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Salvatore Quasimodo, “Ride la gazza, nera sugli aranci”

Creato il 18 giugno 2014 da Marvigar4

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Ride la gazza, nera sugli aranci

Forse è un segno vero della vita:

intorno a me fanciulli con leggeri

moti del capo danzano in un gioco

di cadenze e di voci lungo il prato

della chiesa. Pietà della sera, ombre

riaccese sopra l’erba così verde,

bellissime nel fuoco della luna!

Memoria vi concede breve sonno:

ora, destatevi. Ecco, scroscia il pozzo

per la prima marea. Questa è l’ora:

non più mia, arsi, remoti simulacri.

E tu vento del sud forte di zàgare,

spingi la luna dove nudi dormono

fanciulli, forza il puledro sui campi

umidi d’orme di cavalle, apri

il mare, alza le nuvole dagli alberi:

già l’airone s’avanza verso l’acqua

e fiuta lento il fango tra le spine,

ride la gazza, nera sugli aranci.

Salvatore Quasimodo, Ed è subito sera, 1942

Tra le creature umane il poeta rappresenta l’esempio più evidente di come si possa ricostruire e reinventare l’anamnesi. Salvatore Quasimodo, siciliano di Modica, terra ragusana gravida di reminiscenze greche antiche, è stato più di altri colleghi del Novecento capace di sintetizzare la forza della memoria, probabilmente per un’esigenza sua personale, per la volontà di non dimenticare tutti i luoghi toccati durante i primi anni al seguito del padre ferroviere, spesso trasferito da una stazione a un’altra. Ride la gazza, nera sugli aranci è un esercizio esemplare di raccolta delle immagini illanguidite (arsi, remoti simulacri) che il ricordo cerca disperatamente di fermare e fissare nel presente, un’evocazione di lontane giornate dell’infanzia nell’illusione che possano rivivere (Forse è un segno vero della vita) grazie alla ricostruzione verbale di una poesia. Quasimodo riassapora quei movimenti, quei suoni, le scenografie di un mondo infantile, i girotondi dei bambini che parlano, cantano e saltellano una lingua perduta, la lingua non più parlata dagli adulti, e che solo la poesia sa invocare. Forse il poeta ha il coraggio di farsi bambino, di restituire la lingua “adulta” al gioco, di rileggere con occhi tornati finalmente puri le giornate ricche di sensi e individuare in ogni vibrazione lo spettacolo della natura. Ride la gazza, nera sugli aranci ha il fascino delle memorie trattenute che rivisitiamo la sera, nei momenti di riposo, dove tutto sembra conservato, intatto, non corrotto dal ritmo della vita pur nella opacità dovuta alla lontananza del tempo (Pietà della sera, ombre / riaccese sopra l’erba così verde, / bellissime nel fuoco della luna!).

mvg



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