Giuseppe Floriano Bonanno
È un vero parterre de rois (visti, tra gli altri, Gianni Morandi, Dodi Battaglia, qualche politico locale) quello che dà lustro alla platea del Teatro Duse di Bologna, sold out per questa serata evento, in cui va in scena Signori… le paté de la maison, una commedia brillante ispirata alla pièce francese Le Prénom e diretta, in questa versione italiana, da Maurizio Micheli, che, sul palcoscenico, affianca Sabrina Ferilli, Pino Quartullo, Massimiliano Giovanetti, Claudiafederica Petrella e Liliana Oricchio Vallasciani. La rappresentazione tratta il tema, già visto in altre occasioni, di una “banale” cena in famiglia che, nata come occasione mondana per passare un po’ di tempo con amici di infanzia e parenti stretti, finisce per diventare una sorta di “resa dei conti” in cui, partendo da una piccola discussione che infiamma gli animi, si finisce per creare un vero, grande, pasticcio… le paté, appunto! Dunque, un testo gustoso con dialoghi molto divertenti, che parte lentamente, per permetterci di conoscere i protagonisti e le dinamiche interne ai loro ménage, e cresce gradualmente, di tono e ritmo, per arrivare, dalla metà del secondo atto, ad essere scoppiettante e ricco di colpi di scena grazie a battute e situazioni che sorprendono l’ammirato auditorio. Così Maurizio Micheli descrive lo spettacolo: «una cena in famiglia con il marito, l’amico del cuore e i cognati nel calore delle mura domestiche, il profumo del cibo che con amorosa pazienza la padrona di casa prepara fin dal primo mattino, aiutata dalla madre, esperta e pignola, l’annuncio di un imminente lieto evento e il nome da scegliere per il nascituro, la voglia e il piacere di stare insieme, di dirsi tante cose non dette e forse tenute dentro per anni, cosa c’è di più bello?».
Quello che colpisce ed attrae subito è il tentativo, ben riuscito, di creare l’atmosfera tipica di certe riunioni familiari, che mai nessun ristorante potrebbe regalare, quella che finisce per svelare ciò che quasi sempre si cela dietro la facciata di rispettabilità e di armonia da spot Mulino Bianco: si sa, infatti, che in una famiglia si può nascondere tutto il bene e tutto il male possibile né più né meno come succede in altri ambiti della nostra società. Le sorprese si succedono, scoppiettanti, e uno scherzo nato come innocente e goliardico divertissement può disvelare realtà inaspettate ed imbarazzanti, e allora sì che anche la più gustosa delle pietanze, come il paté che dà il nome al titolo, può cambiare sapore e diventare un vero pasticcio, anzi un “pasticciaccio”. Una commedia dunque che percorre tutte le varianti del genere, grottesca e dai risvolti amari, che accompagna i protagonisti alla consapevolezza che, finita la cena, nulla potrà più essere come prima! È quel che si può definire, insomma, un “gruppo di famiglia in un interno”, o meglio ancora l’interno di un gruppo di famiglia, che ci fa pensare e riflettere sui rapporti interpersonali tra parenti e amici, e soprattutto su verità, convenzioni, bugie e segreti che certe dinamiche generano quasi in automatico.
Tutto è ciò che crediamo sia, ma non necessariamente è, le menzogne possono essere tali o più semplicemente essere verità sottaciute o lasciate credere perché così preferiamo per non ferire chi ci sta intorno. La disamina dei sentimenti umani, tra serio e faceto, è spietata ed amara, tutti a parole siamo bravi a dimostrarci moderni e anticonformisti, soprattutto se si tratta di pontificare sull’effimero o a trinciare giudizi sul prossimo, ma quando dall’astratto, gli altri, si passa al particolare, noi, tutto si complica e diventa difficile, se non impossibile, rivelandoci per quel che siamo: ottusi, conformisti, incapaci di applicare in concreto i principi di cui siamo fermi sostenitori. Dalla politica ai rapporti genitori-figli, dalla vita di coppia all’amicizia, tutto viene trattato en passant o in profondità, lasciandoci però quel retrogusto amaro che ci sbugiarda quali ipocriti benpensanti, pronti a pontificare, ma molto meschini quando i problemi riguardano noi. Gli attori sono tutti nella parte, credibili e bravi, splendido Micheli nel suo ruolo di scafato bastian contrario, bravissima la Ferilli capace di spaziare dai toni comici a quelli drammatici, da brividi, e da applausi a scena aperta il suo molologo-epilogo, autentico “animale da palcoscenico” con la sua passionale carnalità. Risate convinte lungo tutto l’arco della rappresentazione ed applausi scroscianti, caldi e sinceri, alla fine sottolineano il successo di una rappresentazione che coinvolge e non lascia indifferenti. Signore e signori… lo spettacolo è servito!