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RSO des SWR Abo 5 – Stéphane Denève e Piotr Anderszewski

Creato il 17 gennaio 2016 da Gianguido Mussomeli @mozart200657

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Per il suo secondo concerto della stagione in corso con la Radio-Sinfonie orchester Stuttgart des SWR, Stéphane Denève ha scelto un programma di Novecento franco-tedesco al cui interno era inserito un Concerto per piano e orchestra di Mozart col quale faceva il suo debutto con l’ orchestra Piotr Anderszewski, da circa un anno ritornato ad esibirsi in pubblico dopo una lunga pausa sabbatica. Iniziamo il nostro resoconto della serata proprio dalla prestazione del pianista polacco. Quarantaseienne, nato in Polonia da una famiglia di ascendenza ungherese e in seguito divenuto cittadino francese, Anderszewski, che attualmente vive a Lisbona, può fregiarsi di una bella carriera internazionale e di una serie di incisioni discografiche accolte da un notevole successo di pubblico e che sono state insignite di importanti premi e riconoscimenti internazionali come l’ ECHO Klassik e il “Recording of the Year” della rivista Gramophone. Sulla base di queste informazioni e delle molte recensioni positive che avevo letto, attendevo con molta curiosità l’ esecuzione del Concerto K. 491 di Mozart che Anderszewski ha suonato nella prima parte della serata alla Liederhalle. Alla fine dall’ ascolto, devo dire che la prestazione del pianista polacco-ungherese non mi ha convinto completamente. Piotr Anderszewski suona molto bene e su questo non c’ è nulla da eccepire. Il timbro è pulito, chiaro, molto ben definito e di bella qualità complessiva, con un attacco del tasto sempre netto e ben evidenziato; la tecnica è pressochè impeccabile e i passaggi di agilità sono stati risolti senza la minima incertezza. Ma tutto questo non è una cosa speciale al giorno d’ oggi, in quanto sappiamo bene che il livello medio degli esecutori si è considerevolmente elevato negli ultimi decenni e qualsiasi pianista tra quelle che si esibiscono nelle grandi sale da concerto internazionali è in grado di fornire esecuzioni impeccabili dal punto di vista formale.

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Foto: ©SWR

Tutto molto apprezzabile e gradevole all’ ascolto, come ripeto. Ma questo modo di interpretare Mozart, indubbiamente raffinato, elegante e ricco di quella che qui si definisce innere Ruhe non è di quelli che mi appassionano più di tanto, almeno secondo il mio modo di intendere lo stile esecutivo. Il Concerto in do minore K. 491 è una di quelle pagine in cui bisogna anche far intendere la tensione drammatica che pulsa in continuazione sotto l’ eleganza formale delle linee melodiche e da questo punto di vista la prova di Anderszewski mi ha fatto percepire più di una traccia di accademismo, soprattutto nel movimento lento e nelle Variazioni dell’ Allegretto conclusivo. In definitiva, un pianista a cui si può rimproverare ben poco dal punto di vista della precisione e della finezza esecutiva ma, per quanto mi riguarda, nei Concerti mozartiani io continuo a preferire la genialità eccentrica di un Fazil Say, tanto per fare un esempio pratico. Ad ogni modo, la notevole eleganza del fraseggio di Anderszewski ha trovato un sostegno perfetto da parte di Stéphane Denève che ha dimostrato una volta di più la sua notevole capacità di entrare in sintonia con i solisti che accompagna e di graduare con precisione le sonorità orchestrali sul loro timbro d’ insieme. Il pianista polacco ha riscosso molti applausi e concesso un bis bachiano.

Parliamo adesso della parte sinfonica del programma. In apertura di serata Denève ci ha fatto ascoltare Le Tombeau de Couperin, un altro tassello dell’ integrale sinfonica raveliana che il maestro francese ha portato avanti nei suoi cinque anni di lavoro come Chefdirigent della RSO des SWR e che sta anche documentando in una serie di CD. Ho già scritto diverse volte del talento assoluto di Denève come interprete di Ravel e anche questa esecuzione della Suite pianistica che il compositore scrisse tra il 1914 e il 1917 e orchestrò due anni dopo appartiene senza dubbio alle cose migliori offerteci dal direttore nativo di Tourcoing qui a Stuttgart. La liquida iridescenza degli archi e le sonoritá trasparenti e raffinate che Denève ha ricavato dalla RSO des SWR, il fraseggio intenso e concentrato, la raffinatezza della concezione formale pongono di diritto il maestro francese tra i più autorevoli interpreti raveliani della nostra epoca.

La seconda parte del programma iniziava con un altro brano della retrospettiva che in questa stagione la RSO des SWR dedica a Detlev Glanert. In questa occasione abbiamo ascoltato Fluss ohne Ufer, poema sinfonico che costituisce una sorta di studio preliminare per l’ opera Das Holzschiff, eseguito per la prima volta il 19 luglio 2009 dalla WDR Sinfonieorchester Köln sotto la direzione di Semyon Bichkov, a cui la partitura è dedicata. Come tutta la musica di Glanert, anche questo è un brano per nulla ostico all’ ascolto e che impressiona per il sontuoso splendore sinfonico delle sonorità e per una tecnica compositiva molto rifinita. La serata si è conclusa con la Sinfonia N° 3 in sol minore op. 42 di Albert Roussel, un autore di cui Stéphane Denève è da anni divulgatore appassionato (tra le altre cose, Roussel era nato anche lui a Tourcoing ed era quindi suo concittadino) e la cui integrale sinfonica da lui incisa per la NAXOS con la Royal Scottish National Orchestra ha contribuito notevolmente all’ affermazione internazionale del direttore francese. Roussel fu uno dei più significativi musicisti francesi del primo ‘900 e uno tra i pochi a scrivere Sinfonie in un mondo musicale che sembrava aver perso l’ interesse per questa forma. La Terza Sinfonia fu composta nel 1930, su commissione di Serge Koussevitzky e della Boston Symphony Orchestra che in quell’ anno festeggiava il suo cinquantesimo anniversario. Tutto il lavoro è basato su un motivo di cinque note esposto dai legni durante il primo tempo e poi rielaborato nel corso dei tre movimenti successivi. Una partitura decisamente interessante per la raffinatezza delle combinazioni armoniche e il trattamento della ritmica vario e ricercato. Denève ha messo qui in campo tutta la sua profonda conoscenza di una musica che dirige regolarmente da anni e che conosce come pochi altri interpreti di oggi. La RSO des SWR lo ha assecondato con una sonorità sontuosa e affascinante negli impasti timbrici. Grande successo finale, con il pubblico della Liederhalle che ha voluto più volte alla ribalta il maestro.



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