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Runaway: The Dream of the Turtle Part 1 – Recensione

Da Videogiochi @ZGiochi

Cover Runaway 2: The Dream of the Turtle

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Genere:

Sviluppatore: , Pendulo Studios

Produttore: BulkyPix, Focus Home Interactive, FX Interactive

Distributore: FX Interactive, Nintendo, Digital Delivery

Lingua: Italiano

Giocatori: 1

Data di uscita: 22/06/2007

Pegi 12

VISITA LA SCHEDA DI Runaway 2: The Dream of the Turtle

Pro-1Enigmi simpatici e a volte impegnativi Contro-1Engine non del tutto ottimizzato per dispositivi mobili

Pro-2Stile grafico sempre carino a vedersi Contro-2Lenta risposta del gioco al tocco sul touch screen

Le avventure grafiche hanno un posticino speciale nel cuore dei video giocatori; almeno in quelli che, come il sottoscritto, si sentono qualche annetto di troppo sulle spalle. Molto tempo è ormai passato infatti da un’epoca d’oro che vide protagoniste queste produzioni dalla grafica semplice, con fondali statici e personaggi dai pixel evidenti, ma da un appeal ineguagliabile. La mente, sembra naturale, corre immediatamente a quel mostro sacro di Monkey Island, opera della (ahimé per molti di noi) defunta LucasArts, che ha fatto divertire e che diverte ancora oggi grazie a personaggi indimenticabili e battute memorabili. Senza perderci nella nostra solita vena nostalgica, possiamo ricordare brevemente che questo genere di avventure venne ribattezzato “punta & clicca” in ossequio alla loro particolare interfaccia e al semplice sistema di controllo utilizzato. Bastava infatti il tasto di un mouse per compiere ogni azione all’interno del gioco. Ora, con l’enorme diffusione dei dispositivi dotati di touch screen (banalmente, i nostri telefoni e tablet), la formula “punta & clicca” ha trovato nuovo terreno fertile in cui mettere radici e sperare di attirare anche i più giovani. Infatti, dopo il già citato Monkey Island, ha fatto la sua comparsa sugli schermi dei nostri tablet anche Runaway; un’altra serie che nel corso degli anni (ha fatto la sua comparsa anche su Wii) ha conquistato una buona fetta di pubblico e che adesso viene riproposta pari pari, suddividendola però in diversi mini episodi non esattamente a buon mercato. Noi abbiamo provato il primo di questi episodi e di seguito ve ne daremo conto.

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POVERA GINA…

Sembra che i guai riescano sempre a trovarla. Non per colpa sua, bensì a causa della sbadataggine e superficialità del suo fidanzato, Brian Basco, conosciuto nella precedente avventura e protagonista anche di questo episodio; unico personaggio controllato dal giocatore. In vacanza alle Hawaii i due decidono di accettare l’invito di un vetusto pilota che promette di portarli col suo idrovolante a visitare le paradisiache cascate Tiki, ma immancabilmente il volo prende una brutta piega. Il povero pilota decide, con un pessimo tempismo, di farsi venire un infarto, accasciandosi sulla cloche e mandando l’aereo dritto dritto verso uno schianto assicurato. Brian agisce d’istinto e, per salvare l’amata Gina, la spinge fuori dal portellone aperto (questo sarà un argomento su cui il protagonista tornerà più volte durante il gioco) sperando che si apra il paracadute e che atterri sana e salva. Invece la malcapitata, venendo investita da una scarica di proiettili provenienti da un punto imprecisato dell’isola, cade in un lago. Brian però non fa in tempo a vederla riemergere e precipita nel folto della giungla. La nostra avventura ha inizio una volta che Brian si risveglia, malconcio dalla brutta batosta ma vivo, all’interno dell’idrovolante.

