Saints Row IV: Re-Elected – Ritorno alle urne

Da Videogiochi @ZGiochi
di Jacopo "ED64" Retrosi

Sulla scia di molti dei tripla A usciti su console nel corso degli ultimi anni, anche Saints Row IV è stato tirato a lucido e rimpinzato a dovere per figurare nella sempre più rimasterizzata line-up delle piattaforme next-gen, con Saints Row IV: Re-Elected, disponibile da qualche giorno in formato retail su PS4 e One. Senza troppe sorprese, questo succoso bundle del quarto capitolo del brand Volition comprende ogni contenuto digitale sinora rilasciato, in maniera analoga alla Game Of The Century Edition, ergo l’impressionante mole di costumi, armi e veicoli extra (troppi per essere acquistati singolarmente) e le due campagne aggiuntive Enter The Dominatrix e How The Saints Save Christmas, più un pack esclusivo ispirato alla recente espansione Gat Out Of Hell, inclusa tra l’altro nella raccolta in tutta la sua fiammeggiante gloria; il tutto ovviamente ritoccato esteticamente per offrire un impatto paragonabile a quella apprezzato su PC. Alla fonte però, Saints Row IV è rimasto pressoché immutato, nel bene e nel male, pertanto vi riproponiamo le nostre impressioni sulla release originale, fiduciosi che saranno di aiuto per coloro che non hanno ancora avuto modo di saggiare l’epopea intergalattica firmata Saints e vuole arricchire la sua collezione con uno dei free roaming più deliranti sul mercato.

SI TORNA A STEELPORT… DI NUOVO

Ripensando ai giorni passati in compagnia di Saints Row IV, al coraggioso tentativo di Volition di disintegrare qualunque assioma o schema mentale che i nostri anni di esperienza hanno imparato a dare per scontato in un titolo, viene spontaneo pensare che i ragazzi del team non fossero nel pieno delle loro facoltà cognitive durante lo sviluppo, e che in preda a crisi colleriche siano scesi in strada armati di taccuino chiedendo al primo di passaggio: “Ehi tu, qual è la cosa più strana che ti passa ora per la testa?”, per poi spiattellarlo con nonchalance negli script; se invece è tutta farina del loro sacco, un inchino ed una birra sono d’obbligo. Sconnesso, contorto, malsano, illogico, sono alcuni degli aggettivi che calzerebbero a pennello alla nuova Steelport, identica sia nelle fattezze che nel design a quella del Third, eppure collocata in uno spazio, un tempo ed una dimensione distanti eoni, talmente sopra le righe da non avere termini di paragone persino con la sua antenata, e non è un’esagerazione. Anche un veterano della serie non potrà fare a meno di sgranare gli occhi di fronte alla mole di trovate buttate così a caso nei poco raccomandabili vicoli cittadini, dove bande armate e prostitute non costituiscono più la principale fauna locale, in quello che uno stimato collega del sottoscritto ha definito, durante una sessione co-op particolarmente chiassosa, “un gabinetto”, in senso buono: immaginate personaggi, dialoghi, eventi e diavolerie assortite, non importa quanto insensate o inopportune, in Saints Row IV ci saranno, l’intera produzione non è che un immenso calderone al cui interno gli sviluppatori si sono sbizzarriti con la fantasia, trascendendo l’umano essere ed avvicinandosi a quella fetta di utenza che fa del “lato oscuro di Internet” il suo pane quotidiano, e la non-trama concepita ad-hoc fornisce lo spunto ideale per contestualizzare il tutto, senza effettivamente farlo!

