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Saggio (da) ritrovare: “L’occhio della Medusa” di Remo Ceserani

Creato il 07 marzo 2013 da Sulromanzo

L’occhio della MedusaFotografia e letteratura: a prima vista potrebbe essere un rapporto di facile considerazione. Il saggio del comparatista Remo Ceserani, L’occhio della medusa (Bollati Boringhieri, 2011), invece, dimostra l’esatto contrario.

 

Non poco ha in comune, questo volume, con un precedente saggio dello stesso Ceserani, vale a dire Treni di carta. L’immaginario in ferrovia: l’irruzione del treno nella letteratura moderna, edito in origine nel 1993, in cui lo studioso rendeva conto dell’impatto dell’“innovazione” ferroviaria nella letteratura, per tramite degli immaginari degli autori.

 

Così, anche L’occhio della medusa prende le mosse dal modo con cui il medium, in questo caso la fotografia, come mezzo tecnico e artistico, fu considerato, rappresentato, denigrato, finanche demonizzato agli inizi, fino ad arrivare ai diversi approcci che studiosi come Sigmund Freud, Roland Barthes, Pierre Bourdieu, Philippe Dubois hanno utilizzato per rapportarsi alla fotografia.

 

Ma il cuore dell’ampio saggio è la categorizzazione con cui Ceserani, in modo di certo parziale e del tutto personale, enumera i contesti letterari in cui ricorre la fotografia: che sia un’istantanea l’innesco narrativo, o il personaggio principale un fotografo, o qualcuno “predato” dal mezzo fotografico, tra inevitabili mancanze ma anche numerosi spunti di approfondimento, l’affresco è notevole.

 

Forse un modo “alternativo” per leggerlo potrebbe essere partendo dal nutrito indice dei nomi, e girovagando per il dedalo dei riferimenti intertestuali che spaziano dall’Ottocento all’estremo contemporaneo.

 

Da recuperare.

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