La Radio-Sinfonieorchester Stuttgart des SWR ha inaugurato la stagione sinfonica 2015/16, che oltre ad essere la settantesima dalla fondazione del complesso sarà anche l’ ultima prima della progettata fusione con la SWR Sinfonieorchester Baden-Baden und Freiburg. La nuova SWR Symphonieorchester inizierà ufficialmente l’ attività nel settembre 2016. Sul tema della fusione delle due orchestre per dar vita a un complesso sinfonico di grandi dimensioni, da queste parti si è già detto e scritto molto. Non resta che attendere le prime esibizioni del nuovo complesso e soprattutto la scelta del nuovo Chefdirigent che prenderà il posto di Stéphane Denève, il quale proprio per sottolineare il suo disaccordo con questa decisione ha scelto di non rinnovare il suo contratto. Per questa ultima stagione come gruppo autonomo, oltre ai cinque appuntamenti diretti dal maestro francese, la RSO des SWR ha invitato Sir Neville Marriner e Sir Roger Norrington, gli ultimi due predecessori di Denève nella direzione stabile, oltre ad Andrey Boreyko, che per diversi anni è stato Erste Gastdirigent. La consueta rassegna tematica su un compositire contemporaneo sarà dedicata a Detlev Glanert, del quale verrà presentata anche la prima esecuzione assoluta di un brano composto appositamente per l’ orchestra.
Per quanto riguarda la serata inaugurale del ciclo in abbonamento alla Liederhalle, affidata a Eliahu Inbal, purtroppo essa è stata privata all’ ultimo momento della presenza del solista, il pianista israeliano Yefim Bronfman, che doveva eseguire il Terzo Concerto di Bartòk e che all’ ultimo momento ha dovuto disdire l’ impegno per motivi di salute. Il concerto presentava comunque diversi motivi di interesse sia per la presenza di Inbal che per la scelta dell’ Ottava Sinfonia in do minore di Bruckner, eseguita nella versione originale del 1887. Si tratta della partitura più imponente e ambiziosa tra tutte quelle scritte dal compositore austriaco e vale la pena di tracciare un breve riepilogo delle vicende che in sei anni di lavoro, dal 1884 al 1890, portarono all’ elaborazione della Sinfonia nella forma in cui oggi viene eseguita normalmente.
Con la prima versione dell’ Ottava, scritta fra il 1884 e il 1887, Bruckner ideò quella che è forse la partitura sinfonica più imponente che si sia mai vista: 2.080 battute, per una durata di quasi un’ ora e mezza, strumentate per legni a due, nel finale portati a tre, quattro corni, quattro tube, tre trombe, tre tromboni, bassotuba, timpani, piatti, triangolo, fino a tre arpe (womöglich, scrisse il Maestro quasi con timidezza nell’ autografo). Bruckner ne spedì una copia a Hermann Levi, il primo direttore del Parsifal, già artefice del trionfo della Settima a Monaco. Ma Levi, sconcertato dalle dimensioni e dalla complessità dell’Ottava, rispose a Bruckner che non se la sentiva di eseguirla, consigliandogli di effettuare una revisione. Poco tempo dopo, il compositore iniziò una rielaborazione approfondita della partitura, concludendola nel marzo del 1890. La seconda versione contiene 180 battute in meno, con rimaneggiamenti imponenti nel primo tempo, privato della perorazione conclusiva, e nello Scherzo, con la sostituzione del Trio, e il taglio di trentotto battute nell’ Adagio e di sessantadue nel Finale. La strumentazione venne radicalmente modificata, con i legni portati ovunque a tre e l’ immissione del controfagotto, oltre a diverse altre piccole modifiche in altri punti. La prima partitura a stampa venne pubblicata dall’ editore Schlesinger, con la dedica all’ imperatore Francesco Giuseppe (che si era accollato le spese di stampa) ma in una versione notevolmente alterata dagli allievi di Bruckner che come tante altre volte approv, o più che altro subì. La prima esecuzione assoluta si tenne al Musikverein il 18 dicembre 1892, con i Wiener Philharmoniker diretti da Hans Richter. Il successo fu grandioso, probabilmente il maggior trionfo di pubblico ricevuto da Bruckner nella sua carriera.
Nel 1938 fu pubblicata l’ edizione critica della Sinfonia curata da Robert Haas, che riapre alcuni dei tagli praticati da Bruckner distinguendo fra gli interventi operati autonomamente e quelli secondo lui derivatti da consigli esterni, e recupera alcuni squarci della versione 1887, adattandoli alla nuova orchestrazione, oltre a sistemare diversamente altri particolari. Un’ ulteriore revisione vide la luce nel 1955, nell’ ambito della nuova edizione critica delle opere di Bruckner a cura di Leopold Nowak. Essa riproduce esattamente tutto ciò che nel manoscritto del 1890 sia effettivamente opera di Bruckner, espungendone gli interventi materialmente operati da altri. Queste sono le due versioni adottate dalla maggior parte dei direttori d’ orchestra che hanno affrontato il lavoro negli ultimi decenni. La versione originaria dell’ Ottava, quella respinta da Levi nel 1887, venne pubblicata nel 1972, sempre a cura di Nowak.
L’ ascoltatore abituato alla versione normalmente in uso nota immediatamente, oltre ai tagli e al diverso finale del primo movimento, la strumentazione complessivamante più leggera e il tono molto meno grandioso delle battute conclusive nel Finale. In ogni caso, è di estremo interesse il confrontare le due stesure per valutare come il processo compositivo di questo capolavoro abbia preso gradatamente forma. La divulgazione della partitura originale si deve proprio a Eliahu Inbal, che la incise nell’ ambito della sua celebre integrale bruckneriana con la Radio-Sinfonieorchester Frankfurt, insieme alla prima versione della Terza e alla Nona con il Finale ricostruito. Il direttore israeliano ha poi eseguito questa edizione con altre grandi orchestre internazionali, qualificandosi come il massimo conoscitore della partitura.
Come il direttore israeliano ha affermato due anni fa durante la presentazione del concerto alla Liederhalle in cui diresse la Settima, la sua concezione di Bruckner è quella di un autore che non appartiene alla tradizione classica del linguaggio sinfonico basato sull’ elaborazione motivica, ma che si caratterizza tramite la giustapposizione e il contrasto di blocchi sonori, in linea con le tendenze compositive di Berlioz, Liszt e Wagner. Tradotto in realtà sonora, il Bruckner di Inbal si definisce per i colori contrastanti, i tempi generalmente abbastanza mossi e il massimo rilievo dato alla cantabilità di certi incisi. In questa esecuzione dell’ Ottava ho apprezzato soprattutto la severa, quasi classica definizione del fraseggio e delle sonorità e la lucidità di analisi con cui Inbal ha messo in rilievo le grandiose architetture formali del primo tempo e del Finale. Eccellente anche la cantabilità intensa e aristocratica conferita da Inbal all’ Adagio. La RSO des SWR ci ha fatto ascoltare in queste ultime stagioni una serie di esecuzioni bruckneriane assolutamente perfette per omogeneità e virtuosismo strumentale e anche in questa occasione il complesso ha suonato in maniera impeccabile. Una menzione particolare merita la sezione degli ottoni, a mio avviso attualmente una delle migliori tra quelle dei complessi sinfonici tedeschi, splendida per intonazione, proiezione sonora e squillo. Il pubblico della Liederhalle ha premiato con applausi intensissimi un’ esecuzione davvero di alta qualità.