Come noto la Palestina era sotto il dominio romano, ed una delle prerogative dei dominatori era la "documentazione", e dalla documentazione del tempo sappiamo che Erode è stato un vero carnefice, per difendere il suo trono fece uccidere una moglie, tre cognati, una suocera e alcuni figli, tra cui Aristobulo, inoltre, mentre si trovava a Gerico, gravamene ammalato, già in fin di vita, fece uccidere due capi locali (Yehuda ben Serifa e Matatia Marguloth) e tutti i loro discepoli, alcune centinaia, che si erano ribellati. L'eccidio avvenne il 13 marzo A.D, come risulta dagli scritti di Giuseppe Flavio, maggiore cronista dell'epoca, che parla di una eclissi lunare quella notte.
Erode, poco dopo, presagendo la sua imminente fine, fece anche convocare a Gerico i più ragguardevoli cittadini della Giudea, facendoli rinchiudere nell'ippodromo, ordinando quindi alla sorella Salomè che fossero uccisi alla sua morte, perché vi fosse del pianto in Giudea. In una crisi di dolore tentò il suicidio. Saputo ciò il figlio Antipatro, rinchiuso in carcere dallo stesso Erode, insistette per essere liberato dal carcere, ma Erode le fece uccidere. Dopo cinque gioni, finalmente Erode muore.
Augusto (Imperatore di Roma), con un gioco di parole in greco disse: "È meglio essere un porco [üs] di Erode che non un figlio [üiòs]", facendo allusione alla nota avversione degli ebrei per la carne di porco, perché Erode non avrebbe ucciso un porco, ma uccideva tranquillamente i figli. Tutto ciò farebbe deporre a favore della presunta strage, ma pur avendo notizie dettagliate di tutte le malefatte di Erode non risulta in nessun documento del tempo una tale malvagità.
Ma si pone anche il problema di quanti fossero, eventualmente, i bambini uccisi dalla furia di Erode. La liturgia etiopica riferendosi all'Apocalisse ne cita 144.000 (numero utilizzato anche da un'altra confessione religiosa per indicare le anime che avranno diritto al paradiso). Ma sicuramente i numero dei bambini dovevano essere di molto inferiore. Dalle stime dell'epoca, a quel tempo Betlemme contava circa 1.000 abitanti, con circa trenta nascite annuali, che in due anni danno circa 60 bambini, a cui togliamo quelli di sesso femminile e una consistente quota di decessi (la mortalità infantile era abbastanza elevata), quindi si può desumere che i bambini "teoricamente" trucidati dovevano essere tra i 15 e i 20.
È semplicemente incredibile che i dettagliati e informati cronisti nel tempo, primi fra tutti, Giuseppe Flavio con la sua cronaca “Guerra Giudaica” e Filone di Alessandria, non avessero avuto notizia dell'eccidio di 15/20 bambini, anche perché i cronisti dell'epoca provavano un sordo piacere nel registrare le malefatte, e non erano poche, di Erode, il cui nome, come quello di altri che verranno dopo di lui (Vlad Dracul III "l'impalatore" e Gilles de Rais tra gli altri), saranno sinonimo di crudeltà inumana.
“Guerra Giudaica” scritto da Giuseppe Flavio, riporta tutti i fatti risalenti da Erode il Grande (il presunto uccisore di bambini) alla deposizione di Pilato, avvenuta nel 36 o 37 A.D., ed in nessuna parte di questa cronaca si fa riferimento a Gesù o ad un personaggio analogo, pur descrivendo nei dettagli tutte le rivolte accadute nel tempo, e alle relative, esemplari, punizioni dei rivoltosi. Non si menziona neppure né il famoso gesto del lavaggio delle mani, né la condanna del noto Barabba.
In realtà Giuseppe Flavio redasse anche il testo “Antichità Giudaiche”, dove riporta:
Libro XVIII:
63 - 3. Allo stesso tempo, circa, visse Gesù, uomo saggio, se pure uno lo può chiamare uomo; poiché egli compì opere sorprendenti, e fu maestro di persone che accoglievano con piacere la verità. Egli conquistò molti Giudei e molti Greci. Egli era il Cristo.
64 Quando Pilato udì che dai principali nostri uomini era accusato, lo condannò alla croce. Coloro che fin da principio lo avevano amato non cessarono di aderire a lui. Nel terzo giorno, apparve loro nuovamente vivo: perché i profeti di Dio avevano profetato queste e innumeri altre cose meravigliose su di lui. E fino ad oggi non è venuta meno la tribù di coloro che da lui sono detti Cristiani.
