“Dimmi maestro, come nasce la sabbia?”
Con un sospiro il vecchio guardò il ragazzo, poi, come rassegnato gli fece cenno di fermarsi.
Si sarebbero accampati lì, ai margini del deserto e avrebbero atteso la notte .
Il discepolo accese il fuoco e si sedettero al calore della fiamma. Il vecchio iniziò il suo racconto.
Era buio sulla spiaggia: una notte senza tempo, in una spiaggia qualunque. Due sole presenze: la donna e la fiamma. La fiamma era alta, arancione come certi cieli al tramonto e le faville danzavano intorno alla sua lingua, calda ed evanescente. La donna, seduta, guardava quella luce oscillante, oscillante come i suoi pensieri, che vagavano senza che lei ne fosse più padrona. I suoi occhi erano fissi sulla fiamma ma lei non la vedeva più.
I pensieri invece, ormai liberi, seguivano il movimento di quella luce, vibrando informi.
Uno di loro, improvvisamente, uscì da quel corpo immobile e si avvicinò al fuoco. Il calore lo avvolse e lo modellò.
E così, ciò che non era se non lettere senza inchiostro e parole senza voce, divenne materia, pesante materia.
Il pensiero protestò. Avrebbe preferito diventare gas e volare alto, leggero, frammentarsi in miriadi di molecole e invadere il cielo. Ma il fuoco disse:
“Quando potevi essere aria e volare, hai voluto la potenza del fuoco e con quella hai strisciato, ti sei avviluppato seccando ogni lacrima e spegnendo ogni impulso vitale.
Ora avrai un corpo solido, pesante, che ti terrà schiacciato sulla Terra a lottare con quella la forza che impedisce di raggiungere le nuvole. Non genererai nulla se non il deserto e io solo, il fuoco, potrò farti piangere vetrose lacrime.
E il pensiero divenne sabbia.
Granello lucente ai piedi della donna sentiva, come lei, il caldo di quella fiamma. Anna, così si chiamava la donna, immobile, viveva senza saperlo. La sabbia, invece, era perfettamente cosciente del proprio esistere.
Guardò Anna e ricordò quando vagava dentro di lei e si sentiva immenso, il pensiero più importante, quello che, unico, potesse toccare il suo cuore fino a farlo saltare, potesse offuscare il suo sguardo e spezzare il suo respiro.
Rimase perciò perplesso quando si confrontò con gli altri granelli e li trovò in tutto identici a lui.
Eppure ne era sicuro, era stato il più grande, il più bel pensiero d’amore che mai mente umana avesse ospitato. Una passione assoluta e devastante come mai se ne vissero.
E improvvisamente capì.
Aveva voluto la potenza del fuoco e Il fuoco l’aveva punito disidratandolo, bevendone lo spirito e lasciandolo nuda materia, sabbia, residuo di passione.
Quella passione che dissetandosi dell’animo di uomini e donne di ogni tempo li lasciava sterili e vuoti, vuoti come Anna che nel frattempo si era alzata e si allontanava, senza più il cuore.
Il vecchio tacque e sospirò guardando il giovane addormentato. Succedeva sempre così, Amore chiedeva e poi si addormentava senza ascoltare la fine della storia.
In silenzio raccolse un po’ di sabbia e la gettò sulla fiamma che si spense, formando vetrose lacrime e lasciando che il buio avvolgesse il mondo.