Valentino Rossi sta attraversando il periodo più nero della sua gloriosa carriera e, cosa più grave, non intravede neppure un barlume di luce in fondo al tunnel. Ricorderete che nel 2004 il Dottore lasciò la Honda, moto all'epoca nettamente superiore alla concorrenza, per approdare alla derelitta Yamaha, casa giapponese che ormai da molti anni viveva solo dei ricordi di trionfi ormai lontani. Il centauro azzurro realizzò una delle più grandi imprese della storia dello sport, riuscendo a vincere non solo la prima gara ma anche il titolo mondiale al primo colpo con la moto blu di Iwata, a cui ne seguirono altri 3 nei sei anni successivi. Nel frattempo, con l'ascesa del poco amato rivale spagnolo Jorge Lorenzo nel medesimo team, lo scorso anno il più forte pilota di tutti tempi maturò una pazza idea: diventare il primo italiano a conquistare un iride con la Ducati. Una sfida alla portata, pensava, perché la Rossa di Borgo Panigale, a differenza della Yamaha di sette stagioni or sono, non appariva così distante dal vertice, avendo maturato anche qualche vittoria parziale con Casey Stoner. Questo 2011, in realtà, si sta rivelando un vero calvario per il nove volte iridato. Quali sono le cause di una debacle tanto inattesa? Rispetto al 2004 ed in seguito alla crisi economica verificatasi negli ultimi anni, sono stati contingentati i test per sviluppare le moto. Naturalmente ciò ha impedito a Rossi di svolgere tutte quelle prove necessarie per settare al meglio il proprio mezzo. La Desmosedici 2011, inoltre, era stata realizzata ricalcando sostanzialmente i progetti degli anni precedenti, quando il bolide rosso veniva domato dal solo Casey Stoner con uno stile di guida rischioso ed aggressivo, inattuabile per tutti gli altri piloti. Di certo, quindi, la Gp11 mal si concilia con le caratteristiche del Dottore e neppure le modifiche apportate hanno contribuito a migliorare la situazione. Al centauro di Tavullia manca grip con la gomma anteriore e questo non gli consente di disegnare le traiettorie desiderate. Bisogna rimarcare, inoltre, che nel 2004 Rossi realizzò un'impresa leggendaria a 25 anni. A 32, invece, le condizioni per rimescolare delle gerarchie ormai consolidate risultano decisamente diverse, senza dimenticare che la concorrenza è decisamente più agguerrita di qualche anno fa. Il rischio è quello che il Fenomeno si intristisca, non riuscendo ad accettare una situazione da comprimario dopo oltre un decennio di folgoranti successi. Con ogni probabilità non vi sono rimedi per la stagione attuale: bisogna arrivare ad ottobre nel modo più dignitoso possibile, magari continuando a lavorare sul telaio della Gp11.1. Il 2012, però, sarà l'anno decisivo, inappellabile. Con il ritorno alle 1000 di cilindrata si dovrà invertire la rotta, soprattutto considerando che la Ducati sta lavorando al progetto da oltre un anno (e non vorrà di certo essere ricordata come la squadra che ha rappresentato il viale del tramonto di uno dei totem del motociclismo). Per Rossi non sarebbe tollerabile vivere un altra stagione da comparsa. Se ciò dovesse avvenire, allora non è escluso pensare ad un clamoroso approdo in Superbike nel 2013. In MotoGp, infatti, con Stoner alla Honda e Lorenzo alla Yahama, sarebbe impensabile pensare ad un ritorno verso una delle due case giapponesi, mentre altri costruttori di rango, al momento, non ve ne sono (la Suzuki vive un periodo di grandi difficoltà economiche; si parla di un possibile approdo nella classe regina della Bmw, ma si tratterebbe di un azzardo). Naturale, quindi, sarebbe il passaggio in Superbike, dove la stessa Ducati potrebbe mettere a disposizione del pilota italico un mezzo finalmente all'altezza. Nel nuovo ambiente Rossi, che ha ancora tanta fame di vittorie, ritroverebbe motivazioni ed adrenalina. Dopo molti anni, inoltre, si rinverdirebbe il duello con lo storico rivale Max Biaggi, senza dimenticare l'agguerrito Marco Melandri. A 34 anni, dunque, il Dottore potrebbe intraprendere una nuova sfida in un mondo completamente nuovo, garantendosi almeno altri 3-4 anni di trionfi. Il 2012, dunque, sarà l'anno chiave: o Valentino Rossi lotterà per il titolo della MotoGp o saranno maturi i tempi per il passaggio in Superbike (che a quel punto in Italia soppianterebbe il motomondiale come intesse ed audience televisivo).
Se Rossi piange, torna a sorridere di gusto il fenomenale Tony Cairoli nel Mondiale Mx1 di motocross. Dopo un avvio di campionato condizionato da un infortunio al ginocchio e le prime gare disputate sempre all'affannosa ricerca della forma migliore, il 25enne siciliano ha operato il sorpasso in testa alla classifica ai danni del belga Clement Desalle nel corso dello scorso Gp di Germania. Nell'odierna competizione in terra di Lettonia, inoltre, il fuoriclasse del Bel Paese ha ritrovato lo smalto delle passate stagioni, trionfando in entrambe le manches disputate nella nazione baltica. Nel giro di due gare, dunque, Cairoli ha impresso forse l'accelerazione decisiva per la conquista del quinto iride della carriera. In classifica generale, infatti, il SuperSiculo guida con 416 punti, ben 42 lunghezze di Desalle. Il pilota azzurro si è rivelato un campione dalla classe cristallina, limitando i danni a suon di podi (ma anche qualche vittoria) quando la condizione fisica non era quella ottimale e tornando a dominare dopo aver riacquistato la totale efficienza motoria. Il motocross è sempre più azzurro grazie ad un centauro che sta segnando un'epoca di questo sport.
Federico Militello
Magazine Sport
Rossi, un futuro in Superbike? Cairoli, è fuga mondiale
Creato il 17 luglio 2011 da FedericomilitelloPossono interessarti anche questi articoli :
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