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Salvate il soldato Ryan
Titolo: Salvate il soldato Ryan
Regia: Steven Spielberg
Sceneggiatura: Robert Rodat
Genere: Guerra, drammatico
Durata: 169 minuti
Interpreti: Tom Hanks: Cap. John H. Miller; Edward Burns: Richard Reiben; Matt Damon: James Francis Ryan; Tom Sizemore: Serg. Michael Horvath
Nelle sale italiane dal: 23 Ottobre 1998
Trama: 1944, Normandia. Per il capitano John Miller e i suoi uomini, sopravvissuti al D-Day, c’è ad attenderli una missione tutta particolare, una missione di recupero: salvare il soldato James Francis Ryan. Ryan ha perso in un colpo solo i suoi tre fratelli e, per pietà nei confronti della madre, salvare il quarto dei fratelli diventerà la loro priorità.
di Mirko De Gasperis
Quando si tira in ballo la parola Capolavoro, resta difficile poi trovare degli argomenti validi per poter davvero definire tale aggettivo, parlando di produzioni cinematografiche. Per ognuno il significato varia, ma in linea di massima si usa accettare il fatto che un film debba possedere una buona Sceneggiatura, una buona Regia e un buon Cast. Per questo motivo, Salvate il soldato Ryan resta tutt’oggi, a distanza di sedici anni, un Capolavoro, senza se e senza ma. E Salvate il soldato Ryan non è solo questo.
La storia, tanto assurda a raccontarla in due parole, senza aver visto il film, riesce nel miracolo di saper incastonare quasi alla perfezione le scene e le parti d’azione, da vero film di guerra, con scene più introspettive e riflessive, che scavano nel profondo delle psicologie dei personaggi. Il risultato è che le scene di battaglia non sono mai fini a se stesse, e mantengono anzi tutta la loro carica drammatica, mentre le scene di dialogo restano sempre cariche della tensione che non abbandona mai lo spettatore, sempre allerta sugli spari che potrebbero giungere da un momento all’altro, come capita nella realtà di guerra.A distanza di anni, chiunque abbia avuto modo di vedere il film, finisce sempre per citarne la prima mezz’ora. Quella lunghissima scena che raffigura lo sbarco in Normandia in maniera tanto cruenta quanto drammatica, forte e tanto difficile da guardare. Spielberg (che ottiene con questo film il secondo oscar per la regia, dopo quello per Shindler’s List) sposta la macchina da presa all’altezza degli uomini, li segue su quella spiaggia storica e non ci risparmia nulla, dal sangue, le amputazioni alle grida di dolore. Con i suoi movimenti di macchina ci fa essere lì, minacciati quanto quei soldati, dai colpi che piovono dappertutto. Ma oltre all’azione e al coinvolgimento, il regista dell’Ohio riesce anche a far emergere le personalità dei componenti del plotone, che di lì a poco sarà protagonista della missione di salvataggio. E su questa falsariga prosegue per l’intero film, sacrificando carrellate ad alto impatto visivo, in favore di primi piani degli attori.
E il cast lo ripaga con delle interpretazioni precise, tutte sul filo di brevi momenti trattenuti, senza strafare. Tom Sizemore, Giovanni Ribisi, Barry Pepper, Adam Goldberg, Jeremy Davies, Edward Burns e Matt Damon, nella parte di James Ryan, sono ottimi comprimari di un Tom Hanks in stato di grazia, che riesce a dare un’umanità straordinaria al capitano John Miller, un uomo qualunque finito dentro il dramma della Seconda Guerra mondiale. Le loro prove attoriali, sommate al supporto della sceneggiatura, vitale nella caratterizzazione dei personaggi, ce li fa sentire talmente vicini da temere per le loro sorti, lungo tutta la durata della pellicola.
Anche dopo diverse visioni del film, resta sorprendente la portata emotiva della storia, anche per chi dovrebbe essere ormai abituato alla sua visione. La ricerca di quel plotone del misterioso soldato Ryan, della loro umanità in mezzo alla guerra, resta ancora oggi non solo il miglior film sulla Seconda Guerra mondiale, ma uno dei migliori in assoluto del genere.
Curiosità:
A seguito del successo di pubblico e critica del film (vincitore di 5 premi Oscar), Steven Spielberg e Tom Hanks produranno prima la serie tv Band of brothers (2001), ambientata in Europa durante la guerra, poi la serie The pacific (2010), ambientata nel Pacifico, sempre durante lo stesso conflitto.
- Mirko De Gasperis