Sicuramente il caso a volte gioca brutti scherzi con le date , sberleffi che arrivano come ceffoni, specialmente se alla fine il tema è la cultura, i diritti, lo Stato.Il 29 settembre sarà forse ricordato per la canzone di Battisti cantata dall’equipe 84, sarà ricordato per il discorso di Di Pietro come messaggio collettivo a Silvio Berlusconi, sarà ricordato,magari imprecando, come il giorno del compleanno del premier e sarà ricordato, magari con senso di profonda insoddisfazione per il compleanno di Bersani.Fortunatamente, non sempre siamo stati così sfigati e nel 1945, il 29 settembre apriva la sua stagione a Direzione Elio Vittoriani “Il Politecnico” con un pezzo dal titolo “Una nuova cultura” da me riportato integralmente nel post del 18 gennaio 2009.Riporto alcune righe ….Per un pezzo sarà difficile dire se qualcuno o qualcosa abbia vinto in questa guerra. Ma certo vi è tanto che ha perduto, e che si vede come abbia perduto. I morti, se li contiamo, sono più di bambini che. di soldati; le macerie sono di città che avevano venticinque secoli di vita; di case e di biblioteche, di monumenti, di cattedrali, di tutte le forme per le quali è passato il progresso civile dell’uomo; e i campi su cui si è sparso più sangue si chiamano Mauthausen, Maidanek, Buchenwald, Dakau. Di chi è la sconfitta più grave in tutto questo che è accaduto? Vi era bene qualcosa che, attraverso i secoli, ci aveva insegnato a considerare sacra l’esistenza dei bambini. …..Nei giorni scorsi ho pubblicato un pezzo su quella che a mio parere è stata una campagna strumentale contro la condanna a morte di Sakineh. Strumentale in quanto non esistono condannati di serie A e di serie B. Voglio , anzi, essere più preciso, non ci sono condanne alla pena capitale accettabili e altre no.Se trovo delle risposte in quello che considero un processo di aculturazione di massa, nel bombardamento mediatico, da parte di un potere che detiene soprattutto i mezzi di comunicazione e che per i suoi biechi interessi sistematicamente svuota di contenuti la scuola pubblica, ritengo inaccettabile che chi nelle modalità più diverse ricopre incarichi rilevanti a rappresentanza di uno stato, furbescamente e strumentalmente si lasci andare ad “errori di valutazione” o a “dimenticanze” imperdonabili. Per rimanere assolutamente comprensibile, farò nuovamente riferimento ai due paladini per la difesa della vita di Sakineh : madame Sarkozy Brunie il nostro ministro degli esteri Franco Frattini.Tutto il ragionamento precedente, per mettere in evidenza una notizia passata assolutamente nel silenzio generale nella prima metà del mese di Agosto che ha per protagonista un giovane oggi 22enne che all’epoca dei fatti che gli vengono contestati aveva 15 anni . Parliamo di una vicenda di negazione dei più basilari diritti umani non soltanto nei confronti di, oggi, un uomo, ma di quella che è stata una adolescenza negata, e se prima la negazione è arrivata dall’ambiente stesso in cui viveva il bambino, assai più grave è che la negazione successiva sia stata perpetrata da chi si erge a esportatore, non solo di democrazia, ma magari anche di cultura e di un valore aggiunto del radicamento religioso. La notizia appello è del 12 agosto : Salvate il (bambino) soldato Khadr - Inizia a Guantanamo il processo Khadr, il bambino soldato prelevato in Afghanistan dalle forze speciali Usa quando aveva solo quindici anni .Anche se con un ritardo di almeno sette anni, rispetto a tutta la vicenda, penso che un tentativo di riscatto della “Cultura” che implica un farsi carico della sorte di questo giovane sia imperativo.Mi aspetterei in tal proposito una forte presa di posizione del nostro ministro degli esteri e un impeto dirompente a difesa di Khadr, da parte di madame Sarkozy Bruni.Mi domando pure se in questa distrazione è incappato anche il direttore del TG1 Minzolini anche se è evidente che nessun media di fatto ha iniziato una campagna a difesa di questo giovane a cui è stato negato “il diritto di crescere”….senza se e senza ma. ...Oggi 30 settembre ritengo sia nostro dovere far si di dare cittadinanza alle parole, quando queste prevedono la difesa della nostra cultura, contro l'imbarbarimento dei ricatti, delle escort e del pressapochismo istituzionali
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