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RSO Stuttgart des SWR – Jakub Hrůša e Augustin Hadelich

Creato il 31 gennaio 2015 da Gianguido Mussomeli @mozart200657
Foto ©Prague PhilharmoniaFoto ©Prague Philharmonia

Jakub Hrůša, trentatreenne direttore originario di Praga e considerato tra le più promettenti bacchette di oggi a livello internazionale, si era già esibito con la Radio-Sinfonieorchester Stuttgart des SWR esattamente due anni fa. In quella occasione il mio giudizio sulle sue qualità di interprete era stato ampiamente positivo, soprattutto per la sicurezza tecnica e l’ intensità espressiva con cui aveva eseguito un brano interessantissimo e di rara esecuzione come la Seconda Sinfonia “Asrael” di Josef Suk. In questi giorni Hrůša è tornato sul podio della Liederhalle per dirigere due programmi e io sono andato ad ascoltare la seconda serata, che era una di quelle in cui la RSO des SWR si propone come ospite del ciclo organizzato dal Kultúrgemeinschaft. Solista era Augustin Hadelich, trentenne violinista nato in Italia da genitori tedeschi, formatosi negli USA alla Juilliard School of Music di New York e arrivato alla notorietà internazionale con la vittoria nell’ edizione 2006 della International Violin  competition of Indianapolis.

Foto ©Luca ValentaFoto ©Luca Valenta

Per la sua esibizione con la RSO des SWR, il giovane violinista ha scelto il Concerto in la minore op. 53 di Dvorak, scritto nel 1879 e dedicato al grande solista Joseph Joachim, amico intimo di Brahms che scrisse per lui il Concerto op. 77 e il Doppio Concerto op. 102. Joachim non eseguí mai il lavoro in pubblico nonostante Dvorak avesse accolto le sue richieste di modifica alla partitura originale; ciò nonostante, il lavoro si impose rapidamente all’ attenzione del pubblico e dei grandi solisti che ancora oggi lo prediligono per la bellezza delle linee melodiche e l’ originalità delle soluzioni di scrittura. L’ esecuzione di Augustin Hadelich mi è sembrata molto buona ma non di livello assoluto. Il giovane strumentista, che suona uno Stradivari del 1723 denominato “Ex-Kiesewetter”, ha evidenziato una bella musicalità, una tecnica molto completa e una buona capacità di rendere il respiro melodico. Il suono però è apparso piuttosto ridotto di volume e carente di espansione soprattutto nella corda di sol, anche se indubbiamente bello come qualità timbrica. Nonostante l’ estrema attenzione prestata da Hrůša nel graduare il livello delle sonorità, il suono del solista è stato inghiottito dall’ orchestra in alcuni passaggi del primo movimento. Meglio riuscita la resa dell’ Adagio ma non troppo, nel quale Hadelich ha reso molto bene la linea del canto e la flessibilità ritmica. Anche il Finale è stato eseguito in maniera eccellente dal punto di vista virtuosistico manon proprio con quell’ autorità tipica del virtuoso di classe assoluta. Una buona prestazione, tecnicamente impeccabile ma forse non del livello a cui ci hanno abituato autentici assi dell’ archetto come Arabella Steinbacher, Christian Tetzlaff, Gidon Kremer, Leonidas Kavakos, Isabelle Faust e Patricia Kopatchinskaja, che abbiamo potuto ascoltare qui a Stuttgart negli ultimi ann. Splendida invece è apparsa l’ esecuzione del Capriccio N° 5 di Paganini, eseguito da Hadelich come fuori programma.

Dopo la pausa, Jakub Hrůša ha dato un’ ulteriore dimostrazione delle sue qualità direttoriali nelle Danze Sinfoniche op. 45 di Rachmaninov, ultimo lavoro del musicista russo che lo scrisse tra il 1940 e il 1941 nella sua casa di long Island a Beverly Hills. La RSO des SWR ha offerto una prestazione di altissimo livello per bellezza e compattezza di suono e il giovane direttore praghese ha trovato accenti e colori da interprete di alto livello, per eleganza di fraseggio, accuratezza nella realizzazione delle dinamiche e perfetta immedesimazione stilistica in una partitura che rischia spesso di suonare come eccessiva e bombastica nei toni. Un’ esecuzione trascinante per intensità di respiro cantabile e minuziosa cesellatura dei dettagli strumentali, ricca di slancio e tensione espressiva ma assolutamente priva di retorica. Dopo aver ascoltato questa serata posso confermare che Jakub Hrůša è senz’ altro uno dei direttori più originali e preparati della giovane generazione, in possesso di tutte le qualità necessarie per diventare un grande del podio nei prossimi anni. Successo trionfale in una Liederhalle quasi completamente esaurita.



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