Quale sceneggiatura avrebbe potuto esprimere la pessima coscienza di una società, i suoi silenzi, la sua ipocrisia e al contempo la miseria del suo ottundimento? Nè le Mani sulla città di Rosi, nè Todo Modo di Petri, e nemmmeno la cinica ironia di Scola dei Nuovi Mostri. Ci vorrebbero tutti insieme con l’aggiunta di un po’ di Fellini e di Totò, per produrre un dialogo come questo, tratto da un’intercettazione che oggi rimbalza sulle cronache:
Prestigiacomo: «E quindi? E perchè Woodcock a te ti controlla?»
Bisignani: «E che ne so perchè mi controlla… non so, non saprei
Prestigiacomo: «Se ti controlla ti segue, ti fa…»
Bisignani: «Non saprei»
Prestigiacomo: «Mamma mia! ma come si può vivere così? Di’, me rovini »
Bisignani: «Eh?»
Prestigiacomo: «Se escono le intercettazioni con me mi rovini!»
Bisignani: «Io cerco di stare sempre attentissimo al telefono».
Il piquattrista prudente e abituato a svicolare non si lascia sfuggire una parola, non sa, non saprebbe, non dice niente, si avvolge dentro il suo fumo da eminenza grigia, mentre la ministra sgrammaticata si preoccupa delle intercettazioni e invece proprio al cellulare lascia trasparire l’esistenza di repellenti misteri. Così comico nel tentativo di sostenere che si è tutti nella stessa barca , così miserabile nella richiesta di tacere. Il dramma di un intero Paese in poche parole.