La struttura del gioco non si sposta di una virgola rispetto a ciò che già abbiamo imparato a conoscere ed apprezzare dalle avventure grafiche. Il protagonista si muove infatti in ambienti bidimensionali abbastanza statici, tutti da esplorare e pieni di indizi da trovare e raccogliere col semplice tocco del nostro dito. Lo schermo potrà essere toccato dappertutto e ciò comporterà anche i movimenti di Brian; per non perdere tempo e andare dritti al sodo però è presente una pratica lente d’ingrandimento che, una volta sfiorata col dito, evidenzierà tutti i punti di interesse dello stage. A prima vista i molti oggetti raccolti e messi nell’inventario potranno sembrare inutili e senza senso rispetto alla situazione in cui ci si trova; invece tutti hanno la loro specifica funzione, perché è possibile combinarli assieme e, con un po’ di intuito e di (necessarie) prove, si può sempre giungere alla soluzione del rompicapo che vi tiene in scacco. A questo proposito possiamo dire che gli enigmi da risolvere non sono quasi mai banali, anzi, riescono anche a divertire, stimolando un po’ il “pensiero trasversale” del giocatore. Essendo un’avventura punta e clicca non mancheranno ovviamente i dialoghi a scelta multipla, che il povero Brian sarà costretto a sostenere durante gli incontri con i molti personaggi assurdi, necessari per progredire nella ricerca della sua amata e per scoprire il segreto che l’isola cela. Scegliere una stringa di dialogo piuttosto di un’altra comunque non influenzerà la trama, tanto che è sempre possibile, una volta ricomparso il menù di selezione, scegliere proprio tutte le opzioni di una conversazione.

DUE DIMENSIONI… E MEZZO

Sotto il profilo grafico, in realtà, non vi è molto da scrivere; trattandosi di un semplice porting della versione PC la qualità delle texture e dei fondali rimane la stessa vista all’epoca della sua uscita. Ciò nulla toglie alla passione posta dal team di sviluppo che porta, con una grafica cartoon in cel shading, personaggi (volutamente stereotipati) “quasi” tridimensionali a muoversi in modo naturale in ambienti 2D. A questo proposito possiamo aggiungere che sia le animazioni dei personaggi, sia le molte, differenti, ambientazioni, sono realizzate in modo molto curato, coloratissimi, vivaci e davvero sempre caratteristici e simpatici. Ad impreziosire il tutto ci pensa un buona quantità di cut scenes ben piazzate; anche se purtroppo molte sono abbastanza lunghe e non si possono saltare, cosa che si poteva evitare, a nostro avviso, soprattutto quando si devono rivedere per l’ennesima volta a causa – capita – della necessaria ripetizione della medesima sezione. Un unico appunto deve esser fatto alla fluidità del motore di gioco; su tablet si notano dei rallentamenti, anche nella fase di reattività al tocco e nei caricamenti tanto da rendere, alle volte, l’azione di gioco leggermente “scattosa”. Il comparto sonoro è, anch’esso, molto curato; la soundtrack avventurosa riesce a rimanere in secondo piano e a creare l’atmosfera giusta nel giusto momento, mai prevaricando l’azione di gioco o i dialoghi che, al contrario dei fratelli maggiori, rimangono in lingua Inglese, sottotitolati però tutti in Italiano. La prolissità dei dialoghi, considerata da molti lo spauracchio del terzo millennio, non è assolutamente un male (considerando anche la natura del gioco) ma, tra una battuta ironica e l’altra ci saremmo aspettati un po’ più di originalità… però questo, ovviamente, vale per tutte le versioni del gioco uscite sinora.

Immagine anteprima YouTube IN CONCLUSIONE
Runaway: The Dream of the Turtle Part 1 risulta essere, tutto sommato, un porting accettabile, visto che mantiene la medesima formula e lo stesso appeal che su PC e tenta timidamente una ottimizzazione per dispositivi portatili, riuscita però a metà. La bassa reattività del touch screen unita ad un motore di gioco (forse pesantino?) lo rende abbastanza lento da giocare, cosa che purtroppo va a scapito del puro divertimento assieme a Brian e soci. Inoltre non possiamo scordare che questo è solo la prima parte degli episodi in cui l'avventura (unica su PC e Wii) risulta suddivisa, con buona pace dei vostri portafogli. ZVOTO 6
Voto dei lettori6
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Il solito Brian Basco... COSA SIGNIFICA PER NOI QUESTO VOTO? SCOPRILO LEGGENDO I NOSTRI CRITERI DI VALUTAZIONE!!!

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