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Sacchetti di plastica, la dura strada dell’ambientalismo

Creato il 01 novembre 2012 da Oblioilblog @oblioilblog

Sacchetti di plastica, la dura strada dell’ambientalismo

Nel 2011 il Governo aveva vietato parzialmente i sacchetti di plastica nei supermercati e negli altri esercizi. Una decisione sacrosanta visto che il riciclaggio della plastica è ancora indietro. Senza dimenticare la Pacific Trash Vortex, un’isola di spazzatura, soprattutto di plastica, che vaga nel Pacifico, frutto dello scarto della società industriale.

Il divieto riguarda sostanzialmente i sacchetti monouso con spessore inferiore ai 60 micron o quelli di plastica additivata biodegradabile ma non compostabile. Chi li commercializza da gennaio incorrerà di una sanzione dai 2.500 ai 100.000 in virtù del decreto Sviluppo che ha anticipato l’entrata in vigore delle multe.

In circolazione, quindi, ci saranno solo sacchetti in bioplastica, biodegradabili e compostabili, ottenuti dalla lavorazione di amido di mais o di patate, riutilizzabili e con spessore minimo dai 60 ai 200 micron. 

La decisione, per una buona volta di buon senso ed eco-friendly, non piace però all’Unione Europea che ha ammonito l’Italia con una lettera che riassumendo dice così:

Avete esagerato. Il vostro divieto alla circolazione dei sacchetti con spesso inferiore ai 60 micron non è giustificato. Non potete vietare la circolazione di un bene che è conforme agli standard europei degli imballaggi. Se proprio volete essere ecologici dovete limitarvi a disincentivare l’utilizzo dei sacchetti di plastica usando la leva fiscale.

Il dibattito in Italia è aperto dal 2007. C’è chi, come l’onorevole PD Stefano Esposito, si schiera con l’UE:

L’esasperazione ambientalistica ci ha portato a fare un passo sbagliato. Si è ucciso un pezzo del sistema produttivo. Mi auguro che Legambiente chieda scusa alle centinaia di aziende che abbiamo messo sul lastrico.

Ma nello stesso partito c’è chi la pensa diversamente, come Francesco Ferrante, direttore di Legambiente fino al 2007:

Ci sono gli estremi perché l’Italia si opponga alla scelta dell’UE. Un paese membro può invocare la clausola di salvaguardia ambientale.

Il panorama industriale è spaccato. Da un lato Assoecoplast e Unionplast-Confindustria che avevano puntato sui sacchetti monouso:

Parliamo di un centinaio di attività e di 4.000 dipendenti. L’entrata in vigore della sanzione mette tutti fuori mercato da subito. Stiamo chiudendo.

Dall’altro Apibags e soprattutto Assobioplastiche:

I nostri materiali sono ecologici. Ma se vogliamo metterla sul piano del lavoro, nel nostro Paese si stanno insediando multinazionali straniere e molte imprese italiane si stanno riconvertendo con successo. Puntare su questo settore significa tutelare l’ambiente. E investire sul futuro.

La riconversione è la via maestra, a meno che l’Italia non decida di invertire una rotta che, una volta tanto, era positiva.

 

Fonte: Corriere


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