Indubbiamente si tratta di un'aggiunta apòcrifa per giustificare l'esistenza di Gesù, e che sia un falso aggiunto posteriormente lo si rileva sia dalla assoluta mancanza di riscontri nel “Guerra Giudaica” che parlava specificatamente dei “ribelli”, a cui si sarebbe dovuto annoverare Gesù, visto che predicava la venuta del “Nuovo Re dei Giudei”, in evidente contrasto con le volontà imperialiste romane, e dal fatto che il termine "cristiani" sarebbe nato solo anni dopo la morte di Giuseppe Flavio. Quindi lo stesso non poteva utilizzare un termine ignoto al suo tempo.
Premesso quindi che Gesù, almeno come viene rappresentato, non risulta essere esistito, si può desumere che le varie versioni dei testi, riportati, almeno inizialmente, in modo verbale, abbiano subito notevoli mutazioni, lasciando, a volte, credere che lo stesso Giovanni Battista possa essere stato il rivoltoso passato poi alla storia come Gesù.
L'apparizione della SindoneQuando apparve per la prima volta la “Sacra Sindone” ? Qui entriamo nel campo delle ipotesi, tutte ugualmente valide e pertanto tutte ugualmente false, visto che una smentisce l'altra.
Attorno all'anno 1350 una prima versione del “telo” apparve nelle mani del cavaliere francese Goffredo di Charny e di sua moglie Giovanna di Vergy. Non è mai stato chiarito come ne siano venuti in possesso. Di certo è che nel 1353 il cavaliere donò la Sindone al Capitolo dei Cattolici della Collegiata di Lirey, che egli stesso aveva fondato. Nel 1356 Goffredo muore durante la battaglia di Poitiers, e l'anno successivo avvenne la prima ostensione del telo, già suscitando diversi dubbi sull'autenticità della figura rappresentata.
Ma anche un cieco, osservando il medaglione riportato qui al lato, nota come le misure della Sindone del tempo siano enormemente inferiori a quelle della Sindone attuale, attestando di fatto che si tratta di due Sindone, il che è alquanto strano.
Il bassorilievo del medaglione in piombo e stagno di 4,5 x 6,2 cm riproduce la Sindone e gli stemmi nobiliari di Geffredo de Charny e di Giovanna de Vergy (la moglie) in mezzo ai quali sta il sepolcro vuoto. È in assoluto la prima rappresentazione della Sindone.
Goffredo si portò nella tomba il segreto sull'origine di questa prima Sindone, che sembra gli sia stata data in consegna dai Templari prima dell'arresto di massa di questi ultimi ad opera di Filippo il Bello, all'alba del 13 ottobre 1307, quando tutti i templari furono arrestati e i loro beni sequestrati.
Nel 1415 Margherita di Charny, discendente di Goffredo, si riprese la Sindone, originando una lunga lite con i canonici, e nel 1453 la vendette ai Duchi di Savoia. Da questo momento questa prima versione della Sindone non viene più esposta, perché ogni esposizione rafforzava sempre più la convinzione che si trattasse di una “bufala”.
Il 15 aprile 1452 nasce Leonardo da Vinci.
La Sindone rimane a Chambéry, dove nel 1532 venne danneggiata in diversi punti da un incendio, nel 1578 i Savoia trasferiscono la loro capitale a Torino, e tra i bagagli del trasloco c'è anche la Sacra Sindone, in questa città la Sindone rimarrà fino ai giorni nostri, salvo alcune visite all'estero per ostensioni e per studi scientifici sul lenzuolo. Quando muore l'ultimo Re d'Italia, Umberto II di Savoia, nel 1983, nel testamento lascia la Sindone in Eredità al Papa, che detta la delega per la custodia all'Arcivescovo di Torino.
Che centra Leonardo da Vinci in tutta questa storia ? Verrebbe da chiedersi.
Partiamo dalla datazione effettuata con la tecnica del Carbonio 14, con la quale si è stabilito che il lenzuolo è stato prodotto tra il XIII e il XIV secolo, oltre mille anni dalla morte di Gesù, e abbastanza vecchio per apparire antico ad eventuali osservatori o studiosi del XV secolo e successivi. Ovviamente i fautori dell'autenticità hanno trovato l'inghippo, affermando che le misurazioni sono state effettuate sulle parti rammendate dopo l'incendio del 1532. Ma questi dovrebbero spiegarrmidove hanno trovato, nel XVI secolo, i pezzi di stoffa prodotti 300 o 400 anni prima.
Torniamo da Leonardo da Vinci, che come noto era affascinato dagli strumenti ottici, e oltre 300 anni prima dell'invenzione della macchina fotografica aveva disegnato, e probabilmente costruito, un primo prototipo di camera oscura. Non è da escludere che il geniale inventore avesse cosparso il lenzuolo di chiara d'uovo e gelatina, creando uno strato fotosensibile, e abbia posto il lenzuolo all'interno della camera oscura, di fronte al quale, in un foro nella parete aveva sistemato una lente di cristallo, e davanti alla lente avrebbe piazzato una statua, o meglio ancora, un disegno di un corpo umano. Dopo giorni di esposizione l'immagine si sarebbe impressa, capovolta specularmente sul lenzuolo.
