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Ryan Wallace e il lacrosse come filosofia di vita

Creato il 25 novembre 2015 da Sportduepuntozero

Non tutti sanno che, prima di codificare le regole di base della pallacanestro, James Naismith era un giocatore di lacrosse. A raccontarcelo è Ryan Wallace, 34 anni, originario del Colorado, arrivato a Torino a fine ottobre per allenare i Taurus. “Basket e lacrosse hanno diverse cose in comune” assicura, “movimenti, difesa della palla, pick and roll. Il lacrosse ha la stessa velocità ma è più fisico, un po’ come il calcio e il rugby”. Giocatore, coach e arbitro internazionale, Ryan parla e vive con entusiasmo. Ha diversi tatuaggi su tutto il corpo, legati al lacrosse e non solo. Sul braccio sinistro è disegnata una donna avvolta in una bandiera a stelle e strisce, tratta dall’immagine di una campagna alimentare di inizio ’900 che recava lo slogan “sow the seeds of victory” (semina il seme della vittoria); frase che si adatta bene anche allo sport.

Ryan ha fatto del lacrosse quasi una professione; negli Stati Uniti segue una ventina di partite a settimana e conosce davvero ogni aspetto del gioco. Per questo, nei periodi di pausa della stagione americana, ha dedicato gli ultimi dieci anni della sua vita a girare il mondo per insegnare lacrosse. Ha allenato in Gran Bretagna, in Spagna, in Irlanda, in Costa Rica e in gran parte degli States. A ottobre ha deciso di tornare in Europa per rivedere un po’ di gente e ha trascorso due settimane in Germania e due in Galles, prima che la sua “missione” lo conducesse in Italia. “Il lacrosse mi ha portato ovunque” assicura, “senza di esso avrei molti meno amici e non sarei arrivato qui. Sono grato al mio sport e non riesco a immaginare un futuro lontano dai campi”.

A Torino Ryan Wallace ha trovato l’ambiente ideale per liberare la sua passione. “Ho iniziato a giocare poco prima dei vent’anni, più o meno come questi ragazzi” racconta in riferimento ai Taurus, “e non sono mai stato un campione. Di conseguenza la mia realtà è molto simile a quella che ho trovato qui, dove il lacrosse si sta sviluppando. C’è bisogno di allenarsi e di imparare nuovi aspetti del gioco”.

Mix di corsa, forza fisica e contatto, il lacrosse richiede grande intelligenza. Ecco perché oltre a velocizzare i fondamentali e consolidare le abilità individuali, l’allenamento che Ryan ha proposto ai gialloblu si basa sul ragionare come una squadra e sulla capacità di leggere le situazioni in campo.

Dopo la Coppa Prealpina del primo novembre, nello scorso week end i torinesi hanno giocato a Berna contro una formazione svizzera, nel primo incontro internazionale della loro storia. Un’esperienza indimenticabile per tutti al di là del risultato. Hanno perso ma, come assicura Ryan, “si impara di più da una sconfitta contro una squadra più forte piuttosto che da una vittoria contro un avversario più debole”.

E nel freddo sempre più pungente dell’inverno cittadino, i Taurus sono tornati al lavoro per correggere gli errori dell’ultimo match, guidati dal loro coach d’oltreoceano. “Giocare in Italia dove il lacrosse è agli albori porta con sé un grande vantaggio” osserva, “permette a molti ragazzi di vestire la maglia della nazionale e confrontarsi così con i paesi dove la disciplina è più popolare”.

L’anno scorso i Mondiali si tennero proprio in Colorado, a Denver, e tra gli azzurri figurava anche il capitano gialloblu Lorenzo Battaglia. “Negli Stati Uniti questo sport è cresciuto moltissimo e dove vivo io ci sono squadre professionistiche, amatoriali e di college, indoor e outdoor” spiega Ryan, “ho scoperto la formazione di Torino grazie a Facebook e quando ho visto che cercavano un coach non ho perso l’occasione. Speravo di avere più tempo per fermarmi ma dovrò ripartire presto”.

L’aereo di Ryan Wallace per il Colorado ripartirà venerdì. A casa ricomincerà a giocare, ad allenare e arbitrare. Rimarrà in contatto con i suoi nuovi amici torinesi e probabilmente li incontrerà di nuovo, magari a Manchester in occasione dei prossimi Mondiali.

La foto è di Damiano Benedetto


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