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«La sera in cui è successo l’episodio ero così scioccato ed in preda ad un profondo imbarazzo per l’accaduto, che in tutto quel trambusto per individuare quell’uomo non ne ho fatto parola. Non immaginavo che la vicenda potesse finire sui giornali».
Così Mario, nome di fantasia, a distanza di venti giorni dal tentativo di violenza sessuale a bordo del treno Napoli-Nocera, racconta la sua storia. Un resoconto duro che mette insieme i fatti e la sua condizione intima.
«A un certo punto mi si è avvicinato un uomo col pretesto di chiedermi se avessi un biglietto in più, e mi ha insistentemente offerto delle caramelle. Ero molto spaventato dal suo comportamento insistente, sembrava molto agitato. Il mio primo pensiero è stato quello di allontanarmi da lui e cambiare posto, ma le porte verso l’unico vagone non deserto erano bloccate».Quell’uomo venne arrestato appena arrivato in stazione, poco dopo le molestie. Era il dieci aprile scorso.
«La tentata violenza che ho ricevuto è stata preceduta e seguita da incalzanti domande e commenti riguardo il mio sesso. L’uomo, attratto dal mio aspetto abbastanza androgino, ha cominciato ad infastidirmi facendo leva sull’ambiguitá dei miei tratti, dandomi prima della lesbica, poi del gay, in un crescendo di ingiurie e ammiccamenti sessuali. Poi c’è stato l’approccio fisico vero e proprio». P. M., queste le iniziali dell’indagato, era convinto di avere gioco facile. «Dopo avermi toccato con insistenza il viso per vedere se avessi la barba, mi ha costretto a toccare i suoi genitali. Quando l’ho respinto, ha continuato ad offendermi, dicendo che io dovrei ormai essere abituato a certi tipi di rapporti sessuali».
Mario a quel punto ha reagito. «Ho cercato di non far trasparire né paura né sgomento, ho finto indifferenza, ma nel momento in cui si è accorto che stavo adoperando il cellulare, si è insospettito ed è sceso ad una fermata qualsiasi, per salire su un treno successivo e continuare il viaggio. Grazie all’aiuto del personale delle Ferrovie e della polizia è stato individuato». Poi il confronto. «Sono andato a riconoscerlo, e mentre lo accompagnavano alla macchina per portarlo via, continuava a inveire contro di me. Diceva che ero stato io ad importunarlo, perché ero un omosessuale. Quindi lo avrei provocato per poi tirarmi indietro». Il fatto è chiuso, qualcosa resta nella vita di Mario. «Ho trovato il coraggio di sporgere una denuncia, ma è stato molto più difficile per me, perché ho dovuto farlo in quanto donna. Per la societá e per l’anagrafe infatti io sono ancora tale. Ma in realtá io sono un ragazzo transessuale, sto affrontando un percorso di riattribuzione sessuale da femmina a maschio. Legalmente sono ancora di sesso femminile». Sofferenza e imbarazzo. Eppure «ho deciso di denunciare, perché so che è giusto e ho fiducia nella legge».
di Alfonso T. Guerritore
Fonte: BolognaToday
Vi abbraccio Marco Michele Caserta
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