Salotti buoni

Da Astonvilla

Immaginate un dopocena a casa vostra in cui gli invitati si interrompono di continuo, un tizio vi mostra il dito medio mentre gli servite l’amaro, una signora se ne va rovesciando il caffè e a mezzanotte telefona uno, sempre il solito, che si annoia a stare da solo e vi urla che siete turpi, spregevoli e ripugnanti. È quanto accade ogni sera nei talk show multi-ospiti (e in quello di Lerner meno che altrove). La caciara è il tratto dominante di queste palestre dell’ego. Ma un tempo era caciara organizzata, secondo la celebre raccomandazione di Biscardi: «Non parlate più di due alla volta». Invece da quando è scoppiato il bunga bunga Biscardi sembra Cetto La Qualunque: un moderato.
L’ospite non va in tv per parlare e ascoltare. Ci va per impedire agli altri ospiti di oltrepassare soggetto, verbo e (nei casi fortunati) complemento oggetto, ripetendo ossessivamente una parola qualsiasi - «capra capra capra» «mavalà mavalà mavalà» - al fine di confondere il malcapitato e obbligare il regista a staccare sulla propria faccia. Conquistata l’inquadratura, farà una premessa, «Io non l’ho interrotta, lei non interrompa me» e poi comincerà a parlare: venendo immediatamente interrotto. Forse agli inizi il pubblico si divertiva. Ma adesso vorrebbe una storia, un pensiero, un discorso compiuto. Non la visione di uomini e donne stravolti dall’ansia di insultare il nemico o difendere il padrone. Modesta proposta ai conduttori: spegnete i microfoni di chi non ha la parola. I duellanti diverrebbero afoni. Oppure si prenderebbero a botte. In entrambi i casi, noi torneremmo a divertirci.

 

MASSIMO GRAMELLINI


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