Magazine Cucina
Al mirtillo di palude, fiordifrutta della Rigoni di Asiago, per ricominciare. Un rotolo, servito su un vassoio meraviglioso, quello della linea Biarritz di Laboratorio Pesaro, che mi lascia superare una fase, che segna la rinascita e una vittoria. Non mi sono mai cimentata in questo tipo di preparazione, la pasta bisquit mi ha sempre un po’ bloccata. Eppure è facile, penserete, ma davvero fa parte di quelle preparazioni che pensi “sì, prima o poi” e poi le rimandi sempre come se avessi paura di sbagliare.
Ho provato a vincere quel timore verso questo impasto e ho vinto un rotolo in kamut e fiordifrutta che mi permette di riprendere il racconto dal punto in cui lo avevo lasciato. Già, perché da un mese ormai la mia dieta è cambiate radicalmente e finalmente abbiamo compreso (io, il buongustaio preoccupato e la mia nutrizionista preparata) cosa mi faceva stare male. Tra latticini e frumento, le rinunce sono tante (il cammino in eterna salita) eppure il kamut si presta ad essere una valida alternativa che mi concede tregua alla stanchezza esistenziale di una vita condotta al lumicino della ferritina. Forse l’anemia ha smesso di correre e vuol farsi raggiungere placando i miei affanni.
Il blog è stato dormiente in questo periodo della mia vita, ho scritto poco, pubblicando ricette già pronte che tenevo in caldo per quando avrei avuto meno tempo o poca voglia di cucinare… smettendo di narrare ciò che veramente accadeva in quella mia casina al marzapane. A distanza di un mese e sette kg meno, perché il mio metabolismo massacrato da alimenti che non mi facevano vivere bene ora si è riscosso, al galoppo in groppa al kamut, riacquisito sorriso e voglia propositiva verso la cucina (mia, vostra, in generale) riprendo a pasticciare.
Cambiano gli ingredienti, mi sono detta, ma non deve cambiare la tua essenza che in PdM sventola bandiera e progressi. Così, perdendo amicizie in erba che non hanno compreso il mio disagio esistenziale, con un carico di nuova voglia e il desiderio di dimenticare l’essere stata etichettata per quella che non sono, rieccomi. Riparto da questo slogan: qui si mangia kamut!
E non è stato ne per invidie, ne per gelosie, ne per snobbare, se sono sparita un po’ dalla piazza. Voi che non mi conoscete lo avete ben compreso, non ho proferito parole ne scritto nulla che lasciasse trapelare il mio malumore davanti a piatti elaborati che forse non potrò più mangiare. Eppure, silenti, avete continuato a commentare una PdM dal sorriso spento, dalla verve ridotta a fil di voce e di parole. Mi spiace solo che da sconosciuti ho ricevuto calore, da conosciuti ho ricevuto ingiurie e incomprensioni che non mi interessa più chiarire… ma la vita è anche questo: sapersi rialzare e dire ad alta voce “cosa poi dovrei invidiare?”
Nella borsa della spesa:
3 Uova
30 g di Farina di kamut
50 g di Fecola di patate
100 ng di Fruttosio (o 120 g zucchero)
1 pizzico di Sale
½ Limone, la scorza
Per farcire:
1 barattolo di Fiordifrutta cranberry
Per decorare:
Zucchero di canna, a velo
Vi racconto il “come fare”:
Preriscaldate il forno a 150°C, intanto separate i tuorli dagli albumi. Mettete un pizzico di sale sugli albumi e montateli a neve ben ferma. Con una frusta manuale, montate i tuorli con il fruttosio, o se preferite con lo zucchero tradizionale, fino ad ottenere un composto spumoso da versare sugli albumi montati a neve. Con una spatola, dal basso verso l’alto per evitare di smontare gli albumi, amalgamate i due composti quindi aggiungete la farina e la fecola setacciate. Per ultimo aggiungete all’impasto la scorza di limone grattugiata e mescolate bene con la spatola. L’impasto dovrà risultare molto morbido e schiumoso. Foderate la placca da forno con carta da forno, versate l’impasto - livellandolo con la spatola - sulla carta e infornate per 15 minuti circa in forno già caldo. Inumidite uno strofinaccio e appena la pasta bisquit sarà cotta, capovolgetela sul panno umido. Condite con il Fiordifrutta cranberry e avvolgete la pasta a formare il rotolo. Sigillatelo con il panno umido, avvolto intorno al rotolo ben stretto e attendete che il dolce si raffreddi prima di riaprire l’involucro. Servite a fette cospargendo prima con zucchero a velo, meglio se di canna. Ottimo servito dopo qualche ora di riposo al fresco, in frigorifero.
E dato che trattasi di una ricetta tradizionale, eppure alleggerita per le diverse farine e per il fruttosio al posto del saccarosio, con questo tronchetto partecipo al contest “la mia versione light”
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