Oggi un altro ebook da scaricare su Culturasalentina.it: un bellissimo saggio di Vincenzo Scarpello sulla guerra d’Otranto; a seguire una breve introduzione dello stesso autore (n.d.r.)
Occorre tuttavia rilevare che l’opera di Rovighi non colma una lacuna, giacchè dapprima episodicamente Vittorio Zacchino e poi organicamente Antonio Saracino, hanno trattato gli aspetti di storia militare connessi tanto all’assedio turco quanto al contrassedio collegato.
Una recentissima pubblicazione dello Stato Maggiore dell’esercito, a cura dell’esperto in fortificazioni Flavio Russo, ha proposto una nuova interpretazione dell’ambito militare entro il quale si inquadrano tali avvenimenti, fornendo dati ed intuizioni di cui occorre tener massimo conto, se si vuole procedere a quella ricostruzione dei fatti ancora oscura a causa della parziale contraddittorietà delle fonti.
Di tutt’altro tenore invece il fervore culturale che ha animato il dibatto latu sensu storiografico, che ha visto autorevoli contributi e nuove linee interpretative, suscitando non poche perplessità fra gli studiosi ed una vivace discussione i cui buoni frutti possono essere colti già dal lettore meno attento alla complessità dell’evento storico.
Sotto questo profilo l’ottica di lettura della storiografia militare può senza dubbio giovare, dovendo la medesima tentare sia una ricostruzione, la più coerente possibile, di ogni singola operazione militare, sia la concatenazione causale che lega un documento all’altro, un evento all’altro, un’analisi all’altra.
Certo lo studio di determinanti esogene all’ambito propriamente militare aiuta a confermare o a smentire le ipotesi che in simile sede possono essere formulate, ma sotto un altro profilo può rivelarsi fuorviante circa la coerenza e quella perpetua tensione all’organicità cui il lavoro dello storico militare deve necessariamente tendere.
Cattedrale di Otranto (© Gianfranco Budano)
Al termine di un esame di questo tipo rimane l’eterno interrogativo se valga o meno la pena formulare un giudizio di merito che solitamente viene lasciato al lettore, ma che gli storici più accorti riescono a veicolare verso una propria visione ideologica o semplicemente verso la propria sistematica disciplinare che tende a limitare quando non ad escludere recisamente altri tipi di approccio.
Ciò vale a maggior ragione per i fatti di Otranto del 1480, lo studio della storia dei quali ha risentito, come tutta la storiografia, dell’epoca in cui metodologie di studio e distorsioni ideologiche sono nate ed hanno operato e del clima culturale in cui le principali opere sono state scritte.
Ancor più ardua appare oggi una serenità di giudizio, essendo perennemente in bilico l’opera dello storico tra il trascinamento in una dimensione didascalica ed una narrazione asettica che non giova né alla scientificità né alla piacevolezza della lettura. Ancor più ardua essa ci appare, in relazione alle interpretazioni culturali che appaiono separare recisamente opinioni e ricerca storica, e al vaglio sempre più oppressivo di un clima politico-culturale che influenza l’opportunità di ogni esegesi ed il suo necessario schieramento parziale.
Gli studi strategici e delle istituzioni militari coinvolte dimostrano una complessità meno problematica rispetto a quella che emergeva nei primi anni del “disincanto”, gli anni nei quali la critica storica demoliva le certezze che una letteratura certo agiografica aveva costruito e cristallizzato, ma anch’essi non possono certo dare una versione definitiva. Più degli altri sono soggetti al giusto revisionismo, al quale sarà certamente sottoposto, in un inevitabile domani che si spera lontano, chi scrive.
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Aspetti di Storia Militare nella Guerra d'Otranto