Mentre il mondo segue, giustamente, con apprensione gli eventi giapponesi e le conseguenze sull'economia globale e si interroga, opportunamente, sulle scelte energetiche da intraprendere alla luce del disastro della centrale nucleare di Fukushima, Russia e Turchia sono impegnate in un braccio di ferro sul progetto South Stream, il progetto di gasdotto frutto di una joint venture Gazprom-Eni considerato strategico per l'approvvigionamento di gas dell'Europa occidentale. Lungo 3600 chilometri e con una capacità di 63 miliardi di metri cubi l'anno, South Stream dovrebbe portare il gas russo a Ovest attraverso Mar Nero e Balcani. Il progetto è in diretta concorrenza con quello europeo Nabucco, visto con favore anche dagli Usa, pensato per ridurre la dipendenza energetica del Vecchio Continente dalla Russia convogliando il gas del Mar Caspio direttamente in Europa attraverso la Turchia.
La Turchia, dal 10 dicembre, non ha ancora dato il permesso di far passare South Stream nelle sue acque territoriali. La visita del premier turco a Mosca, nella quale Erdogan tra l'altro ha ribadito che, nonostante l'incidente giapponese, la Turchia intende procedere con la costruzione di una centrale nucleare (che dovrebbe essere realizzata proprio dalla Russia) si è conclusa con un nulla di fatto e per ora Ankara continua a negare il permesso di passaggio di South Stream nelle sue acque territoriali del Mar Nero. La questione sta assumendo contorni molto seri, al punto che il vicepremier Igor Sechin, in un'intervista al quotidiano economico Kommersant, è arrivato a dire che Mosca potrebbe anche rinunciare a far passare il gasdotto sotto il Mar Nero. “Gazprom e il governo russo stanno studiando diverse possibilità per minimizzare le spese di realizzazione del progetto South Stream” ha detto Sechin.
Secondo Gazeta.ru, la Turchia sta cercando di ottenere uno sconto sul prezzo del gas che acquista da Gazprom. Denis Borissov, analista di Bank of Moscow, ritiene che la Russia potrebbe fare concessioni ma solo se la Turchia accettasse di far passare il gasdotto sotto il Mar Nero. Il premier russo Vladimr Putin ha incaricato il ministro dell'Energia, Sergei Shmatko, di riflettere sul progetto di un impianto di produzione di gas liquefatto sul Mar Nero. La possibilità di costruire un tale impianto, ha dichiarato il vice premier Sechin a Kommersant, “può essere sia un complemento, sia un'alternativa al gasdotto” dato che “un impianto di liquefazione del gas si può costruire anche nel nord della Russia con il gas della penisola di Yamal". Ma gli analisti intervistati proprio da Kommersant sostengono che tale progetto è un bluff e che la Turchia lo sa benissimo: "La Russia non può rinunciare in nessun modo a South Stream, nella misura in cui l'immagine del premier Vladimir Putin e gli accordi conclusi con i paesi dell'Europa orientale ne soffrirebbero troppo". dice Mikhail Krutikhin di RusEnergy.
(Da un lacio dell'agenzia TMNews con fonte Afp)
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