I Saints alla Casa Bianca, l’invasione aliena, la città virtuale in cui vengono rinchiusi, la ricerca di dati per craccare la simulazione, ogni cosa è in funzione della fuga dalla realtà a cui sono soggetti i protagonisti, a loro volta in un videogioco, che possono plasmare a loro piacimento ed in cui possono fare quello che gli pare senza vincoli logici, restrizioni fisiche o pretestuose esigenze narrative, la quintessenza del gaming, il fine ultimo (e dimenticato da molti) di ogni disco, cartuccia o codice di download che si insinua dentro console e PC, almeno in teoria. Detto questo, l’intento di Volition non è certo quello di riportare in auge filosofie ludiche assenti nelle nuove generazioni e, a dirla tutta, la libertà concessa al giocatore non è poi così totale come l’abbiamo dipinta, ma rende bene l’idea di un’avventura di circa 20 ore (senza contare annessi DLC e l’espansione Gat Out Of Hell) senza pretese e peli sulla lingua, che si rinnova ad oltranza e percorre puntualmente nuove strade per divertire ed offrire un’esperienza sempre all’altezza delle aspettative, scevra dalla linearità che affligge il genere e che francamente non avremmo saputo orchestrare meglio; è come guardare un B-Movie demenziale, di quelli fatti bene s’intende, impostati per farti credere di sapere già come andrà a finire, e che subito dopo smontano tutto a sorpresa, rimescolando le carte in tavola come mai avreste immaginato. A che pro quel wrestler scozzese spuntato dal nulla? C’era davvero bisogno di quella macabra danza in stile anni ’70? E di quella lattina formato Godzilla? No, ed è questo il bello. Ogni istanza di Saints Row IV, ogni gag, ogni singola battuta, se presa singolarmente non ha senso di esistere, ma nell’insieme forniscono una lunatica visione della cultura occidentale, dal modello comportamentale americano del secondo dopoguerra alle ultime mode del momento, ironizzando spavaldamente su tutto e coinvolgendo lo spettatore che non può fare a meno di sorridere, specie se riesce a cogliere la fiumana di citazioni e rimandi. Entrando nella giusta prospettiva non ci si annoia un attimo.

COME UNA ZATTERA DI GABBIANI MORTI

Il fulcro che compone il gameplay di Saints Row IV abbraccia la concezione “tuttofare” comune a molti free roaming, proponendo numerose attività piuttosto diversificate tra loro, senza però svettare in nessuna di queste, abbandonando spessore e tecnicismi in favore di una presentazione intuitiva ed immediata, per quanto superficiale. Da questo punto di vista il titolo Volition non si discosta molto dal suo predecessore, con un modello di guida elementare, sessioni di volo non esattamente brillanti, fasi di shooting sottotono ed una gestione dei movimenti talmente basilare da risultare legnosa; ogni aspetto viene comunque mitigato dalla corposa varietà di contesti, armi e veicoli, più la mole di personalizzazioni ed una visione d’insieme che garantisce un’esperienza godibile e divertente (perché guardare al capello quando puoi far saltare in aria tutto e tutti? NdR), ma dunque cosa distingue questo quarto capitolo da una mera espansione? E’ qui che l’estro creativo entra all’opera e, da lidi fin troppo abusati, i Saints bussano a porte finora ignote per ispirarsi e continuare la loro stramba crociata. Come se gli alieni ed il loro arsenale “chic”, mech ed una morfologia della città cangiante non fossero abbastanza, ecco dal nulla saltar fuori i superpoteri! Corsa supersonica su qualunque superficie, pareti verticali e specchi d’acqua inclusi, balzi chilometrici, super forza, pestoni sismici, scariche energetiche ed altro ancora, il catalogo dei protagonisti farebbe invidia a qualunque eroe Marvel o DC. Gli sviluppatori hanno ammiccato a destra e a manca per dare carattere alla loro creatura, in particolar modo è palese la ripresa di molti elementi da un certo Prototype, riuscendo inoltre nell’ardua impresa di armonizzare le nuove potenzialità senza stravolgere la formula originale, bilanciando degnamente il livello di difficoltà (almeno ai settaggi più elevati, in caso contrario è abbastanza facile farsi strada a suon di palle di fuoco e Merica) e studiando prove apposite per testare la padronanza di particolari poteri, chiaramente per fare casino, figurarsi. La soluzione funziona, l’interfaccia ed i controlli si rivelano ben strutturati e facili da padroneggiare, ed il sistema di upgrade basato sulla raccolta di cluster dona un buon ritmo all’azione, sebbene il loro numero esorbitante (superano le migliaia) renda la ricerca talvolta tediosa. E vogliamo parlare dei risvolti comici nell’osservare Hitler e Sasha Grey in cosplay da Hatsune Miku che solcano i cieli scagliando auto contro i passanti? Impagabile. Ci sarebbero altre dozzine di chicche di cui vorremmo parlarvi, ma sarebbe come rovinarvi la sorpresa, e lo stupore è molto importante mentre si gioca a Saints Row IV, poiché perde molto del suo fascino una volta vissuto, anche indirettamente.

