Magazine Arte

Rudolf Stingel: l’Uomo che Racconta l’Uomo

Creato il 02 maggio 2013 da Dietrolequinte @DlqMagazine

Pier Paolo Scelsi 2 maggio 2013 Rudolf Stingel: l’Uomo che Racconta l’Uomo

Il concetto di “Labirinto” sarà il nostro fedele compagno in questa piccola recensione. È proprio dopo un dedalo di calli e viuzze, infatti, che arriviamo in Campo San Samuele a Venezia. Questo percorso suggestivo, spesso sconosciuto ai non veneziani, che dal ponte dell’Accademia ci porta qui, in questo campiello ancora tranquillo e salvo dalla ressa e dalla massa chiassosa e urlante del vicino Rialto, ci regala, nell’angolo destro affacciato sul Canal Grande, il bellissimo Palazzo Grassi. Armonico edificio settecentesco, ultimo tra quelli costruiti prima del crollo della Serenissima Repubblica, fu proprietà di ricchi nobiluomini ungheresi e greci, passando di mano in mano fino ad esser residenza prima della famiglia Stucky, poi del conte Vittorio Cini, che qui vi fondò il Centro Internazionale dell’Arte e del Costume. Nei primi anni Ottanta Palazzo Grassi diviene proprietà della Fiat che ne fece il fulcro dell’attività culturale del gruppo. Affidandone il restauro all’architetto Gae Aulenti, la famiglia Agnelli regalò alla città lagunare un nuovo spazio espositivo nel quale si alternarono le personali dei grandi del ‘900, da Pablo Picasso ad Andy Warhol, da Amedeo Modigliani a Salvador Dalì, e mostre dall’impronta storico-archeologica come quelle dedicate a Fenici, Maya, Celti, Etruschi. Dal 2005 Palazzo Grassi parla “francese”. Dopo la morte di Giovanni Agnelli, infatti, la Fiat decide di passare la mano e il comune di Venezia accoglie l’offerta di gestione del gruppo francese PPR di François Pinault, uno dei più importanti collezionisti d’arte del mondo, magnate che dagli anni Novanta in poi, partendo dall’industria del legname, ha creato un vero e proprio impero nel quale si annoverano marchi come Conforama, Gucci, Yves Saint-Laurent, Bottega Veneta, alcuni quotidiani e riviste in Francia, la squadra di calcio dello Stade Rennais e, cosa importantissima, l’azionato di riferimento della casa d’aste Christie’s. Parallelamente a Palazzo Grassi il gruppo francese ottiene, dopo un vero e proprio testa a testa con la collezione Peggy Guggenheim, l’utilizzo degli spazi suggestivi dell’ex Dogana da Mar, ora Punta della Dogana, affidando il restauro di entrambi i luoghi all’architetto giapponese Tadao Ando che concepisce due luoghi ampi e minimalistici. Dal 2006 in questi spazi si sono alternate varie esposizioni che, sempre attingendo all’immenso patrimonio artistico di François Pinault, hanno dato al pubblico la possibilità di conoscere in maniera specifica l’opera degli artisti più famosi e quotati della nostra “contemporaneità”.

Rudolf Stingel: l’Uomo che Racconta l’Uomo

Dopo Madame Fisscher (2012) dedicata all’artista zurighese Urs Fischer, Palazzo Grassi apre le sue porte per la seconda volta ad una “personale”, la prima di un italiano, Rudolf Stingel. Meranese, nato nel 1956, vive e lavora a New York da dove ha proiettato la sua opera verso una sempre più ampia internazionalità. Fa parte della scuderia di Larry Gagosian, ed è oggi uno degli artisti più ricercati e quotati. Entriamo nel chiostro del piano terra di Palazzo Grassi, dove l’unica opera esposta è un grandissimo e certamente cupo autoritratto iperrealista, ripreso da una foto che per molto tempo era rimasta sulla scrivania del pittore, che ne ricrea anche le macchie di caffè e i segni dei bicchieri che sopra di essa erano stati appoggiati nel corso del tempo. Ci guardiamo intorno e ci rendiamo subito conto che i curatori della mostra (Elena Geuna e lo stesso Stingel) si sono cimentati in un allestimento totalmente inedito nella pur lunghissima storia espositiva di questi luoghi: lo spazio architettonico, muri e pavimenti degli interi tre piani, è stato ricoperto da una gigantesca installazione, una moquette il cui “pattern” riprende e reitera in ciascuna sala il motivo di un prezioso tappeto Transilvano che Stingel aveva visto in un testo di arte orientale. Le singole sale, dalle più piccole alle più ampie, non presentano arredamenti o elementi che possano connotarle; ciascuna offre al visitatore su di un lato la vista di un’opera, non vi è un percorso espositivo obbligato, originando la sensazione di smarrimento, di sospensione in un labirinto che si rivela eterno simbolo della ricerca psicanalitica interiore e della dimensione dell’Ego.

