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Il pianeta ha una sua capacità tampone di digerirne una certa quantità, ma il problema esiste quando l'uomo si moltiplica a tal punto che la quantità delle risorse consumate e dei residui da lui prodotti supera questa capacità, conducendo alla distruzione il sistema chiuso che parassitizza. Come un virus si moltiplica fino a che il corpo che lo ospita non riesce più a limitarne la presenza e muore. Consumare e inquinare meno è solo una pratica illusoria che rimanda la fine nel tempo se non è abbinata ad una autoregolamentazione del numero dei viventi ospitati e in questo l'uomo ci sa fare abbastanza (a posteriori naturalmente), ma la vitalità della specie è tremenda, basta pensare all'Africa, il continente più devastato da guerre, malattie e carestie che è passato in cento anni da 200 mln a quasi un miliardo di abitanti. Bene, per poter mantenere questo numero sempre crescente, l'intelligenza umana, propria della specie trionfatrice, ha scoperto l'agricoltura, la più grande attività contro natura mai inventata, che ne ha moltiplicato le risorse nutritive, nella rincorsa crescita/consumo. Per 10.000 anni l'uomo ha praticato il miglioramento genetico, con le capacità che la sua scienza gli ha messo via via a disposizione, ma che, pur cambiando mezzi e metodi, è sempre assolutamente uguale nel concetto di base.
Le specie vegetali, molto più di quelle animali, hanno le catene del DNA molto fragili e spessissimo queste si spezzano e si ricombinano dando luogo alla variabilità meravigliosa di specie che ci circondano. Senza questa fragilità, la vita, rimanendo sempre uguale non si sarebbe evoluta neppure fino all'ameba. Sfruttando questo fatto che avveniva per propria debolezza o fattori esterni (raggi cosmici, radioattività naturale e così via) l'uomo, dapprima con la selezione massale (scegliendo i frutti più grossi e più belli per moltiplicarli) ha creato tutte le specie che oggi ci nutrono e che non esistevano in natura. In pratica sceglieva tra i milioni di modificazioni genetiche casuali che avvenivano ogni giorno quelle che riteneva utili al miglioramento delle specie (OGM). Quando ha capito sempre meglio i meccanismi biologici (grazie ai quali campiamo fino ad 80 anni) ha cominciato se pur rozzamente a tentare di intervenire direttamente. Cominciò con gli incroci, con cui cercò di indirizzare un po' meglio la casualità della natura. Si facevano migliaia di incroci sperando che qualcuno desse un risultato favorevole (un OGM a tutti gli effetti) da scegliere per moltiplicarlo e in un centinaio d'anni quasi si raddoppiò la produttività per questa umanità sempre più crescente e affamata. Poi si scoprì il meccanismo dell'ibridazione con un ulteriore raddoppio produttivo (altri OGM) e così via sempre alla ricerca di quelle modifiche, questa volta indotte, se pur sempre casuali, che dessero vantaggi. Tutta questa ricerca, che dura anni per scovare qualcosa di utile, è molto costosa.
Trenta anni fa si parlava già di un miliardo di lire per trovare una nuova varietà con caratteristiche migliorative valide. Secondo voi una azienda che faccia questo lavoro, lo deve poi regalare o ha un corretto ed etico diritto di chiedere per un tempo limitato (10 anni) un diritto di brevetto che la ripaghi del suo lavoro con un utile che la spinga a procedere per altre novità ancora? Secondo alcuni questo diritto di brevetto (tra l'altro bassissimo, al contrario di quello che accade sui medicinali) è una vergognosa rapina affamatoria da parte delle odiose multinazionali. Ma come ripeto contro la religione non si discute. Negli anni successivi (i fabolous '60)si è proceduto sempre tentando di indurre più modificazioni genetiche possibili, mediante interventi diretti, con mezzi chimici (molte delle varietà di ortaggio oggi sulle nostre tavole sono frutto di modificazione genetica ottenuta tramite trattamento con acido gibberellico, che spezzava più facilmente, ma sempre casualmente purtroppo, le catene di DNA). Poi fu la volta negli anni 70, del bombardamento dei semi con radiazioni gamma per altre (milioni di) modificazioni genetiche casuali, che produssero ad esempio la varietà di grano duro Creso e i suoi derivati che compongono la quasi totalità della farina per pasta oggi presente sulle nostre tavole.
Poi la scienza ha fatto un consistente passo in avanti sulle conoscenze del DNA e le sue mappature. A questo punto è diventato molto più facile, utilizzare queste conoscenze in maniera mirata e poco costosa per inserire, a colpo sicuro, la modificazione voluta, che prima si cercava casualmente nel mare di quelle inutili (o dannose che avvenivano ogni giorno nei campi). Questi altri OGM oggi prodotti, sono identici concettualmente e filosoficamente, ma molto più sicuri come metodologia ( perché si sa esattamente a priori cosa si introduce) e rapidità di produzione, anche se assolutamente identici dal punti di vista concettuali alle scelte che faceva il contadino ittita o babilonese di 10000 anni fa. Oltretutto sono anche molto più economici da produrre essendo una tecnologia facile e che non necessita di grandi attrezzature, alla portata anche di piccoli laboratori, di paesi del terzo mondo e delle esangui casse degli stati faccendieri, poco propensi ad investire in ricerca dove si ruba poco. Quindi, chi si considerasse davvero ricolmo di spirito ecologico e cercasse soluzioni "naturali (odiosa e sempre mal usata parola)", dovrebbe diventarne assoluto paladino anche in spregio alle odiate multinazionali, molto più avvantaggiate dalla tecnologia del miglioramento "tradizionale". Anzi, anche gli istituti di ricerca statali, sempre senza soldi e spesso anche senza voglia, potrebbero ottenere ottimi risultati, se poi volessero, potrebbero anche mettere in circolazione le nuove varietà senza brevetti, regalando il frutto della ricerca; per lo stato (che la farebbe pagare comunque a tutti i cittadini) potrebbe avere un senso.
Certamente la ricerca si orienterebbe (come già ora dove lo si fa e perché sarebbe conveniente farlo) verso soluzioni di risparmio di sostanza chimiche e verso varietà meno bisognose di acqua e di concimazioni, o più resistenti alle malattie o più ricche di nutrienti e vitamine, per cercare ancora come nei precedenti 10.000 anni insisto, a poter permettere all'esausto pianeta di poter nutrire sempre più gente. Gli OGM dovrebbero essere la bandiera di chi vuole diminuire fitofarmaci, fertilizzanti, consumo di acqua e tutto quello per cui si batte un ecologista. Invece, non si sa perché, sono stati messi nello scaffale sbagliato, quello dei veleni, delle cose brutte da combattere e chi ci specula su queste cose, fa presto a saltare sul carro di moda, vedi il marketing ossessivo di COOP e altri simili, che magari vorrebbero dare ampio spazio all'acqua fresca omeopatica (meglio se a spese dello stato) o al teo-bio-dinamico- natural-organico a chilometro zero, che garantisce ben altri utili. Ma tant'è rassegnamoci, contro la religione non si discute, si risponde come quell'impositore di mani reiki (che ho sentito personalmente) che all'osservazione che non si era avuto nessun risultato dopo mesi di cure, ha risposto:"vede signora, bisogna crederci".
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