A tal proposito, script, cut-scene, ed in linea generale l’intera infrastruttura di gioco, sembrano essere stati concepiti per ospitare un solo giocatore, un solo protagonista, ma a conti fatti Saints Row IV (come il Third del resto) dà il meglio di sé nella cooperativa online, assieme ad un amico. La presenza di due presidenti in campo rende la conquista dei territori molto più scorrevole, e quindi piacevole sulle lunghe, acuisce la frenesia ed il caos, già esagerati normalmente, e snellisce fasi logistiche e combattimenti, ma soprattutto è fonte di ilarità come non mai, poiché, tornando al discorso del B-Movie, è in compagnia che si apprezzano molte delle “perle”, senza contare il classico scambio di opinioni sulle citazioni adottate ed i piccoli dettagli che magari sfuggono ad un giocatore e non all’altro. Vero, è una caratteristica che si addice sostanzialmente alla stragrande maggioranza dei titoli muniti di co-op, ciononostante, mentre di solito si persegue un obiettivo, si elaborano strategie e soluzioni attuabili, in Saints Row IV ci si dedica quasi esclusivamente al “cazzeggio”, sempre e comunque, anche a costo di fallire la missione, anche quando si fanno le due di notte e vorresti chiudere in bellezza prima di staccare la spina, e la componente demenziale gioca un ruolo importante per tenere lontani aspiranti speedrunner (non che sia un problema). Detto questo, ci duole lamentarci della discutibile gestione dei server, afflitti da un netcode abbastanza instabile che provoca frequenti disconnessioni anche a basse latenze. Da segnalare inoltre diversi bug alquanto fastidiosi, come spawn all’interno delle texture, sincronizzazione ballerina di dialoghi e quest, crash e morti in loop che hanno reso alcune sequenze un vero inferno da portare a termine. Peccato, visto che in singolo problemi del genere non si verificano. Purtroppo non siamo riusciti a verificare se sono state apportate delle migliore al comparto online su next-gen, avendo testato la Re-Elected solo in singleplayer, ma visti i riscontri su PC con Gat Out Of Hell ipotizziamo di no…

ALLA MASSIMA POTENZA… QUASI

Se da un lato il motore grafico di Saints Row IV sente il peso degli anni e dell’uso prolungato, pagando lo scotto in texture ed animazioni che mostrano il fianco in più di un’occasione, specie durante i filmati d’intermezzo, dall’altro effetti speciali ed illuminazione sono stati tirati a lucido per l’occasione, sfoggiando una Steelport perennemente al chiaro di luna, ricca di giochi di luce e pulviscoli, impreziosita da una palette cromatica quanto mai vivace e colorata, andando a ricreare una metropoli sfarzosa e vitale (molto anni ’80, a giudicare dalla mole di neon). Buona parte dei modelli poligonali sono stati riciclati dal Third, ma lo stile adottato elimina qualunque sensazione di déjà vu, e la resa visiva nel complesso è notevole, merito anche della nutrita quantità di oggetti a schermo con cui interagire (leggasi far saltare in aria), sostenuta dall’azione frenetica e senza momenti di stanca; migliorata anche la fisica, che ora restituisce un feedback nettamente più “realistico” ed appagante. La Re-Elected punta ai 60 fotogrammi al secondo, lasciandosi alle spalle i discutibili risultati della scorsa generazione, ma non riuscendo minimamente a mantenerli, oscillando costantemente tra i 50 e i 40 frame, con crolli sotto i 30 nelle mischie più concitate, un lavoro di ottimizzazione che non rende giustizia all’hardware di PS4 e One, sottotono rispetto ad un PC di fascia alta, ci mancherebbe, ma perfettamente in grado di supportare un engine “vecchio” come quello di Saints Row IV.

Buono il doppiaggio, con un cast perlopiù ripescato dai precedenti capitoli, un lessico da scaricatore di porto ed esclamazioni randomiche che si fondono alla perfezione con il tono scanzonato, sparando di tanto in tanto qualche massima ripescata da altre opere, dal sapore vagamente epico nonostante l’improvvisazione e l’aura trash che trasuda ogni dialogo, frasi già fatte che ti restano nel cuore… Perché sicuramente già sentite altrove, ma si sa, non puoi scalare un razzo nucleare in ascesa senza rivangare il tuo passato doloroso e le tue conquiste con gli Aerosmith che suonano in sottofondo. E la rock band americana non è la sola a movimentare l’azione, la scaletta musicale di Saints Row IV comprende dozzine di tracce su licenza, spaziando tra pop, death metal, dubstep, rap da quattro soldi, What is Love, classica, What is Love… What is Love, cavolo! Cosa si può chiedere di più per correre alla velocità del suono nel traffico cittadino? E il modo in cui viene introdotta, sublime. Da ascoltare in loop per ore.


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