di Giuseppe Finguerra
I gesuiti Matteo Ricci e Sabatino de Ursis
L’Estremo Oriente fu considerato nei secoli passati la terra dell’ignoto e in pochi osarono avventurarvisi, lasciando testimonianza del loro viaggio. Uno dei pochi fu Marco Polo, che ci lasciò il suo resoconto ricco di congetture fantastiche. Le mercanzie viaggiavano più degli uomini. Attraverso staffette per i mari o terre desertiche minacciate dai predoni. Con l’apertura delle rotte oceaniche, trasportati da precarie imbarcazioni, iniziò l’avventura dei gesuiti in Cina.
È del 1552 la prima missione di Francesco Saverio. Dopo di lui i gesuiti giunsero fin nel cuore della corte imperiale e vi restarono due secoli. La competenza dei gesuiti nell’ambito delle scienze, e in particolare in astronomia, matematica, idraulica e cartografia, fu l’elemento che più d’ogni altro consentì loro di stabilire rapporti culturali con i cinesi, assicurando la presenza dell’Ordine in Cina e, in tal modo, la propria opera di evangelizzazione.
Nell’epopea dei gesuiti nel celeste impero spicca la singolare vicenda del gesuita leccese Sabatino de Ursis (in cinese Hsiung San-pa e Yu-kang). Sabatino De Ursis nacque nel 1575 a Lecce e, dopo aver studiato filosofia, entrò il 6 novembre 1597 nella Compagnia di Gesù. Il 25 marzo 1602 si imbarcò a Lisbona sulla nave Na Sra da Bigonha diretta a Goa e l’anno seguente arrivò a Macao. Vi rimase per più di tre anni preparandosi ad andare in Giappone, dove in un primo tempo aveva chiesto di essere destinato,finché i suoi superiori decisero di impiegarlo in Cina. Vi fu chiamato da Matteo Ricci, che egli raggiunse a Nan-chang, per poi seguirlo a Pechino. Qui giunse nel 1607, formandosi alla scuola del Ricci sia per il cinese sia per le matematiche e collaborando direttamente con lui nel lavoro della missione. Prima di morire (1610), il Ricci lo designò come successore. A Pechino acquistò fama tra i mandarini come divulgatore di matematica e di idraulica.Scoppiata la persecuzione del 1616, fu espulso il 18 marzo 1617 da Pechino e costretto a riparare prima a Canton, poi a Macao, dove morì il 3 maggio 1620.
Le principali opere scientifiche di Sabatino de Ursis sono tre scritti in cinese. Due riguardano la matematica e l’astronomia: Chienp’ing-i shuo (Saggio sulla sfera armillare) datata 1611 e Piao-tu shuo (Saggio sul quadrante geometrico)del 1614. La terza opera, certamente quella che destò maggior interesse in Cina e che ha conosciuto il maggior numero di edizioni, è T’ai-hsi shui-fa (L’idraulica occidentale),suddivisa in sei capitoli. Queste tre opere furono pubblicate a Pechino nel 1629 nella raccolta T’ien-hsüeh chu-han (Prima collezione della dottrina del cielo) in 30 volumi ed ebbero l’onore di entrare a far parte della grande collezione di libri della biblioteca imperiale intitolata “Ssu-k’uch’üanshu”. Il T’ai-hsi shui-fa venne anche inserito nella grande opera di Hsü Kuang-ch’i intitolata Nung-cheng ch’üanshu (Tutti i libri di agronomia), 60 capitoli, pubblicato nel 1640.