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Russia e Ucraina: cosa c’è in gioco?

Creato il 13 febbraio 2014 da Rodolfo Monacelli @CorrettaInforma

Interessi economici e geopolitici nello scontro tra Russia, Ucraina e Unione Europea

Ucraina Russia e Ucraina: cosa cè in gioco?

Quando durante il Natale del 1991 Michail Gorbacev annunciò la fine dell’Unione Sovietica, Fukuyama affermava che eravamo alla “ fine della storia”. E in quella cosiddetta “fine” vi era anche il futuro di tutti gli stati che avevano fatto parte  dell’ex Unione Sovietica. Una fine che doveva, in realtà, segnare un inizio: quello dell’era della democrazia liberale , a cui anche gli ex stati sovietici andavano incontro. In realtà, quasi tutti gli stati che si erano riappropriati della loro indipendenza restavano sotto moltissimi aspetti e condizioni ancora molto legati a Mosca ed alla sua politica.

Una di queste era ed è ancora oggi l’Ucraina che, senza ombra di dubbio, può essere definita una costola della Russia. Geopoliticamente gli ucraini hanno  delle dipendenze dai russi di ineludibile evidenza. Uno dei principali è l’approvvigionamento energetico. La compagnia russa Gazprom ha sempre fornito il gas al governo di Kiev a un prezzo di grande favore. Non bisogna neanche dimenticare che la Gazprom ha la rete di gasdotti più grande dell’intero pianeta e che le forniture verso l’Europa sono possibili anche verso i gasdotti che passano dall’Ucraina stessa. Gli interessi economici in ballo, quindi, sono giganteschi, anche solo a voler considerare l’enorme fatturato della Gazprom grazie alla forniture di gas in tutta Europa, Italia compresa. Ecco perché la Russia avrà sempre gli occhi puntati non solo sulla politica estera, ma anche su quella interna fatta da Kiev.

Ma gli interessi internazionali sui destini ucraini, soprattutto negli ultimi decenni, sono cresciuti anche da parte di tutto l’occidente. E, in particolare, anche da parte degli Stati Uniti. Avere un governo amico, in uno stato dove ci sono interessi economici cosi forti, ma che soprattutto confina con la Russia, significa avere una pedina molto importante a proprio favore nel grande scacchiere della politica internazionale. E qui, per capire cosa accade oggi , possiamo tornare indietro alla fine del 2004, quando il presidente filo-russo Victor Yanukovic venne costretto ad annullare le elezioni in cui era stato eletto presidente dopo le proteste e le accuse di brogli fatte dal suo avversario Viktor Juscenko che vinse le elezioni successive e divenne il presidente della nazione. Erano i giorni della cosiddetta “rivoluzione arancione” che Juscenko guidava in tandem con la “ passionariaJulia Tymosenko.

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La rivoluzione arancione non venne solo supportata politicamente dall’occidente e dagli americani, ma anche finanziata  in modo massiccio con milioni di dollari dagli Stati Uniti. Il gioco diplomatico sull’Ucraina, “tirata da tutte le parti” in ogni caso non si ferma. E arriviamo al 2010, quando Yanukovic torna a essere il presidente dopo aver sconfitto nelle urne  Julia Tymosenko, che viene successivamente arrestata durante un assemblea del parlamento ucraino nel 2011, dove scoppiano tafferugli tra la polizia ed i suoi sostenitori. Sembra la scena di un film, ma è la realtà di un paese lacerato dalle troppe ingerenze esterne. La Tymosenko viene imprigionata perché accusata di aver favorito dei contratti sul gas ucraino senza aver avuto il consenso del governo. Fatti che sarebbero accaduti tra il 2007 ed il 2010, quando la bionda Julia ricopriva la carica di primo ministro. Nel 2012 vengono diffuse in tutto il mondo delle sue foto che la ritraggono nella sua cella in pessime condizioni fisiche e piena di lividi. Questo a testimoniare i maltrattamenti e le torture che la Tymosenko denuncia ancora oggi di aver subito.

E arriviamo a oggi, alla fine del 2013, quando la già precaria situazione economica porta nel paese il riacutizzarsi della tensione sociale. Ed esplodono le proteste contro Yanukovic. Ai cittadini che si oppongono al presidente tanto caro a Putin si uniscono anche militanti dell’estrema destra e, in alcuni casi, anche disertori delle forze di polizia. Per gli ucraini questo non è certamente solo l’ennesimo gelido inverno. È anche l’inverno in cui si scrive il futuro di una nazione sempre più in preda alle divisioni interne e agli interessi internazionali. Se gli ucraini riusciranno a risolvere tutti questi problemi non lo sappiamo. Per ora possiamo solo augurare loro buona fortuna.




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