di Renato Pierri. La Chiesa non può mettere in discussione le parole di Gesù sull’indissolubilità del matrimonio… Ma di fronte alle difficoltà che affrontano oggi le famiglie e alla crescita esponenziale di matrimoni falliti possono essere esplorate nuove strade per rispondere alle esigenze profonde di quei divorziati risposati civilmente che riconoscono il loro fallimento, si convertono, e dopo un periodo penitenziale chiedono di essere riammessi ai sacramenti. È l’ipotesi avanzata dal cardinale Walter Kasper nella sua lunga e approfondita relazione tenuta questa mattina ai cardinali del concistoro, alla presenza del Papa.
Riconoscimento del proprio fallimento, conversione, periodo penitenziale… Quante difficoltà per ricevere l’eucaristia. Eppure, leggendo il vangelo, non sembra che Gesù alla distribuzione del pane spezzato ponesse tanti ostacoli. La Chiesa pone ostacoli e, tra l’altro, non tiene conto del coniuge innocente. Della persona abbandonata non per sua colpa, magari con figli, e che mette su una nuova famiglia. Questa persona, per non essere considerata peccatrice dalla Chiesa, dovrebbe “assumere l’impegno di vivere in piena continenza, cioè di astenersi dagli atti propri dei coniugi” (Familiaris consortio n. 84). Un’inutile crudeltà certo non voluta da Dio.
Featured image, il cardinale Walter Kasper, fonte Wikipedia.