Magazine Arte
SABRINA CASADEI _ Smottamenti. Frane.a cura di Carolina Lio e Giovanni Manunta Pastorello
SABRINA CASADEI
SMOTTAMENTI.FRANEL.E.M. Laboratorio Estetica ModernaSassari - via Napoli
Nota critica di Carolina Lio
Le opere pittoriche di Sabrina Casadei raccontano paesaggi immaginari che traggono ispirazione dalla letteratura. Dopo una serie su Le città invisibili del capolavoro di Italo Calvino, in queste nuove opere esposte per la prima volta a Sassari, l'artista prende come punto di partenza Nietzsche e le sue riflessioni attorno ai concetti di menzogna e di verità, l'illusione della conoscenza, l'incapacità dell'uomo di controllare la realtà e la conseguente tragedia esistenziale che ne deriva. L'uomo sembra, infatti, condannato a vivere nell'inganno, a partire dal suo rapporto con un Dio che decide di rendersi inesplicabile, passando attraverso il mistero della natura che non ci concede di conoscere a fondo neanche il nostro stesso corpo, e finendo con l'arte che essendo rappresentazione di qualcosa che già a monte non capiamo, è puro inganno. Tra tutti gli inganni però, Nietzsche salva l'arte perchè al contrario della ricerca della conoscenza, essa produce “vita” e non “annichilimento”. Nutrendosi di “simulazione”, fa dell'inganno un punto di forza e non una sconfitta.
La tragedia della condizione umana, viene dipinta dall'artista sotto forma di paesaggi aridi o comunque disabitati di cui il titolo della mostra descrive la sensazione di irrequietezza e instabilità. Una condizione di perenne passaggio da uno status all'altro, propria di un'umanità che si affida a conoscenze temporanee e a nuove soluzioni, trovandosi poi di fatto sempre in una situazione frammentata, di auto-illusione. Cercando salvezza o almeno comprensione, l'uomo si riversa da un'idea a un'altra, frana come terra fragile da una posizione alla successiva, non ha una solidità e una base perchè sente di vivere in un grande inganno e procede verso un'irreversibile perdita di fiducia.
In questa mostra Sabrina Casadei presenta un'installazione in cui il parallelismo tra il paesaggio e l'idea di menzogna si fa esplicito tramite ventiquattro piccoli disegni intervallati da citazioni originali dall'Orestea di Eschilo - trilogia dominata dagli inganni - all'Ifigenia in Aulide di Euripide, la cui giovane protagonista viene ingannata dallo stesso padre Agamennone che la manda a chiamare promettendole un matrimonio con Achille, mentre la sua intenzione è di offrirla in sacrificio al dio del mare.
Come spesso nella mitologia greca, anche in questi casi amore e morte, giustizia e inganno, sono legati da fili invisibili che per scelta l'artista decide di non rappresentare direttamente con l'elemento umano, ma con paesaggi che ne richiamano le atmosfere in modo silenzioso. In questa mostra compare spesso l'elemento architettonico dell'arena, chiaro riferimento alla tragedia, al mare a cui Ifigenia deve sacrificarsi, e all'idea della morte velata da un sottofondo di ingiustizia, di peccato e di rimorso. La terra che frana è quindi la terra dell'Aulide a cui viene chiamata Ifigenia dal padre per essere mandata a morte. I paesaggi dell'artista sono, idealmente, il teatro di secoli di lotte e di menzogne, di tentativi dell'uomo di capire e conoscere, di cercare una giustia e un senso. Di distinguere la realtà dall'illusione.
evento FBhttps://www.facebook.com/events/664868740212383/
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