco Gori
C’era una volta il Mugello, il Gp d’italia per antonomasia. C’era una volta Valentino Rossi, qui capace di trionfare nella classe regina per ben sette volte consecutive, dal 2002 al 2008.
Erano gli anni in qui il tricolore gioiva costantemente, non solo con il Dottore, ma anche con piloti del calibro di Capirossi, Biaggi e Melandri, spesso a podio. Come nel 2005, quando fu proprio questo l’ordine di arrivo di un gp indimenticabile per i colori azzurri, forti di un pokerissimo.
Il podio del Mugello nel 2005: Rossi, Biaggi, Capirossi – daidegasforum.com
Il 2013 è invece una sinfonia spagnola. Dopo le prove libere segnate dai buoni tempi del pesarese e dalla caduta di Marc Marquez, quelle ufficiali hanno decretato al comando gli eterni rivali Pedrosa (pole) e Lorenzo, alle cui spalle si è insediato un Dovizioso in grande spolvero. Solo settimo il Dottore, dietro anche a Crutchlow, Bradl e Marquez.
In gara poi, vittoria netta del campione del mondo Jorge Lorenzo, davanti al rivale di questi anni Daniel Pedrosa. E ci poteva essere anche Marc Marquez, se a due giri dal termine il baby-fenomeno non si fosse sdraiato alla Casanova-Savelli, quand’era secondo, proprio davanti al compagno Honda. Una giornata amara invece per l’atteso Valentino, a terra dopo tre curve, travolto da Bautista. Sul podio sale Cal Crutchlow, mentre è Dovizioso con il marchio Ducati il migliore di casa Italia (quinto).
Un Gran premio che ha confermato che a giocarsi il titolo saranno gli assi spagnoli, con il solito coriaceo Lorenzo, l’eterno secondo Pedrosa, la new entry tutta spettacolo e velocità Marquez.
Non ci sarà invece Valentino Rossi, per quello che rischia seriamente di essere un verdetto finale. Sì, perché al di là di una caduta mugellana forse provocata da Bautista, è sotto gli occhi di tutti come Rossi non sia più Rossi. Il biennio Ducati è stato un calvario, per una moto che non si adattava alle caratteristica del campione di Tavullia, ma non solo: le avvisaglie di un declino sportivo inevitabile c’erano state eccome. Il Dovizioso di quest’anno, ad esempio, sta facendo sicuramente meglio del Rossi dell’anno passato. Troppo pochi, insomma, i lampi per un pilota della sua classe.
Il ritorno in Yamaha è un bilancio fin qui più che deludente: appena 47 punti in cinque gare, paga costante dall’inarrivabile Jorge – e adesso anche dalla Yamaha non ufficiale del grintoso Crutchlow -, e soprattutto gare abuliche, se si fa eccezione per l’esordio con rimonta in Qatar.
Quando Valentino era Valentino, non cadeva mai (o quasi), vinceva a spron battuto, annientando avversari e malasorte. Se uno + uno fa due, il futuro del Dottore non sembra presagire più alcuno splendore. Del resto, è una parabola tipica dei campionissimi, e nulla toglie all’impronta storica di Rossi, autentico fuoriclasse del motomondiale italiano, cui solo Giacomo Agostini può reggere il confronto.
Ai posteri, e alle prossime gare, l’ardua sentenza.
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