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Rubo Dunque Sono

Creato il 04 settembre 2011 da Marcolovesquiet

Stamattina sono uscito a prendere un caffè.

Mi sono chiesto come faccia il caffè a costare un euro. Deve essere il prodotto con il più enorme ricarico che ci sia. D’altronde mi chiedo anche come facciano certi bar a sopravvivere, in questo periodo di crisi. Forse la risposta sta nel ricarico mostruoso che c’é sul caffè.

Siamo intorno al 500% su un prodotto che dá assuefazione, dovrebbe essere un crimine.

Mentre pensavo a ciò, ho comprato i giornali. Mi piace tenermi informato.

Mi siedo a un tavolo, aspetto che arrivi la mia barista del cuore (ti amo ogni mattina per una quindicina di minuti Sara. Nonostante il ricarico osceno che mi metti sul caffè, sei sempre bellissima) e inizio a leggere.

Bocca mi piace. I giornalisti dovrebbero tutti essere giornalisti da sessant’anni. Bocca scrive su “la Repubblica”. Si sono proprio un comunista a leggere “la Repubblica”.

Sono così comunista che ricordo come fosse ieri i tempi in cui si comprava il manifesto a cinquanta mila per mantenerlo in vita.

Forse é stato questo a spingere Insabato a far scoppiare un magnum davanti alla redazione del quotidiano comunista. Una storia un po’ grottesca la sua dato che, alla fine, il petardo gli é scoppiato in mano. Ferendolo alle braccia e alle gambe.

Magari tutti quelli di estrema destra, estrema sinistra, curva sud fossero così.

Io all’epoca pensavo che nessun operaio lettore del Manifesto potesse permettersi un giornale da cinquanta mila. Mi sa che avevo ragione. E io nel novantasette ero alle medie.

Ma parlavo di Bocca.

In realtà quello che ho letto stamattina é stato il suo primo articolo che abbia memoria di aver letto. Ma giuro che mi é piaciuto tanto.

“Rubo dunque sono” questo il titolo.

Un raccontino ricco di citazioni colte, Kant su tutti, che parte da Raul Gardini e arriva a Penati, per provare a spiegare perché certuni soffrano di questa cleptomania clinica.

Io lo so perché, Bocca; tu domani mattina lascia il tuo laptop sul treno. Scommetto che non lo ritroverai all’ufficio oggetti smarriti. Sai perché? Perché la maggior parte della gente ruba. A partire dai baristi che rincarano il 500% sui caffé.

Tu non hai mai rubato nulla Bocca? Mai? Non hai mai acceso un cero elettrico in chiesa, senza effettivamente infilare la duecento lire?

Io rubo: chewingum, fidanzate, i soldi del monopoli quando faccio il banchiere. E capisco pure Gardini. Lui invece che rubare chewingum, ruba Montedison, parte da una posizione un po’ più elevata della mia; di conseguenza deve soddisfare il suo desiderio di appropriazione indebita con oggetti più preziosi.

Sono io che sono una brutta persona? Io, Gardini e Penati? E basta? Voi tutti brava gente? Mai rubato?

Davvero, ditemelo. Perché io, in fondo, mi sento una brava persona. Pensate, pagherei le tasse anche se non avessi un reddito da dipendente.

p.s. Non sono comunista.

p.p.s. Cazzo. Sono appena andato su google a cercare Andrea Insabato. Volevo postare l’articolo come fonte, dato che come storia non é che stia tanto in piedi. Non volevo pensaste me la fossi inventata. Be’, ha facebook. E ha più amici di me, dannazione. Il suo ideale religioso é San Francesco (a Andrea Insabato piace San Francesco) e il suo ideale politico, limitato allo scorso secolo, é Mussolini (Andrea Insabato e Benito Mussolini hanno stretto amicizia). Sei sempre il solito, Andrea. Ah, ama Battisti alla follia. Non Cesare logicamente.


Tagged: amore, Andrea Insabato, Caffé, estrema destra, estrema sinistra, Filippo Penati, Giorgio Bocca, il Manifesto, la Repubblica, odio, Raul Gardini, Rubare

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