Ma accaddero due fatti che avrebbero reso identificabile il falso, da chi osserva il lenzuolo con occhio critico, non foderato delle spesse fette di salame della fede. La stanza probabilmente non era sufficientemente alta, per questo la “foto” dovette essere realizzata in due tempi, prima il corpo, senza testa, a cui successivamente veniva aggiunta la parte superiore. E questo lo si rileva ad occhio nudo osservando l'incongruenza di un corpo senza collo, ossia, durante il “fotomontaggio” la testa è stata sistemata troppo vicina al corpo. Errore corretto quando si è trattato di fare la “fotografia della parte posteriore del corpo.
Infatti la parte frontale dell'immagine presenta un corpo lungo 195 centimetri, mentre quella dorsale misura 202 centimetri. A parte la differenza tra la parte frontale e dorsale, un uomo alto più di due metri non sarebbe passato inosservato nella regione in quel tempo, gli storici ne avrebbero parlato come un gigante, un Golia, che si elevava di quasi mezzo metro sul resto della popolazione, che misurava mediamente 163 centimetri.
Ma la domanda è: “dove Leonardo costruì la camera oscura ?” Dopo lunghe ricerche si è trovato che nel Castello di Mantova, dove Leonardo, in fuga da Milano, soggiornò 17 anni, dal 1482 al 1499, ospite di Isabella D'Este, esiste una stanza senza finestre, con un buco nella parte centrale di una delle pareti, che dà su una vasta terrazza all'aperto, identica alla camera oscura disegnata dallo stesso Leonardo, ed uguale alle camere oscure che saranno utilizzate oltre 300 anni dopo.
Inoltre, tornando un attimo ai Vangeli, e in Giovanni 20:6 Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, (7) e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte.
Cosa vuol dire Giovanni ? Per comprenderlo torniamo un poco indietro sempre nel Vangelo di Giovanni dove Gesù resuscita Lazzaro 11:43 E, detto questo, gridò a gran voce: "Lazzaro, vieni fuori!". (44) Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti in bende, e il volto coperto da un sudario. Gesù disse loro: "Scioglietelo e lasciatelo andare.
Pertanto sappiamo che ai morti venivano avvolte le mani e i piedi in bende, e quindi avvolti in una Sindone (lenzuolo) da cui usciva solo il capo che era coperto con un Sudario (fazzoletto).
A questo punto, o Giovanni ha le traveggole quando descrive le bende nel sepolcro di Gesù, o la Sindone è un falso esemplare, in quanto né le mani né i piedi sono avvolti in bende, e manca il Sudario vero e proprio, che era un panno che copriva il capo.
Stabilito quindi che esistono grandi dubbi sull'autenticità della Sindone torinese, vediamo un poco cosa è rappresentato sul lenzuolo. Vediamo l'immagine di una persona barbuta, con cappelli lunghi che scendono lungo il collo, e già qui la cosa puzza. Quando una persona è sdraiata, i cappelli lunghi si adagiano sul piano dove è adagiato il corpo, certamente non possono scendere fluenti sulle spalle.
Le stesse spalle si ergono diritte, per sostenere il peso dei bracci, e non sono rilasciate all'indietro, come dovrebbero essere in caso di corpo inanimato sdraiato su una superficie dura, e vorrei comprendere quale meccanismo oscuro (forse una buona dose di Super Attak della Loctite) riesce a mantenere le mani sopraggiunte all'altezza dell'inguine in un corpo inanimato.
Coloro che lavorano nelle pompe funebri sanno cosa voglio dire. Le mani in questo caso seguono i principi della gravità, e scivolano al lato del corpo, in posizione rilassata. Insomma non si tratta dell'immagine di un'uomo sdraiato, ma di un uomo in piedi, ben pettinato e con la barba curata, che contrasta con le percosse a cui era stato sottoposto Gesù.
Eppoi abbiamo l'incongruenza dell'immagine. Un corpo sdraiato, sul quale viene steso un telo, dove si fissa l'immagine del corpo, una volta dispiegato, mostra l'immagine distorta. L'esempio pratico è un mappamondo, riuscendo a distenderlo su una superficie piana si vedranno alcune regioni più o meno identiche all'origine, ma quelle più vicine ai bordi risultano enormemente distorte. Nella Sindone questo non avviene. L'immagine viene proietta sul lenzuolo esattamente come verrebbe proiettata una fotografia.
Esiterebbero altre centinaia di prove della falsità di questo lenzuolo, ma credo che sarebbe inutile esercizio volerle descrivere tutte, visto che i fautori dell'autenticità sono pronti a confutarle tutte, una a una, e quando non hanno spiegazioni scientifiche per farlo si riparano nell'evento miracolo, che tutto prevede, ma nulla spiega.