Magazine Cultura
Non solo una rappresentazione in piazza sui moti che portarono alla sollevazione popolare e alla cacciata dei piemontesi, ma una festa che coinvolge tutta l'isola nell'ambito dei 150 anni dell'Unità d'Italia.
Così la Regione presenta Sa Die de Sa Sardigna (il giorno della Sardegna) edizione 2011 che si celebrerà giovedì 28 aprile. "Questo appuntamento poteva sembrare un di più rispetto ai festeggiamenti per i 150 anni - ha spiegato l'assessore della Pubblica Istruzione e Cultura, Sergio Milia - ma lo abbiamo voluto caratterizzare come un unicum coinvolgendo 50 scuole dell'Isola. Sarà un giorno di festa e insieme una riflessione per il ruolo che la Sardegna deve esprimere in un momento in cui si parla di federalismo: una riflessione per l'attuale classe dirigente ma anche per i nostri giovani".
Con un finanziamento di 300 mila euro la Regione ha organizzato eventi non solo a Cagliari e negli altri capoluoghi di provincia, dal 27 al 30 aprile, ma anche in 17 comuni, in due province, Medio Campidano e Oristano, e in una Unione dei comuni (Parteolla e Basso Campidano). "Vogliamo che i sardi si sentano ancora più uniti fra di loro - ha osservato Milia - in una realtà che deve trovare riscontri nel rapporto con uno Stato che, non solo ora, è distratto rispetto alle rivendicazioni dell'Isola".
Tra gli eventi principali quello del giorno della festa, il 28 appunto, nella biblioteca regionale alle 10,30, con il governatore Ugo Cappellacci, l'assessore Milia, il presidente della commissione Cultura del Consiglio regionale, Attilio Dedoni, e i componenti dell'Osservatorio per la cultura e la Lingua Sarda. Il 28 aprile gli uffici pubblici resteranno aperti ma le scuole osserveranno un giorno di riposo.
Sa die de sa Sardigna è la festa del popolo sardo che ricorda i cosiddetti "Vespri Sardi", cioè l'insurrezione popolare del 28 aprile 1794 con il quale si allontanarono da Cagliari i Piemontesi e il viceré Balbiano in seguito al rifiuto del governo torinese di soddisfare le richieste dell'isola titolare del Regno di Sardegna.
I Sardi chiedevano che venisse loro riservata una parte degli impieghi civili e militari e una maggiore autonomia rispetto alle decisioni della classe dirigente locale. Il governo piemontese rifiutò di accogliere qualsiasi richiesta, perciò la borghesia cittadina con l'aiuto del resto della popolazione scatenò il moto insurrezionale.
Il movimento di ribellione era iniziato già negli anni Ottanta del Settecento ed era proseguito negli anni Novanta toccando tutta l'isola. Le ragioni erano di ordine politico ed economico insieme.
Il motivo del malcontento popolare era dovuto anche al fatto che la Sardegna era stata coinvolta nella guerra della Francia rivoluzionaria contro gli stati europei e dunque contro il Piemonte. Nel 1793 una flotta francese aveva tentato di impadronirsi dell'isola, sbarcando a Carloforte e insistendo successivamente anche a Cagliari. I Sardi però opposero resistenza con ogni mezzo, in difesa della loro terra e dei Piemontesi che dominavano allora in Sardegna. Questa resistenza ai Francesi aveva entusiasmato gli animi, perciò ci si aspettava un riconoscimento ed una ricompensa dal governo sabaudo per la fedeltà dimostrata alla Corona.
La scintilla che fece esplodere la contestazione fu l'arresto ordinato dal viceré di due capi del partito patriottico, gli avvocati cagliaritani Vincenzo Cabras ed Efisio Pintor. Siamo appunto al 28 aprile del 1794: la popolazione inferocita decise di allontanare dalla città il viceré Balbiano e tutti i Piemontesi, che nel mese di maggio di quell'anno furono imbarcati con la forza e rispediti nella loro regione. Incoraggiati dalle vicende cagliaritane, gli abitanti di Alghero e Sassari fecero altrettanto.
Nell'immagine, di marcocamedda.blog.tiscali.it, l'ingresso trionfale di Angioy a Sassari nel 1794.
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