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Sabato di ferragosto, quasi sera

Da Nuvolesparsetraledita

Sabato di ferragosto, quasi sera

Le nuvole bianche che solcavano distratte il cielo si sono raccolte verso sud e si sono fatte prima cobalto poi di un grigio blu scurissimo e si addensano, quasi si abbracciano tra di loro.
Pian piano coprono altre nuvole più chiare ad est, si addensano, si addensano sempre più veloci… Ora sono sui tetti delle case, le opprimono portando il buio freddo del temporale che si annuncia con un rombo sordo, ancora lontano ma inevitabile ormai.
Soltanto verso nord uno sprazzo resiste, azzurro, quasi timido.
Rabbrividisci nel vestito leggero, scollato, e la pelle sulle braccia nude trema. Un brivido lungo che arriva alla schiena.
“E’ il tempo, il temporale che
viene. ” ti rassicuri mentre sui balconi qualcuno ritira un fiore, i panni stesi, le sedie estive.
Le case di fronte chiudono le tapparelle, accendono le luci.
Rumoreggia ancora cupo il cielo verso ovest; risponde un altro tuono più lontano, verso Langa; gli alberi smettono di respirare, attendono – sospesi – la pioggia.
Anche verso nord il cielo ora è quasi nero; un tuono, un altro ancora, l’ aria frizzante, gelida, sferza il salice che nasconde la casa nuova proprio davanti a te.
Passa un uccello, solitario, e gracchia cercando riparo nel folto degli alberi nel viale, fra le fronde.
Lontano un cane abbaia, senza pace. Risponde soltanto il tuono.
Sabato di ferragosto, quasi sera: anche le luci della città si accendono.
Cammini svelta per tornare a casa.

TEMPORALE

Un bubbolìo lontano. . .

Rosseggia l’orizzonte,
come affocato, a mare:
nero di pece, a monte,
stracci di nubi chiare:
tra il nero un casolare:
un’ala di gabbiano.

Giovanni Pascoli


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