Non sai se è più la rabbia oppure se prevale il dolore, non sai più.
Hai voglia di piangere, di urlare, di spaccare tutto, poi vorresti nasconderti in un angolo buio, chiudere gli occhi e dimenticare.
Dimenticare ogni cosa: chi sei, chi sei stata, chi sarai domani; con chi parlerai, con chi hai parlato… chi hai incontrato, chi incontrerai.
La calura oggi si è stemperata in un’aria quasi fredda; respira la campagna, è colmo di sollievo il fiume. Il cielo grigio ha sommerso tutto intorno e la pelle sulle braccia rabbrividisce; i gerani rialzano il capo e si guardano intorno senza più paura: faranno tesoro dell’ultima goccia d’acqua e resisteranno ancora all’estate.
Perchè dovresti ridere, perchè dovresti parlare: trentacinque anni di dedizione, di tempo e di spazio mentale, trentacinque anni in cui quasi ogni mattina ti sei alzata pensando al tuo lavoro e quasi ogni sera ti sei addormentata pensando a cosa avresti fatto l’indomani, trentacinque anni di studio ed impegno. Quasi una vita, tutta dedicata, volata via come gli acheni di un soffione che un nulla basta a disperdere nell’aria immota.
Fa quasi freddo, oggi, dopo settimane di calura; la campagna respira di sollievo ed il fiume riprende a gorgogliare forte. Il cielo è grigio, presagio di pioggia, e sembra aver soffocato la collina: il verde degli alberi soccombe.
Oggi ho da fare molte cose:
ho da uccidere fino in fondo la memoria,
devo impietrire l’anima,
devo imparare di nuovo a vivere.
Anna Achmatova
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