Per una volta il blog di Salute&Dintorni ha deciso di non concentrare l’attenzione solo sulla salute degli esseri umani, ma di rivolgerla anche a quella dei nostri amici animali, in base alla ferrea convinzione che il nostro benessere passi anche e soprattutto attraverso il rispetto della natura che ci circonda e degli altri esseri viventi che ne fanno parte, e infine, perché riteniamo che essere informati sia fondamentale per “capire”.
Contro l’orrore dei cani di Green Hill e non solo.
Ultimamente si è molto parlato del caso di Green Hill, azienda situata a Montichiari in provincia di Brescia, che alleva cani della razza Beagle per destinarli ai laboratori di vivisezione, e dell’arresto degli animalisti che hanno liberato alcuni cuccioli dal suddetto canile. La reazione degli animalisti non si è fatta attendere e l’indignazione contro le torture a cui sono sottoposti i cani di Green Hill, è diventata mondiale.
Infatti, il giorno 8 maggio scorso sono scesi in piazza a Milano manifestanti provenienti da 70 città di tutto il Mondo, con un unico e solo obiettivo, quello di fermare la vivisezione e i test sugli animali, dando sostegno agli animalisti ed alle associazioni italiane, in particolare l’Oipa e la LAV, oltre che i comitati che lottano contro Green Hill, ed esprimere il proprio dissenso per l’arresto degli attivisti avvenuto lo scorso 28 aprile.
Purtroppo la realtà dei cani di Green Hill non rappresenta un caso isolato, dato che si stima che in tutto il Mondo siano più di 300 milioni gli animali destinati alla vivisezione, di cui 900.000 sarebbero soltanto nella nostra penisola e 12 milioni nel resto d’Europa.
Giornata Mondiale contro la vivisezione e Green Hill: la reazione dei veterinari
Inoltre, le motivazioni che i due hanno presentato al Presidente Napolitano, riguardano l’inevitabile necessità di fare test sugli animali per continuare la ricerca scientifica, al fine di “salvaguardare” la possibilità di proseguire la conoscenza di malattie che affliggono questo Paese e nello sviluppo di nuove terapie nelle quali i pazienti e le loro famiglie ripongono la speranza per il loro futuro“.
I veterinari indignati: interessati alla ricerca o ai propri interessi?
I veterinari italiani sostengono la necessità dei test sugli animali ponendo l’accento sui rischi di passare direttamente dai sistemi studiati in vitro all’essere umano, considerandolo un passaggio che potrebbe provocare delle conseguenze per la salute dell’uomo”. Argomentazioni di questo tipo non possono che essere condivise, almeno in parte.
Ma il dubbio che dietro questa passione per la ricerca e la salute degli italiani vi siano in realtà altre motivazioni, è legittimo. Non sono pochi, infatti, quelli che si chiedono se questa strenua difesa dei test sugli animali sia dovuta magari all’eventualità che molti di questi medici abbiano a che fare con pratiche di business della vivisezione o legati agli interessi delle lobby farmaceutiche. Ci si chiede: i test sugli animali sono così inevitabili oppure esistono metodi alternativi per la ricerca scientifica?
È bene sapere che attualmente la maggior parte delle associazioni per la ricerca medica finanziano vivisezione e test sugli animali, ma questi esperimenti molto spesso non portano a nulla, anzi in molti casi ostacolano il progresso della medicina. Il vero punto della questione è quello di non voler tutelare solo gli animali ma sottolineare l’inutilità di questi esperimenti!
Un procedimento che induce in modo artificiale una patologia su animali sani, per poi tentare di estrapolare i risultati ottenuti agli esseri umani è destinato a fallire, perché le reazioni fisiologiche cambiano enormemente tra le diverse specie e le patologie indotte sugli animali si differenziano da quelle che colpiscono naturalmente gli esseri umani.
L’inutile sofferenza delle cavie: la ricerca senza animali si può!
Nonostante tutto, più di un milione di animali muore in Italia nei laboratori di vivisezione, e la maggior parte di questi sono allevati esclusivamente per tale scopo e trascorrono un’esistenza fatta solo di prigionia e dolore. Infatti, i test sugli animali causano inevitabilmente sofferenza, dato che l’animale è tenuto prigioniero in un ambiente innaturale, è sottoposto a trattamenti invasivi che causano dolore.
Inoltre, il dolore è spesso intenso ed insopportabile, dato che nella stragrande maggioranza dei casi non viene effettuata
Si tratta di procedimenti indubbiamente da preferire alla vivisezione ed all’inaffidabilità che i test sugli animali comportano, per valide ragioni, ovvero per il progresso della medicina e per gli animali, a cui verranno risparmiate atroci ed inutili sofferenze.
A riscontro di tutto ciò “scegli la scienza e non la pseudoscienza”, firma la petizione contro la vivisezione: http://www.lav.it/index.php?id=1910#.T6Jp2mDvCeo.twitter
Guarda il Video : Metodi di ricerca alternativi alla vivisezione