Termina l’anno del Mondiale inglese, con le grandi sorprese, tra cui il predominio dell’emisfero sud, e le conferme, come i “soliti” All Blacks. Il rugby italiano può fare di più.
Si chiude un 2015 di grandi eventi: l’attenzione si è focalizzata sul Mondiale inglese, essendo la Coppa del Mondo da tempo saldamente in cima alla gerarchia dei tornei di rugby che contano, superando di importanza anche il Sei Nazioni e il Championship (torneo dell’emisfero australe in cui si fronteggiano annualmente All Blacks, Australia, Sudafrica e Argentina) nella preparazione delle squadre.
Banzai
Se si chiedesse a un appassionato di rugby di scegliere un preciso momento da incorniciare di questo 2015, non può non volare col pensiero agli interminabili, cardiopatici, meravigliosi minuti finali del match Sudafrica-Giappone, nel Mondiale inglese.
Con i favori del pronostico sbilanciati a favore degli Springboks (al punto che tanti bookmakers non hanno nemmeno stabilito le quote per un’eventuale vittoria giapponese), i giapponesi scendono in campo senza timori reverenziali.
Dopo le prime fiammate che fanno divertire il pubblico di Brighton, passano i minuti e il Giappone continua a rispondere colpo su colpo anche nel secondo tempo. Allo scadere, avendo realizzato due mete e cinque calci piazzati (per un totale di 29 punti, di cui 24 per mano del recordman Ayumu Goromaru), il Giappone è sotto di soli 3 punti. Continua a insistere, e un’ultima azione tenace e ordinata porta alla magia.
Il momento in cui Hesketh appoggia la palla in meta è un fotogramma destinato a diventare un monumento del rugby, forse il momento più bello che ci porteremo da questo 2015.
Rilancio per le squadre minori
Un momento oltretutto emblematico per valutare lo stato del rugby internazionale: per uno sport che ha sempre pagato dazio all’ampio divario tra forti e deboli, soprattutto a causa della sua diffusione molto alta in alcuni Paesi, ma scarsa o pressoché nulla nel resto del mondo, il 2015 è stato un anno di rilancio.
L’impresa di Brighton ha contribuito a portare tanti profani di fronte al teleschermo: in Giappone, Paese dove l’attenzione sportiva dei media è monopolizzata da sumo e karatè, la successiva partita di rugby contro Samoa è stata seguita da 25 milioni di persone. Il fatto che proprio in Giappone si terrà la prossima edizione della Webb Ellis Cup, nel 2019, è un ulteriore indice della crescita che la palla ovale sta vivendo in questo Paese.
Altra grande Nazionale che testimonia questo processo di crescita è l’Argentina. I Pumas, forti del tifo anche di Diego Armando Maradona, si sono confermati come solida realtà nel panorama mondiale. Dopo un primo girone di grande qualità, hanno ottenuto un’insperata fantastica vittoria contro l’Irlanda ai quarti, consacrando la superiorità, in questo periodo, delle squadre dell’emisfero sud rispetto a quelle deludenti dell’emisfero nord.
#RWC2015 Maradona viajó a Inglaterra para apoyar a Los Pumas. Mirá todas las imágenes: http://t.co/M5E7KPkZbz pic.twitter.com/ukRCbzc68a
— TyC Sports (@TyCSports) 4 Ottobre 2015
Nota di merito anche per la Georgia, capace per la prima volta di centrare il terzo posto nel girone e l’automatica qualificazione al prossimo Mondiale.
Strapotere dei soliti noti
Tuttavia si dovrà ancora lavorare molto per colmare il divario con le squadre più forti.
Ottima la prova degli Springboks, che hanno avuto il merito di riprendersi dopo lo scivolone iniziale col Giappone, vincendo il primo girone, battendo il Galles ai quarti e contrastando gli All Blacks in semifinale, persa di misura 18-20.
Il 2015 è stato soprattutto l’anno dell’eterna rivalità Australia-Nuova Zelanda. Dopo un Rugby Championship vinto ad agosto dai Wallabies, proprio ai danni dei cugini All Blacks, questi ultimi si sono rifatti con un Mondiale pressoché perfetto, che ha permesso loro di conquistare il titolo dopo una grande finale contro la stessa Australia.
2015 #AllBlacks retirements – Ma’a Nonu aka @maavelous – Seven memorable moments https://t.co/P9AsNjfU6T pic.twitter.com/1m68uAXRFe — All Blacks (@AllBlacks) 26 Dicembre 2015
Le delusioni: le grandi d’Europa e l’Italia
È stato un anno da dimenticare per Francia e Inghilterra, quest’ultima addirittura eliminata nel primo girone.
Entrambe le Nazionali, a secco di vittorie anche nel Sei Nazioni (gli ultimi 4 anni hanno visto il predominio di Galles e Irlanda), ripartono da zero per il 2016, con grandi cambiamenti sia nelle formazioni sia in panchina, in seguito all’arrivo di Eddie Jones a Londra e di Guy Noves per i transalpini
C’era grande attesa per l’Italia, che arrivava da un Sei Nazioni altalenante e che, con una grande vittoria in Scozia 22-19, ha zittito i giornalisti d’Oltremanica. Questi intimavano un’estromissione degli azzurri dal torneo continentale, e una successiva brutta sconfitta casalinga contro la Francia 0-29. Al Mondiale l’obiettivo prevedeva il raggiungimento dei quarti di finale, che non è stato raggiunto nonostante due vittorie con Canada e Romania, e un’ottima prestazione contro l’Irlanda, in una partita poi persa 16-9. Il rugby italiano continua così a mantenersi su un livello medio.
Da un lato è assicurata la partecipazione a tutte le principali manifestazioni, sia per nazionali sia per club. Significativa è la presenza di due squadre italiane, Zebre e Benetton, in uno dei maggiori tornei continentali, il Guinnes Pro 12, aperto anche a squadre scozzesi, gallesi e irlandesi. Dall’altro, l’Italia non può ancora competere con le squadre più forti, e anzi quest’anno sono stati fatti dei passi indietro.
Ci sono buone basi, da cui però si può solo migliorare. Il Sei Nazioni 2016 sarà la prima occasione per farlo.
Mondiali Rugby, il crollo dell’Europa https://t.co/SnY1sFTJJV #rugby pic.twitter.com/2JslFq0onq
— Italia Rugby (@italiarugby) 21 Ottobre 2015
Tags:All Blacks,australia,giappone,Italia,New Zealand,Pumas,rugby,Webb Ellis Cup
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