Rudolf Stingel: l’Uomo che Racconta l’Uomo

La fruizione diviene quindi un dialogo, meditazione tra l’opera, il luogo e noi stessi, i passi diventano incerti e ovattati, così come i rumori pressoché assenti e il flebile vociare delle persone che ci circondano. La curatrice suggerisce un evidente richiamo, un parallelismo tra i tessuti che avvolgono le sale e il celebre studio viennese di Sigmund Freud, ponendo la decadente Venezia, ancora una volta, come tramite e punto d’incontro tra l’Oriente e la Mitteleuropa, area così vicina e cara all’esperienza del pittore meranese. Lungo la monumentale scalinata principale, tipica dei palazzi settecenteschi veneziani, saliamo al primo piano. Questo è dedicato nella quasi totalità a dipinti privi dell’aspetto figurativo in cui le pennellate, spesso monocrome con tonalità d’argento, e la tramatura della tela si fondono in un suggestivo unicum con la dimensione decorativa dello sfondo delle pareti ammantate. Il pattern del tappeto si lega e affonda dei pigmenti dell’olio e dello smalto e l’astratto dei dipinti null’altro è che la trasposizione del subconscio e della dimensione onirica che affiorano nella tela. Nella sala nobile, affacciata sul Canal Grande ritorna l’elemento umano. Qui troviamo un quadro che riprende nelle dimensioni e nella qualità foto-realistica l’autoritratto del pian terreno, proponendo un omaggio a Franz West, artista recentemente scomparso, molto amico di Stingel con il quale spesso collaborò.

Rudolf Stingel: l’Uomo che Racconta l’Uomo

Nel piano superiore continua la sospensione dello spazio e del tempo ma vi è un piccolo e forte cambio di registro artistico, dalle tele astratte si passa ai ritratti in bianco e nero di sculture di martiri e santi appartenenti alla tradizione gotica germanica e del Sud Tirolo. Qui il dialogo con i dipinti diventa più intenso e personale, lo sguardo delle figure ritratte compenetra il nostro, lo interroga in una reciproca introspezione che trasporta, ancora una volta, all’interno del labirinto della psiche accarezzando, usando le parole dell’artista, le «nostre repressioni e i sensi di colpa». Una mostra certamente suggestiva, particolare, ma forse più adatta ad un pubblico di addetti ai lavori che a semplici appassionati o curiosi. Probabilmente l’assenza di didascalie ai margini delle opere e delle sale e la non disponibilità di guida o audio-guida renderanno estremamente difficile la codifica completa e la lettura immediata del progetto espositivo a chi, per la prima volta, si avvicina all’opera di Rudolf Stingel. Siamo però sicuri che dopo lo spaesamento iniziale, chiunque fruisca questa mostra scevro dell’aspetto puramente didattico e didascalico, verrà proiettato e introiettato in quel labirinto dell’Io, in quello studio dell’uomo e della psiche che forse solo l’arte riesce a raccontare e stimolare.

 

In copertina: Palazzo Grassi – Scalinata principale con installazione

Rudolf Stingel: l’Uomo che Racconta l’Uomo

Rudolf Stingel

7 aprile – 31 dicembre 2013

Aperto tutti i giorni dalle 10.00 alle 19.00

Chiuso il martedì

Chiusura delle biglietterie alle ore 18.00

 

Palazzo Grassi

www.palazzograssi.it

Prenotazioni e prevendite

www.vivaticket.it

 


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :