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Ryū ga gotoku - Gekijō-ban (龍が如くー劇場版, Yakuza Like a Dragon)
Creato il 27 febbraio 2012 da Makoto @makotosterNellasua veste di cantore della contemporanea cultura pop giapponese, Miike Takashiguarda anche all’universo dei videogiochi come, oltre al recentissimo Gyakuten saiban (Ace Attorney), presentato in anteprima mondiale all’ultimo Festivaldi Rotterdam, testimonia anche Yakuza Like a Dragon, tratto dalpopolare videogame Yakuza (2005),ideato da Toshihiro Nagoshi per Sega ePlaystation 2. Nelridurre l’ampia trama del videogioco, Miike e lo sceneggiatore Togawa Seiji nonpossono fare a meno di dare vita una storia costruita sul sovrapporsi dimolteplici personaggi e diversi intrecci, che si svolgono tutti nel corso diun’afosa notte d’estate, fra cui dominano quelli relativi al protagonistaKazuma Kiryū, uno yakuza appena rilasciato dopo una detenzione di dieci anni.L’uomo si aggira nel quartiere a luci rosse di Kuramachō, immaginariarivisitazione del reale Kabukichō di Shinjuku, mentre due diverse bande yakuzagli danno la caccia, per regolare dei conti passati, che il film mai chiarirà.Il boss di una di queste due bande è Majima Gorō, un criminale psicopatico convistosa giacca di pelle e benda nera ad un occhio, che si diverte a colpire isuoi rivali con palle da baseball lanciate da una mazza tutta d’oro. Frascontri di bande e spettacolari risse nei vicoli del quartiere l’intrecciocomplica la situazione di Kazuma con la scomparsa di un’ingente somma di denaroappartenuta a un terzo clan, quello dei Tōjō, che in molti ritengono connessaalla scarcerazione dello stesso Kazuma. Ma le cose non finiscono qui. Ilprotagonista, infatti, si prende a cuore anche le sorti della piccola Haruka,una ragazzina alla ricerca della madre, che si scoprirà non essere estraneaalla scomparsa del denaro. Ci sono poi Yūi e Satoru, due giovani chetrascorrono la notte a rapinare negozi di vario genere; Imanishi e Nakanishi,una sgangherata coppia di malviventi, coi loro vistosi passamontagna verde erosso, alle prese con una rapina in banca (la stessa in cui sono scomparsi isoldi dei Tōjō); Park, un killer coreano assoldato per eliminare un misteriosoboss; Date, un detective anche lui non estraneo all’arresto, dieci anni prima,di Kazuma; Noguchi – interpretato dal miikeiano Aikawa Shō – che trascorrequasi tutto il suo tempo in un sovraffollato koban (posto di polizia) proprio adiacente alla banca dove avvienela rapina; e, ma l’elenco non è completo, Beam, un trafficante masochista che vende armi e informazioni incambio di percosse. Nelsuo gioco postmoderno di moltiplicazione degli intrecci e di mescolamento didiversi generi (almeno azione, noir, commedia e melodramma), Yakuza Like a Dragon si diverte ariprendere alcuno topoi del cinema yakuza, sia di quello classico, sia dellarivisitazione propostane in passato dalla stesso Miike. Kazuma, coi suoicompleti bianchi, sembra, a partire dal disinteressato aiuto alla piccolaHaruka, l’erede di un certo stoicismo tipico dell’eroe yakuza dei film diMakino Masahiro e Takakura Ken degli anni Sessanta. Il suo antagonista, invece,nei suoi abiti sgargianti, nei suoi modi paradossali, nel sadismo che locaratterizza appare come una filiazione del Kakihara di Ichi the Killer. Così, se, da un lato, lo scontro fra i duepersonaggi richiama quello fra lo yakuza buono e lo yakuza cattivo, tipicodegli anni d’oro del genere, dall’altro, la loro compresenza nel film, sembradavvero essere un modo di far coesistere all’interno di uno stesso intrecciodue immagini della yakuza appartenenti a due diversi momenti della storia delgenere. Ilcarattere metareferenziale di Yakuza Likea Dragon è del resto confermato nella scena della sparatoria nei bagni dilusso Serena, che nel carattere allo stesso tempo barocco e geometrico dellescenografie, nell’uso delle luci e dei colori pop – su tutti il rosa –,nell’organizzazione simmetrica delle coreografie richiama in tutta evidenza icapolavori del Nikkatsu Action. Cosìcome non manca, nel momento in cui Majima si riferisce a Kazuma e alla bambinache questi porta sempre con se, un’esplicita citazione verbale della famosaserie degli anni Settanta Lone Wolf andCub (Kozure Ōkami), in cui ilprotagonista era al centro di mirabolanti scene d’azione sempre accompagnato daun bambino in carrozzina. Appartenentiancora alla tradizione del genere sono poi la figura dello yakuza appena uscitodi prigione, poco in sintonia coi tempi nuovi (vedi le sue difficoltà colcellulare) e costretto a fare i conti col proprio passato; la guerra fra bandesenza esclusione di colpi; la gerarchia violenta e umiliante che contrassegnale diverse gang dove il sopruso dell’oyabunverso i suoi sottoposti è all’ordine del giorno (valgano per tutti le mazzateche Majima assesta ai suoi uomini ogni volta che qualcuno di questi fa qualcosadi fuori posto); e, per chiudere, l’esibizione, nei momenti culminati dellastoria, dei vistosi tatuaggi sul petto o sulla schiena dei diversi yakuza, cherappresentano una vera e propria icona del genere e che qui ritroviamo nelloscontro finale. Più vicini, invece, alla miikeiana rivisitazione del generesono l’assunzione di un secondo punto di vista sul mondo della yakuza, quellodella piccola Haruka che rimanda al bambino di Rainy Dog, e, soprattutto, la rappresentazione del mondo dellamalavita giapponese in una dimensione multietnica, qui assunta dal killer e daltrafficante d’armi entrambi coreani (cui si aggiunge un terzo personaggio,sempre proveniente da quel paese, e ironicamente chiamato Kim Ki-duk).Sulpiano narrativo e visivo, il film presenta alcune caratteristiche tipiche delcinema di Miike, a partire dall’suo di un montaggio che spezza la linearitàdella narrazione per passare frequentemente da un evento a un altroalternandone i momenti salienti, per arrivare ad effetti derivati in modoironico dagli spot pubblicitari, come accade in modo esilarante nello scontro finale, quando Kazuma riesce ad averela meglio sul suo rivale bevendo un integratore che sortisce gli stessi effettiche gli spinaci hanno per Braccio di Ferro. Inconclusione Yakuza Like a Dragon èforse uno fra i più riusciti film dell’ultimo Miike, ma non certamente uno deimigliori della sua lunga carriera che in passato ha conosciuto ben altre intensità. [Dario Tomasi].
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