articolo di Emanuele Costa pubblicato su Il Futurista il 13 luglio 2011Si sprecano, in questi giorni, i richiami all'unità per uscire dalla crisi economica che stringe in un abbraccio soffocante il Paese. Ciò che non è sufficientemente chiaro, però, è se il richiamo è indirizzato a tutti i Cittadini indistintamente, solo una parte di essi (quelli con un reddito elevato) oppure limitato esclusivamente alla classe politica. L'appello, nei primi due casi, è fuori luogo perché i Cittadini, chi più o chi meno, nel bene o nel male, hanno sempre dimostrato di essere uniti nel momento del bisogno, non sottraendosi ai loro obblighi civici e tirandosi su le maniche ogni volta che si è manifestata la necessità di sacrificare il personale interesse di fronte a quello generale. Nel terzo caso, invece, non è sostenibile la medesima conclusione, perché le liti, i pettegolezzi, le ripicche e gli sprechi di denaro pubblico sono all'ordine del giorno e tristemente sotto gli occhi di tutti. . Pertanto, se la congiuntura economica generale e le finanze pubbliche sono così disastrate non si può certo attribuirne la responsabilità ai Cittadini, ma la stessa è da imputare in maniera univoca all'incapacità dell'apparato politico, qualunque sia il colore, di trovare soluzioni eque e, soprattutto, idonee per uscire dall'impasse e migliorare lo status quo. Conseguentemente, non si riesce a comprendere per quale motivo i danni prodotti da questi comportamenti debbano essere addebitati ai contribuenti sotto forma di maggiore tassazione oppure tagli indiscriminati ai vari servizi pubblici e sociali. Non è forse giunta l'ora di agire su altre componenti della spesa, con particolare attenzione a quella improduttiva? Non è forse maggiormente credibile, prima di colpire i cittadini, abbattere la scure sulle spese per consulenze ed incarichi, la cui utilità è spesso costruita artificialmente intorno alla persona che ne trae beneficio, piuttosto che a concreti e reali bisogni della collettività? E' proprio da qui che sarebbe opportuno iniziare per evitare ancora una volta che i sacrifici da fare non si traducano in un nulla di fatto. Ogni altra proposta ha il rischio di essere sterile demagogia.
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articolo di Emanuele Costa pubblicato su Il Futurista il 13 luglio 2011Si sprecano, in questi giorni, i richiami all'unità per uscire dalla crisi economica che stringe in un abbraccio soffocante il Paese. Ciò che non è sufficientemente chiaro, però, è se il richiamo è indirizzato a tutti i Cittadini indistintamente, solo una parte di essi (quelli con un reddito elevato) oppure limitato esclusivamente alla classe politica. L'appello, nei primi due casi, è fuori luogo perché i Cittadini, chi più o chi meno, nel bene o nel male, hanno sempre dimostrato di essere uniti nel momento del bisogno, non sottraendosi ai loro obblighi civici e tirandosi su le maniche ogni volta che si è manifestata la necessità di sacrificare il personale interesse di fronte a quello generale. Nel terzo caso, invece, non è sostenibile la medesima conclusione, perché le liti, i pettegolezzi, le ripicche e gli sprechi di denaro pubblico sono all'ordine del giorno e tristemente sotto gli occhi di tutti. . Pertanto, se la congiuntura economica generale e le finanze pubbliche sono così disastrate non si può certo attribuirne la responsabilità ai Cittadini, ma la stessa è da imputare in maniera univoca all'incapacità dell'apparato politico, qualunque sia il colore, di trovare soluzioni eque e, soprattutto, idonee per uscire dall'impasse e migliorare lo status quo. Conseguentemente, non si riesce a comprendere per quale motivo i danni prodotti da questi comportamenti debbano essere addebitati ai contribuenti sotto forma di maggiore tassazione oppure tagli indiscriminati ai vari servizi pubblici e sociali. Non è forse giunta l'ora di agire su altre componenti della spesa, con particolare attenzione a quella improduttiva? Non è forse maggiormente credibile, prima di colpire i cittadini, abbattere la scure sulle spese per consulenze ed incarichi, la cui utilità è spesso costruita artificialmente intorno alla persona che ne trae beneficio, piuttosto che a concreti e reali bisogni della collettività? E' proprio da qui che sarebbe opportuno iniziare per evitare ancora una volta che i sacrifici da fare non si traducano in un nulla di fatto. Ogni altra proposta ha il rischio di essere sterile demagogia.
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