Claudio Bassi va ad infoltire la già nutrita galleria di personaggi dalle spiccate peculiarità venetiche partoriti dalla fervida immaginazione di Ausilio Bertoli, instancabile narratore vicentino. La tipologia, per intenderci, è quella del maschio adulto, valente professionista più o meno ben integrato, colto in un momento cruciale della sua esistenza: un evento eccezionale spazza via il fragile castello di carte delle sicurezze conquistate, provocando smarrimento e crisi d'identità. Un canovaccio di partenza che ben si presta ad ulteriori sviluppi, dagli esiti inaspettati.
Bassi è un brillante funzionario di una grande banca, caduto in disgrazia presso i superiori per aver accordato fiducia ad un suo cliente e non aver consegnato in protesto al notaio i suoi assegni, contravvenendo alla lealtà verso la banca e gli ispettori. La punizione è il trasferimento all'ufficio mutui, loculo dove potergli impartire un’adeguata “sepoltura professionale”. La depressione reattiva è dietro l'angolo, aggravata dalla mancanza di una solida rete di affetti: Bassi non è sposato e i suoi genitori sono morti qualche tempo prima, investiti da un'auto in pieno centro storico; di recente ha pure perduto la sorella Corinna, volontaria nel Malawi, dilaniata da una mina antiuomo. Sembra non esserci fine al peggio; Bassi, obnubilato per le sue magagne, perde la dovuta attenzione alla guida, incappando in un grave incidente stradale. Caduto in coma, vive un'esperienza di pre-morte che lo segna nel profondo. Corinna gli appare in una visione e gli chiede di portare a termine il suo compito intrapreso con gli orfanelli di Kibanda.
Pur tra mille inquietudini e scarsa stima nelle proprie abilità e risorse, il bancario abbandona il suo mondo per aggregarsi volontariamente alla Pro Africa Association, anche per le sollecitazioni di alcune persone carismatiche che entrano nella sua vita, come Margot, una delle responsabili dell'associazione, e Simba, un giovane mozambicano laureato in sociologia a Trento. Un viaggio nel continente africano non è certamente una passeggiata, ma nel caso di Bassi la situazione si complica ulteriormente.
L'edificio narrativo di Rosso Africa si regge su due assi portanti: a) da un lato l'intreccio, servito da una scrittura scarna e diretta, genera nel lettore un senso di levitas; «Cos'altro gli può capitare?», ci chiediamo mentre teniamo il conto, un sorriso a fior di labbra, degli incidenti d'auto presenti in questo romanzo, tra jeep e pick-up devastati da calamità naturali o dalle difficili condizioni viarie in quelle regioni remote; per non dire delle peripezie del protagonista nel volersi togliere di torno la malcapitata Letizia, collega dell'ufficio mutui, perdutamente innamorata di lui ma ahimè non ricambiata nel suo amore disinteressato, che sfida ogni remora o convenzione sociale per cercare di raggiungerlo in Africa; e ancora il breve amplesso con Angela, l'infermiera mozambicana che lascerà comunque nell'animo di Claudio un sentimento indelebile; b) lo spunto frizzante di questa tragica commedia degli equivoci orchestrata con una penna, quella di Bertoli, matura e sicura dei propri mezzi, viene stemperato dalla constatazione, quasi una doccia fredda, che di Africa si sta parlando, di miseria e povertà, di soprusi e sfruttamento, di atrocità perpetrate ai danni delle popolazioni autoctone da parte delle multinazionali, di disuguaglianze ed ingiustizie sociali; e allora pensiamo che i molti morti che tingono di rosso questo romanzo sono di volta in volta anime nobili spezzate nel perseguimento dei loro ideali, genitori adottivi che si trovavano nel posto sbagliato al momento sbagliato per essere di conforto ai propri figliocci, categorie deboli che per la sola colpa di aver avuto dei natali sfortunati hanno un destino già segnato. Il sorriso ci muore sulle labbra quando, tra le righe, Bertoli cala le sue considerazioni sull'operato delle associazioni umanitarie, sull'impatto che hanno o potrebbero avere su uno sviluppo economico e culturale sostenibile nei paesi dove operano.
C'è, en passant, pure il tempo di ricondurre nel recinto della propria speculazione una Natura sentita come un'entità ingovernabile che travalica le vicende e forse le umane possibilità, motivo che ritorna più volte nel libro: «No, Angela. La Natura non è tenera, non è buona come pensi (...). La Natura è violenta e le sue leggi sono violente. Sta agli uomini modificarle, con l'intelligenza che la Natura ha concesso loro. Siete d'accordo?». Ma Ottone, il medico pragmatico che ben conosce l'Africa per avervi lavorato tanti anni, presente alla discussione, chiede di cambiare argomento...
Bassi rientrerà a casa, fiaccato nello spirito e nel fisico per i lutti e gli amori perduti. Si farà consigliare dalla sua neurologa di fiducia, o da Margot e Simba. Sembrerà, inoltre, volersi appoggiare affettivamente a Letizia, che per il tramite del fratello potrebbe trovargli un nuovo impiego in un grande istituto di credito. Nuovi spunti di paranoia, forse uno sprazzo di “giallo” che finirà invece per tingere nuovamente di rosso altre pagine del romanzo. Proverete con Bassi le sue stesse titubanze, l'angoscia, l'irresolutezza, la difficoltà a perseguire una scelta di vita nel senso di una totale e piena realizzazione di sé. Sceglierà di tornare a dirigere una grande banca, recuperando tutte le sue certezze e comfort materiali o tornerà in Africa per tentare di realizzare il sogno della sorella defunta? Vi consiglio di scoprirlo leggendo.
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