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Salvatores Svuota la commedia

Creato il 01 aprile 2010 da Dylandave

Salvatores Svuota la commedia

- Happy Family – 2010 – ♥ -

di

Gabriele Salvatores

Quale dovrebbe essere il vero meraviglioso segreto del cinema per lo spettatore? Che tutto quello che vede è una finzione e attraverso questa straordinaria messa in scena recitata dagli attori ci troviamo catapultati in un mondo che ci fa dimenticare il nostro reale facendoci totalmente immergere in un’ altra storia, in un’ altra realtà. La commedia in particolare dovrebbe realisticamente (e intelligentemente, se riesce) a stimolare il lato leggero della vita non perdendo mai però di vista il contatto con il credibile. Tutto questo Gabriele Salvatores in Happy Family non lo fa. Ricordandoci insistentemente che il suo è un film nel film, attraverso lunghi monologhi dei suoi attori che guardano dentro la macchina da presa, sembra dimenticarsi che accennare questo sguardo in macchina (come fece anche Charlie Chaplin in una comica del 1914) sarà pura arte ma esagerare diventa molto fastidioso e invadente per lo spettatore che desidera non essere intaccato così prepotentemente nel suo personale liquido amniotico della poltrona. Forse Salvatores, con questa commedia che narra di uno sceneggiatore che viene catapultato all’ interno del suo stesso scritto, avrebbe voluto sottolineare il contrasto tra questa finzione cinematografica e la realtà di certo più dura e spesso priva di poesia o risate. Ma la sua visione di “Happy Family” risulta fin troppo “Happy” da diventare del tutto surreale e non credibile, trasformando anche il lato comico della commedia in un basso stimolo alle risate becere (in qualche occasione volgari) degne dei peggiori film di questo genere. Il regista milanese inoltre non nasconde affatto i riferimenti alle famiglie surreali di Wes Anderson ( I Tenenbaum in particolare) e li inserisce nel suo film in maniera così evidente da far perdere ogni senso di originalità ( l’ uso frequente dei colori primari e le carte da parati sono un esempio). Per non parlare poi di quel finale, che come una lunga carrellata ci fa vedere tutti gli oggetti che nel loft alla moda dello sceneggiatore Ezio (Fabio De Luigi) hanno in qualche modo ispirato la sceneggiatura dell’ autore-protagonista, così spudoratamente uguale a I Soliti Sospetti. I personaggi di Happy Family finiscono per diventare delle semplici macchiette, prive di qualsiasi evoluzione e pronte solo a lanciare le loro gag di bassa lega che vorrebbero provocare la risata dello spettatore anche alla goffaggine di una caduta o allo scampanellare insistente della bizzarra nonna col morbo di Alzheimer. Si ha anche la sensazione vedendo alcune sequenze sperimentatrici di Happy Family ( in particolare quella in bianco e nero che filma il sottosuolo urbano e reale della vita milanese sulle note classiche della musica in contrasto con le fastidiose atmosfere surreali della famiglia “Salvatoriana”) che l’ intero film sia una provocazione pseudo intellettuale del regista milanese, anche se poi è del tutto impossibile non accorgersi quanto l’ intero film non sia esente dalle politiche di mercato ( lo stesso Salvatores nelle ultime settimane è stato presente ovunque per sponsorizzare il suo film). Quindi è del tutto evidente l’ ipocrisia che c’è dietro questo Happy Family, un’ opera pseudo innovativa e intellettuale ma che al suo interno non si discosta poi molto dai film comici di bassa lega che vediamo a Natale. E’ tutto come un lungo spot pubblicitario di 90 minuti il film di Salvatores, vorrebbe far ridere, vorrebbe esser chiamato commedia, ma al suo interno non ha che attori sprecati, una sceneggiatura vuota ( i dialoghi riusciti sono solo un paio, compreso quello in barca dei due protagonisti Abatantuono e Bentivoglio) e delle idee copiate un pò qua e là da film molto più riusciti della cinematografia americana.

Salvatores Svuota la commedia

( Due attori sprecati)
Salvatores Svuota la commedia
( Ma sai che ti dico? Io guardo in macchina adesso...anche tu cane)

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