Magazine Rugby
Dopo la preview delle due gare tra europee, consideriamo ora le quattro Australi in campo domenica.
Alle sette di domenica mattina ora italiana al Westpac di Wellington c'è la madre di tutti i quarti di finale: Sudafrica - Australia.
Springboks reduci da un girone di qualificazione che doveva essere "della morte" e forse proprio per quello li ha di molto rinfrancati: le vittorie alquanto sudate con Galles e Samoa sono arrivate non in modo estemporaneo ma grazie alla persistenza e all'adesione al tipico game plan fatto di gran difesa e recuperi, abrasione con gli avanti, precisione nel centrare i penalty concessi dagli avversari.
L'instabilità arriva dagli infortuni: persa la bombarda umana Frans Steyn, un giocatore che da solo forza l'avversario a spostare la difesa aggressiva di trenta metri avanti, c'è ora anche lo stop definitivo dello smiling assassin Bakkies Botha a togliere un sicuro protagonista. Un ulteriore fattore d'attrito interno - e di spazio per gli attacchi avversari - può essere rappresentato dalla reiterata scelta rivela-spogliatoio di schierare capitan John Smit al posto di Bismark Du Plessis.
Tolto Patrick Lambie, il ragazzino che s'è guadagnato il posto di estremo, tutto il resto della selezione di Peter deVilliers è comunque iper-classico: JP Pietersen e Brian Habana alle ali, Jaque Fourie e Jean de Villiers al centro, Morné Steyn e Fourie Du Preez in mezzo. Terza linea ideale con Shalk Burger, Broussow e Spies, in seconda il rodatissimo Roussow con Matfield, davanti Gurtrho Steenkamp rimpiazza Mtawarira indisponibile, dall'altra parte Jannie Du Plessis a sostenere John Smit.
I Wallabies, ancora lì ha chiedersi come sia potuta succedere 'sta cosa degli irlandesi proprio a loro e proprio quest'anno, riescono a recuperare tutti: Robbie Deans torna ai 14/15 della formazione schierata contro l'Italia, con Kurtley Beale estremo, alle ali James O'Connor e Digby Ioane col pollicione fasciato; unico cambiamento rispetto all'Italia è al centro, dove Anthony Fainga'a pur recuperato va in panchina, lasciando il posto a Pat McCabe a fianco di Adam Ashley-Cooper; in mezzo l'ovvio duo Reds Quade Cooper e Will Genia.
La terza linea recupera Pocock per uno scontro ai vertici dell'arte del grillotalpa col maestro Broussow; ci sono Rocky Elsom sinora un po' in ombra e Radike Samo in fondo. Lock saranno come con l'Italia il capitano Horwill e l'espertissimo (e sudafricano d'origine) Vickerman, mentre davanti tornano quelli che bene ressero contro la prima linea azzurra: Alexander e Kepu con Moore a tallonare.
Vickerman a parte e McCabe incluso, è la formazione che rifilò un 39-20 in casa ai Boks nell'ultimo TriNations, attaccando da ovunque, spaccando dal fondo e con gli offload un sacco di placcaggi. Non erano esattamente questi Boks ... a parte John Smit.
Al largo sarà richiesto uno sforzo particolare alla capacità di scrambling dei trequarti sudafricani, con JDeVilliers pronto ad approfittare di ogni over confidence nei passaggi di Quade; facile dire che la sfida si giocherà molto in terza linea, dove i sudafricani giocoforza tenteranno di ricondurre la gara: se i Wallabies fossero in grado di limitarli lì, ah beh allora ... Anche in aria sarà una bella sfida. Sicuro è che questo sia il quarto di finale più difficile da pronosticare: esageriamo, un battito d'ali di farfalla o la variazione del tasso d'umidità dell'aria sono in grado di far pendere l'ago della bilancia da una parte o dall'altra.
Alle 9.30 ad Auckland, gli All Blacks aspettano i Pumas alla caccia di certezze dopo il forzato abbandono dell'unico insostituibile di tutta la formazione, checché ne dica Steve Hansen (dal numero di dichiarazioni che rilascia, in pole position per avvicendare Graham Henry dopo il mondiale; sempre che se lo vincano, ovviamente).
Carter non è l'unico assente, tutta la back line Nera è stata riarrangiata per coprire le indisponibilità di Guildford, Kahui e Dagg. Quindi sarà finalmente 100' cap per Mils Muliaina, le ali saranno Cory Jane e Sonny Bill Williams sempre più "tappabuchi" ooops, utility back. C'è chi afferma si tratti di scelta per scoraggiare il gioco tattico dei Pumas per paura delle sue ripartenze condite da offload; altri invece pensano che sarà bersagliato di calci per la sua inesperienza e attitudine a portarsi sulla linea. Vedremo: a nostro avviso l'ala forte potrebbe essere una posizione in cui le sue caratteristiche si esaltano.
In mediana Colin Slade raccoglie il supporto di tutto il Paese, che proprio per questo mostra di non aver troppa fiducia; è affiancato da Piri Weepu, numero 10 nel suo club/franchigia, che s'è guadagnato il posto a suon di prestazioni convincenti ma anche per le sue qualità di piazzatore. Difatti non si sa chi sarà il calciatore designato.
In terza linea Richie McCaw stringe i denti e scende in campo con Read e Kaino, in seconda il versatile Sam Whitelock stavolta ha il supporto del thug Brad Thorn; davanti Owen Franks, Tony Woodcock e il rientro di Keven Mealamu.
I Pumas contrapposti son squadra che può impensierire chiunque o meglio, specialista nel far giocare male chiunque; pensare però che possano prevalere o anche solo impensierire questi All Blacks, lo troviamo un po' azzardato. Si può solo raginevolmente sperare che i Gauchos, contrariamente ai cugini italiani, sappiano di non aver nulla da perdere, evitino quindi di caricarsi il neurone di pensieri e allora forse la serenità unita all'esperienza gli farà vender cara la pelle. Che la preparino all'opposto degli italiani, pare essere asseverato dal "No hay jugador que no le gustarìa jugar este partido" di Rodrigo Roncero. Il che, sul versante negativo, spiega forse il reclamare la titolarità da parte di tutta la "vecchia guardia", escludendo giovanotti promettenti come Amorosino e Imhoff.
Una cosa sola dovrebbero focalizzare piuttosto i Pumas: essere in grado di alzare finalmente una percentuale di calci piazzati semplicemente disastrosa.
Coach Phelan - e il "comitato dei senatori" - fa tornare titolare in fondo Martin Rodriguez, lasciando in panchina il salvatore della patria Lucas Amorosino, l'unico che abbia saputo dare, con le sue improvvise iniziative personali, una alternativa al gioco molto tattico e spesso prevedibile degli argentini.
Tutto il resto è deja vu: Camacho e Agulla alle ali, Bosch e un Contepomi imbottito di antidolorifici in mezzo - e rabbrividiamo per lui al pensiero di Ma'a Nonu e SBW che lo puntino. Apertura Fernandez, mediano Vergallo il motore della squadra.
La prevedibilmente molto sollecitata terza linea è un po' d'ermegenza: in fondo è schierato Senatore, flanker sono Leguizamon e Cabello; lock Albacete e Carizza, in prima linea i grandi vecchi Roncero e Ledesma col giovane Carizza.
Spero di non risultare blasfemo o disfattista se affermo che, a meno che gli All Blacks non s'incartino da soli, tra fantasmi delle assenze e pressione da responsabilità, il rischio è una riedizione di Irlanda o Australia contro Italia, secondo tempo.
(nella foto: Wallabies assolutamente in bilico, come la partita ...)
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